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Chi scende in piazza contro la Manovra?

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Fino a venerdì, Cgil e Uil hanno indetto una serie di manifestazioni in giro per l’Italia per esprimere malcontento sulle misure economiche introdotte dal governo Meloni nella Manovra 2023

In piazza dal lunedì al venerdì. Non cessa il dibattito sulla Manovra economica dell’esecutivo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Dopo le critiche espresse senza troppe velature da Bankitalia, specificatamente su Reddito di Cittadinanza e tetto al contante, anche il mondo operaio e dei lavoratori continua a farsi sentire sul tema. Infatti, da oggi a venerdì 16 dicembre si terranno tante mobilitazioni in giro per l’Italia.

LA MANOVRA E LE CRITICHE DI CONFINDUSTRIA E BANKITALIA

35 miliardi di cui 21 dedicati all’emergenza energetica. Questi i numeri dell’intervento economico del governo Meloni. Presentato a fine novembre, il pacchetto è stato presto bollato come privo di visione. Per esempio, i soldi dedicati a smorzare il peso delle bollette per famiglie e imprese hanno come orizzonte il primo trimestre del nuovo anno.

Fino a marzo non ci saranno oneri impropri (di sistema) in bolletta, dove pesano per quasi il 22% (21,8). Sul gas, invece, l’Iva subirà un taglio del 5%. Per le imprese, crediti d’imposta aumentati al 35% (bar, ristoranti, attività commerciali) e al 45% per quelle energivore. “Però sono fondi che finiscono a marzo. Se ad aprile puntano a nuove misure tutte in deficit, sarebbe meglio dirlo subito”, aveva commentato il numero uno di Confindustria Carlo Bonomi.

Anche da Bankitalia, come si ricorderà, Fabrizio Balassone aveva commentato altri provvedimenti economici della Manovra. “Come già ricordato in passato, i limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto  alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed  evasione”, aveva detto sul tema del Pos. Mentre sul Reddito di Cittadinanza: “Nell’attuazione delle misure bisognerà prestare attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza nelle aree dove il reddito di cittadinanza è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante, aree già ora caratterizzate da tassi di povertà più elevati. La riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023, destinata a nuclei individuati in base all’età e alle condizioni di salute, potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento”.

IL CALENDARIO DEGLI SCIOPERI DI CGIL E UIL DAL 12 AL 16 DICEMBRE

Gli eventi indetti dalla Cgil e dalla Uil avranno un’organizzazione regionale. Oggi ha iniziato la Calabria, domani toccherà a Sicilia e Umbria. Nel capoluogo, Perugia, domattina (ore 11), parlerà il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

Mercoledì sarà una giornata piuttosto piena. Oltre alla Puglia infatti, scenderanno in piazza anche i lavoratori e tutti gli interessati delle Regioni di Trentino, Valle d’Aosta e Veneto. Giovedì 15 dicembre, invece, sarà la volta di Marche, Abruzzo e Piemonte. Infine, nell’ultimo giorno (venerdì) sarà la volta delle Regioni rimanenti: Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio. Dalle 10 di venerdì 16 dicembre, Maurizio Landini parlerà a piazza Madonna di Loreto a Roma.

LE MOTIVAZIONI DELLE PROTESTE

Ma cosa muove queste proteste in giro per lo Stivale? La richiesta di aumento dei salari, anzitutto. Ma la lista delle richieste è lunga. E coinvolge, tra l’altro, il conferimento di tutte le tutele ad ogni forma di lavoro; l’eliminazione della precarietà; la riforma fiscale progressiva; la tassazione degli extraprofitti; la rivalutazione delle pensioni; risorse per sanità e istruzione; l’eliminazione della legge Fornero.

“Per la CGIL, in coerenza con le piattaforme unitarie, sono necessarie – si legge nel comunicato – riforme vere, ispirate dai criteri di solidarietà e giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su nuove politiche industriali ed energetiche capaci di prospettare un futuro per il Paese, sulla trasformazione digitale e la riconversione verde, su uno stato sociale più forte e qualificato”.

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