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Annamaria Furlan

“Cosa manca nel Dl lavoro? Lotta all’evasione, contratti stabili e risorse per la Pa”. Parla Furlan (Pd)

Tutti gli aspetti più controversi del Dl Lavoro secondo la senatrice ed ex sindacalista CISL Annamaria Furlan, oggi senatrice Pd

Nel corso di un Consiglio dei ministri convocato simbolicamente il 1° maggio il Governo ha approvato il dl Lavoro, decreto-legge che introduce misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro.

All’interno del testo sono presenti misure che riducono, in maniera temporanea, il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro lordi annui, misure di contrasto alla povertà che cambiano profondamente il Reddito di cittadinanza, e provvedimenti che promuovono le politiche attive del lavoro e l’inclusione dei più giovani.

Di tutti questi argomenti ne abbiamo parlato con Annamaria Furlan, senatrice del PD e, fino al 2021, segretaria generale della CISL. 

La premier Meloni ha detto che con il Dl lavoro si introduce il taglio delle tasse più importante degli ultimi decenni. È così?

Direi che siamo alla propaganda. Il taglio del cuneo fiscale c’è stato, ed è importante che ci sia stato anche se stiamo ragionando sulle bozze, i testi definitivi non li abbiamo perché non è ancora stato pubblicato. Non è vero che è stato l’unico e il più importante. In questi anni abbiamo avuto varie operazioni di questo tipo, dai governi di centrosinistra, pensi agli 80 euro di Renzi, poi Draghi e poi oggi la Meloni.

La cosa grave, però, è che nel Def non sono previste per gli anni a venire, a partire dall’anno prossimo, il 2024, le risorse per poterlo confermare, quindi, ad oggi, non essendo stato stanziato nemmeno un euro per il 2024 per confermare il taglio al cuneo rischiamo che sia una misura che dura solo sei mesi.

A questo aggiungerei che, purtroppo, il rialzo dell’inflazione rischia di vanificare anche questo piccolo riconoscimento per i lavoratori e le lavoratrici con redditi medio-bassi.

Cosa non la convince di questo taglio del cuneo?

Diversi aspetti. Prima di tutto è necessario che il taglio diventi invece strutturale. Il governo dovrà trovare 10 miliardi, che nel Def non ci sono, per il 2024 per poter confermare i tagli fatti.

La seconda questione è che non basta alzare i redditi dei lavoratori e delle lavoratrici, perché gli stessi sono erosi dalla inflazione. Poi ci vuole una riforma del fisco profonda, importante, che finalmente premi quelli che, per oltre il 90%, determinano le entrate dell’erario, quindi lavoratori dipendenti e pensionati.

E poi, ovviamente, quello che manca nella volontà del governo, ed è una cosa gravissima, è una guerra profonda all’evasione fiscale. Qui continuiamo con la politica dei condoni e ci dimentichiamo che basterebbe una lotta vera contro l’evasione per risolvere i problemi delle risorse nel nostro paese, per fare la riforma del fisco, per le politiche del lavoro, per una sanità che garantisca la salute a tutti.

Ecco, il governo non si è schierato contro l’evasione fiscale e contributiva che è una piaga terribile nel paese, parliamo di oltre 100 miliardi.

Quali sono, nel dl Lavoro, i punti di distanza maggiore rispetto alle richieste dei sindacati?

I punti che ho elencato pocanzi e poi vorrei aggiungere che nel Def il Governo non ha trovato nemmeno un euro per finanziare i contratti pubblici da rinnovare nella Pubblica Amministrazione, tutti scaduti nel 2022. Il fatto che non sia previsto nemmeno, per i prossimi tre anni, un euro per i contratti pubblici, la dice lunga di quanta poca credibilità possa avere il Governo quando chiede alle aziende di rinnovare i contratti.

Ricordiamoci che abbiamo oltre sei milioni di lavoratori e lavoratrici private che hanno il contratto scaduto, ma se il Governo per primo non finanzia il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti ha davvero poche carte in regola per poter incidere sui privati per il rinnovo dei contratti. E poi un altro aspetto molto negativo e che riguarda tutti noi.

Quale?

Il fatto che venga di nuovo iniziato il taglieggiamento della sanità pubblica. È proprio vero che al Governo la pandemia sembra non aver insegnato nulla.

Nel Def non ci sono le risorse per le assunzioni nella Pubblica Amministrazione partire dalla sanità. In Italia abbiamo una carenza di oltre 60.000 infermieri, circa 20.000 medici e non abbiamo un euro che possa farci immaginare l’assunzione di quel personale sanitario indispensabile per far funzionare la sanità.

Quindi, è evidente che in questo modo il governo abbandona completamente ogni progetto serio di rilancio della sanità territoriale su cui tanto avevamo puntato e tanto abbiamo.

Un altro punto del dl Lavoro che ha suscitato la preoccupazione dei sindacati riguarda l’allentamento dei vincoli per i contratti a termine.

Il Governo riapre il tema della precarietà nel peggiore dei modi: allargando le maglie per i contratti a termine alzando sino a 15.000 euro la possibilità, in modo particolare del settore turistico ed alberghiero, di ricorrere ai voucher. Questi segnali ci dicono che si vuole aggiungere precarietà alla tanta precarietà che è già presente nel nostro paese.

Ed è presente anche nella Pubblica Amministrazione. Io credo che ognuno di noi, da italiano, si sia un po’ vergognato leggendo il monito dell’Unione Europea al nostro paese che ha denunciato la presenza di lavoro precario nella Pubblica Amministrazione.

Il decreto estende l’esenzione fiscale dei fringe benefit fino a 3mila euro per lavoratori con figli. Aiuta davvero le famiglie?

 Questa è una misura assolutamente positiva, non c’è ombra di dubbio, per i lavoratori che ne possono usufruire.

Non dimentichiamoci, però, che noi siamo un paese di piccole e piccolissime imprese e soltanto nelle grandi imprese, di fatto, i lavoratori possono usufruire di fringe benefit. È una misura sicuramente positiva ma ad appannaggio di pochi lavoratori e poche lavoratrici.

In tema di welfare universale, invece, il nostro paese sconta un ritardo strutturale nell’offerta di posti negli asili nido. Eppure, siamo in ritardo nella presentazione di piani che utilizzino risorse messe a disposizione dal PNRR.

Il Governo deve iniziare a fare cose serie, ha deciso di cambiare la governance della gestione del PNRR e non si è impegnato, in maniera solerte e profonda, a recuperare i ritardi che con questo governo si sono accumulati. Non sono state assunte quelle figure di progettazione, tecniche, di cui i Comuni e le Regioni avevano bisogno perché il governo non ha attuato politiche di assunzioni nella PA.

Rischiamo di perdere risorse preziose in un paese dove questi servizi, in special modo al sud, sono assolutamente inadeguati. E questo vale per il servizio all’infanzia, per i servizi alla famiglia e agli anziani e vale per il servizio sanitario in termini generali. Il Pd ha detto più volte al governo di essere disponibile a dare una mano, perché perdere le risorse del PNRR per inadeguatezza è davvero un delitto contro il nostro paese.

Non sono risorse di una maggioranza o di una minoranza, sono risorse che l’Europa mette a disposizione dell’Italia. Il governo continua a voler fare tutto da solo e purtroppo continuiamo ad accumulare ritardi su ritardi.

Il Governo ha introdotto l’assegno di inclusione in sostituzione del Reddito di cittadinanza. Quali sono i punti che la convincono meno?

Io credo che abbiano creato un sistema molto farraginoso, molto complesso che creerà ulteriori problemi alle famiglie povere e, rispetto al Reddito di cittadinanza, lascerà tante famiglie povere senza sussidio.

Abbiamo bisogno di uno strumento universale di lotta contro la povertà, mi sembra che il governo cambiato molte volte idea su questo argomento. Alla fine, hanno operato tanti tagli alle risorse per la povertà: una cosa inaccettabile in un paese in cui la povertà è presente in modo massiccio.

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