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Come la maggioranza di governo si sta lacerando

Conte

I Graffi di Damato. Le “distrazioni” di Roma di fronte alla nuova, orribile strage di Nizza

Per fortuna, si fa per dire, siamo distratti in Italia, diciamo così, dalle incursioni del Covid e dalle liti, tensioni, scaramucce e quant’altro nella troppo composita maggioranza di governo. Dove la confusione appena esplosa nel Pd, come vedremo, ha fatto il miracolo di superare quella fra i grillini, tornati in prima pagina con l’idea di applicare i preservativi ai cinghiali per proteggere dalla loro proliferazione le immondizie di Roma e delle altre città dove non si riesce a smaltirle, e tanto meno a custodirle.

Per fortuna, dicevo, siamo distratti da tutto questo, e anche dal conteggio che qualcuno fa, come al Riformista, delle “ore” che mancano alla resa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che “resiste nel bunker” all’assedio più degli alleati che degli avversari. Ma che forse – potrebbe avere ragione Il Foglio – può contare sulla “immunità di governo” derivante da questa concisa, quasi tacitiana “cronaca di una crisi impossibile”: “Renzi ammicca a Salvini, Marcucci chiede il rimpasto, ma il Covid vince su tutto”. Irrilevante, a questo punto, per il giornale di Giuliano Ferrara e Claudio Cerasa è anche la difesa del governo opposta a sorpresa a Marcucci dal segretario del Pd Nicola Zingaretti. Che almeno per un giorno ha smesso di chiedere anche lui a Conte “cambio di passo”, “apertura all’opposizione” e quant’altro.

Così Marco Travaglio sul suo Fatto Quotidiano ha potuto finalmente prendersi la rivincita disprezzando “il nanismo” del capogruppo piddino al Senato, Marcucci appunto, permessosi di invitare o sfidare il presidente del Consiglio ad una realistica valutazione critica dei suoi ministri, e impartendo una lezioncina di saggezza a tutti i “politicanti” perché “nei ritagli di tempo, tra un assalto e un agguato al loro governo, si ricordino del virus”.

Per fortuna – scusatemi l’insistenza –  inseguiamo sui giornali tutto questo po’ po’ di dibattito politico e sorvoliamo sulla imbarazzante parte, a dir poco, che l’Italia ha avuto nel nuovo, atroce attacco jihadista – si dice così per evitare di scomodare l’islamismo e dintorni? – con la strage nel Duomo di Nizza. Il cui autore è un tunisino sbarcato a Lampedusa in settembre, trasferito a Bari e poi fuggito in Francia.

Di questa assai grave e inquietante vicenda tutti si sono affrettati a deplorare la “strumentalizzazione” tentata dal solito Matteo Salvini con la richiesta delle dimissioni di chi l’ha sostituito nell’estate scorsa al Viminale come ministra dell’Interno. Che invece, proprio per essere subentrata al “capitano” leghista, interrompendogli forniture e collezioni di felpe, maglioni e berretti della Polizia e simili per lasciargli solo crocifissi, rosari e medagliette delle Madonne più disparate sui palchi dei comizi, gode della incondizionata solidarietà, comprensione e quant’altro dei cultori dell’accoglienza, della solidarietà, della democrazia e di tutti gli altri valori tutelati dalla Costituzione.

Ora, pur dopo la nuova strage di Nizza e la provenienza italiana, e non solo tunisina, del sanguinario fanatico di turno dobbiamo accontentarci della notizia prontamente fornita dall’Ansa che se ne occuperà, “sentendo” Lamorgese e Grabrielli, cioè la ministra dell’Interno e il capo della Polizia, il Copasir. Che è l’acronimo del riservatissimo Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Nell’aula della Camera o del Senato, o in entrambe, no. Non è il caso di parlane, neppure con le distanze e le mascherine del caso.

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