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Che cosa succede in Umbria per le elezioni regionali
I Graffi di Damato sulle ultime battute della campagna elettorale in Umbria
Sono le ultime ore ormai della campagna elettorale in Umbria, la piccola ma dannatamente significativa regione in cui la maggioranza giallorossa del secondo governo di Giuseppe Conte ha deciso di riproporsi anche a livello locale, non si sa francamente se con più coraggio o imprudenza. Lo diranno naturalmente i risultati, dai quali tuttavia lo stesso Conte, seguito dagli alleati, ha voluto prendere anticipatamente le distanze negando che possano essere scambiati per un test della sua coalizione. Sarà magari solo un toast, servito a pezzettini come in un antipasto, e pensando alle elezioni regionali che seguiranno nei prossimi mesi, sempre col proposito della maggioranza giallorossa di tentare almeno un accordo, sulla strada di quella che si vorrebbe un’alleanza strategica, non solo tattica, o momentanea, come sempre più esplicitamente dice, o avverte, invece Matteo Renzi. Che non a caso, del resto, non volendosi risparmiare proprio nulla per insospettire i suoi interlocutori, si è sottratto alla partecipazione alla manifestazione unitaria giallorossa organizzata dal Pd e soci per chiudere la campagna elettorale umbra.
LA CAMPAGNA ELETTORALE HA COINVOLTO ANCHE IL CONVENTO DI ASSISI
Purtroppo si sono lasciati quanto meno lambire da questa campagna elettorale anche nel Sacro, o sacrissimo, Convento di Assisi. Dove i francescani non sono riusciti a contenere con nessuno, ma proprio nessuno, la preoccupazione che a vincere sia il centrodestra salvinizzato del raduno romano in Piazza San Giovanni. Non più tardi di mercoledì scorso Fabrizio Roncone ha raccontato sul Corriere della Sera, con tanto di virgolette di chi gli è capitato a tiro, l’ostilità del Convento a Matteo Salvini e alleati, tanto che il custode, frate Mauro Gambetti, ha dovuto mandare una lettera al giornale per precisare, o assicurare, che “la Comunità di Assisi è un luogo di preghiera” e non una sezione di partito, di movimento e quant’altro, per quanto Roncone avesse immaginato “preghiere al tramonto” per chiedere a San Francesco “il miracolo” di far perdere le elezioni al centrodestra e farle vince vincere invece ai giallorossi. E avesse anche cercato di coinvolgere in queste preghiere l’arcivescovo locale, diciamo così, che incidentalmente, ma solo incidentalmente, per carità, è anche il presidente della Conferenza Episcopale Italiana: Gualtiero Bassetti.
Nella sua lettera di religiosa precisazione al Corriere il guardiano del Sacro Convento ha voluto assicurare che le preghiere sue e dei confratelli sono solo perché “le coscienze degli elettori siano illuminate” e perché “tutti i candidati” — fra i quali per fortuna il tanto temuto Salvini non si è personalmente proposto — “siano animati dall’amore per il prossimo”. Siamo, insomma, al minimo sindacale, diciamo così.
I FRANCESCANI E SALVINI
Mentre il povero frate Gambetti scriveva al Corriere, padre Enzo Fortunato, quello che di solito accoglie il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Convento quando vi si reca come fedele e fratello di un frate, non so francamente se francescano pure lui, si preoccupava di fiancheggiare in Chiesa Silvio Berlusconi per chiedergli di rendere finalmente mansueto, secondo gli insegnamenti di San Francesco, quel lupo che è Salvini. E che il Cavaliere, peraltro, ritiene di avere già ammorbidito a dovere, contando anche su un certo “complesso di inferiorità” che il leader leghista avrebbe verso di lui: tutto sentito e scritto da un inviato di Repubblica che ne ha riferito il 24 ottobre.
Non vorrei, francamente, che a causa dei frati di Assisi tutti i Franceschi simpatizzanti ed elettori del centrodestra abituati da una vita a festeggiare il loro onomastico il 4 ottobre, giorno anche del Patrono d’Italia, si lasciassero adesso tentare di festeggiarlo invece il 3 dicembre, giorno di San Francesco Saverio, il gesuita spagnolo vissuto molto dopo il pur ‘incolpevole Francesco d’Assisi.