Tommaso Foti è il nuovo ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di…
Conte intorterà ancora Schlein dopo la Sardegna?
Il M5S arretra in Sardegna come lista ma riesce a far eleggere la sua candidata alla presidenza della regione grazie alla generosità del Pd di Schlein… I Graffi di Damato
Fra le varie foto celebrative delle elezioni che hanno portato alla presidenza della regione sarda Alessandra Todde, la prima come donna nell’isola e come grillina in tutta Italia, un ingenuo o sprovveduto, ma non tanto da non riconoscere le persone riprese in aria compiaciuta e festiva, si sarà soffermata su quella che ritrae insieme, da sinistra a destra, solo i pentastellati Ettore Licheri, Giuseppe Conte e Todde. E si sarà chiesto quanti voti sia riuscito a raccogliere nelle urne il loro movimento per essere salito così in alto, al vertice della regione, Ma scopre, consultando le mappe dei partiti, con i loro simboli, che quello delle cinque stelle è l’unico che condivide con la Lega di Matteo Salvini, nello schieramento opposto di centrodestra, o di destra-centro, la disavventura di un arretramento generale, rispetto sia alle precedenti elezioni regionali, del 2019, sia alle ultime elezioni politiche, del 2022.
In particolare, il movimento di Conte è sceso al 7,8 per cento dal 9,7 delle precedenti elezioni regionali in Sardegna, che si svolsero peraltro quando lui era non il capo del partito ma addirittura del governo nazionale, e dal 21,8 delle elezioni politiche del 2022, svoltesi quando Conte non era più presidente del Consiglio ma solo presidente delle 5 stelle, Scendere in meno di due anni di 14 punti su 21 non dovrebbe essere intesa un’impresa, una fortuna, ma un incidente quanto meno, se non una sciagura. Superiore, per dimensioni, a quella -ripeto- che pure affligge Matteo Salvini paragonando il suo 3,8 per cento di domenica scorsa al 6,3 delle politiche del 2022 e all’11,4 delle regionali del 2019.
Leggi anche: Meloni e l’accusa di “arroganza”, ecco la nuova strategia comunicativa della sinistra
E’ curioso, a dir poco, che la segretaria del Pd pur di accordarsi con un movimento così malmesso come quello di Conte gli abbia concesso la candidatura alla presidenza della regione Sardegna cosi volentieri da far dire allo stesso Conte di non averglielo neppure chiesto, di non avere speso per la sua Todde nemmeno una telefonata.
La Schlein ha pagato tanta generosità, con la rottura consumata per reazione dall’ex governatore sardo Renato Soru, il prezzo non indifferente di 5 punti su 18 fra le politiche del 2022 e le regionali di domenica scorsa. Un sacrificio -ha in qualche modo spiegato, al posto della Schelin il generoso Romano Prodi in una intervista alla Stampa- per costruire il famoso “campo largo” necessario a sinistra per sconfiggere la prossima volta il centrodestra a livello nazionale.
Ma che largo e largo, dice invece Conte. Che preferisce un campo “giusto” per le sue ambizioni, cioè il meno largo possibile, che gli consenta l’avventura immaginata già da Beppe Grillo nel 2009 di conquistare il Pd, questa vola senza neppure tentare di iscriversi, come tentò di fare appunto il comico dopo le dimissioni di Walter Veltroni da segretario, ma mangiandoselo come un salame. “Non è una gara col Pd”, ha appena detto Conte al Corriere della Sera. E’ una passeggiata di compagni di merenda.