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Chi c’è dietro al referendum anti green pass

Referendum Green Pass

Tra i promotori del referendum contro il green pass l’ex consigliere di amministrazione della RAI Carlo Freccero: «Se un governo è in grado di promuovere la paura, il popolo obbedirà. Gli italiani stanno obbedendo»

La raccolta delle firme digitali potrebbe tirare la volata al referendum che mira ad abolire il green pass, considerato che, chi si contrappone all’obbligatorietà del certificato di presunta immunità, popola spesso le piazze e le comunità virtuali. Le sole, del resto, per le quali l’esibizione del documento verde non è ancora necessaria. E così, cercando notizie su google, tra i suggerimenti del motore di ricerca compare subito “referendum anti green pass, dove firmare?”, segno che parecchi internauti in queste ore si stanno muovendo per aderire al progetto di iniziativa popolare. Progetto che però, meglio chiarirlo subito, rischia di arrivare tardi: passeranno infatti mesi per la raccolta delle 500mila firme, quindi ci sarà il controllo di rito della Consulta e solo nel 2022 inoltrato gli italiani sarebbero eventualmente chiamati a esprimere la propria opinione (con l’obbligo di raggiungere il quorum, non dimentichiamolo). Il green pass, dal canto suo, ha una scadenza limitata nel tempo e strettamente connessa allo stato di emergenza, dunque ci sono buone probabilità che tutto si esaurisca già col 31 dicembre.

Fatta questa doverosa precisazione, riportiamo che il referendum no green pass è promosso dall’avvocato Olga Milanese, del Foro di Salerno, dal professor Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma, già vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica e dal docente di filologia romanza all’Università di Bologna Francesco Benozzo.

Fanno parte del comitato dei garanti dell’iniziativa, il costituzionalista Ugo Mattei, attualmente in corsa alle amministrative di Torino e volto noto delle piazze No Paura Day (ne abbiamo parlato qui), Paolo Sceusa, presidente emerito di sezione della Corte di Cassazione e fondatore della Scuola superiore di diritto e protezione dei minori e Alberto Contri, Past president della Fondazione Pubblicità Progresso e docente di comunicazione sociale.

Non ce ne vogliano gli altri, ma il nome più altisonante è però quello di Carlo Freccero, giornalista, già consigliere di amministrazione della RAI, che oggi sul Fatto Quotidiano ha scritto: «Preso atto della irriformabilità della Costituzione, le élite sembrano aver trovato la soluzione nel metterla fuori gioco, nel bypassarla in nome dell’emergenza. Per superare questo ostacolo si è ricorsi, fin dall’inizio della pandemia Covid, a strumenti capaci di oltrepassare il problema: Dcpm e Decreti legge».

Freccero rimanda al referendum per la riforma della Costituzione sostenuto dal governo di Matteo Renzi: «Qui però c’è qualcosa di diverso e questo qualcosa di diverso è la paura. Con la pandemia il dibattito si è spostato in campo sanitario. È bastato trasferire dalla politica alla sanità l’attenzione dell’elettorato, per ottenere quel consenso che sul piano politico non era possibile conseguire. Per l’essere umano, nella sua fragilità, la morte viene prima della Costituzione che perde importanza di fronte alla malattia. Si è trattato di un esperimento di ingegneria sociale basato su un movente fortissimo: la paura della morte».

Non contento, l’ex consigliere della tv di Stato evoca perfino a modello la propaganda nazista: «Goebbels, teorico della propaganda nazista, interrogato sui metodi per conseguire il consenso popolare, è stato in merito chiarissimo: non si tratta di contenuti specifici, non si tratta di destra o di sinistra, in ogni caso il consenso si ottiene con la paura. Se un governo è in grado di promuovere la paura, il popolo obbedirà. Gli italiani stanno obbedendo. Aderendo alle richieste del governo ci spogliamo volontariamente di qualsiasi difesa nei confronti di un potere sempre più pervasivo. In realtà le élite transnazionali stanno decidendo per noi e lo fanno ormai a carte scoperte, come se ritenessero già conseguita la vittoria. Sta a noi decidere se le loro scelte sono anche le nostre».

A prescindere da come la si pensi sul punto, a livello meramente empirico c’è comunque da osservare che questo ulteriore allargamento del certificato di presunta immunità contro cui si scagliano Freccero & Co. arriva quando l’80% della popolazione italiana over 12 aveva già aderito, più o meno spontaneamente, alla campagna vaccinale: sarà dunque difficile, per i sostenitori del referendum anti green pass, superare il quorum, ammesso trovino 500 mila sostenitori e il quesito venga accettato dalla Corte Costituzionale.

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