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Cos’è il Giurì d’onore chiesto da Conte contro Meloni
Il leader del M5S ha chiesto il giurì d’onore per le parole usate dalla premier Meloni in Aula sul Mes nei confronti dell’allora governo Conte. Di cosa si tratta e come funziona
L’ultima volta era stato chiesto dal Pd il 31 gennaio 2023 in Aula alla Camera dopo le affermazioni del deputato Giovanni Donzelli contro quattro deputati Dem sul caso Cospito.
A riproporlo oggi è il leader del M5S Giuseppe Conte in merito alle dichiarazioni rese il 13 dicembre a Montecitorio dalla premier Giorgia Meloni sul Mes. Stiamo parlando del giurì d’onore.
PERCHE’ CONTE HA CHIESTO IL GIURI’ D’ONORE
“Ho appena consegnato al presidente Fontana – ha spiegato il leader M5s nel corso di una conferenza stampa – una richiesta di istituire un giurì d’onore e una commissione deputata ad accettare le menzogne denigratorie e la dolosa condotta di Giorgia Meloni che ha offeso l’intero mio gruppo che sulla questione del Mes ha sempre assunto posizioni per quanto sofferte ma chiare, ha danneggiato Italia e umilia il parlamento. Non lo possiamo accettare ed è un precedente che non può essere derubricato come dialettica politica, sventolando un foglio che esso stesso smentisce il dichiarante”, ha concluso il leader M5s, il quale ha anche reso noto di aver avvertito dell’iniziativa il presidente della Repubblica Mattarella.
COSA AVEVA DETTO GIORGIA MELONI SUL MES CONTRO IL GOVERNO CONTE
“Il governo Conte alla chetichella ha dato l’assenso al Mes”. Così il 13 dicembre la premier Giorgia Meloni, intervenendo al Senato in sede di replica dopo la discussione sulle sue comunicazioni in vista del prossimo Consiglio Europeo e mostrando alle opposizioni il fax inviato all’allora rappresentante Massari da Luigi Di Maio in cui lo autorizzava a siglare il Mes. E questo, ha aggiunto Meloni è successo “il giorno dopo le dimissioni del governo Conte, quando era in carica solo per gli affari correnti. Capisco la vostra difficoltà e il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce. Questo foglio dimostra la scarsa serietà di un governo che prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo”
COS’E’ IL GIURI’ D’ONORE
Il Regolamento della Camera dei Deputati, all’art. 58, prevede che “quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al Presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell’accusa”.
Nella prassi parlamentare la nomina di un Giurì d’onore presuppone tre elementi: innanzitutto l’addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro nel corso di una discussione; in secondo luogo l’attribuzione di fatti determinati e non quindi l’espressione di un giudizio o una opinione; e infine la possibilità che la Commissione di indagine – che non dispone di poteri coercitivi – possa acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee degli interessati. Il Presidente della Camera assegna, recita ancora il Regolamento, “un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione”.
QUALI SONO LE POSSIBILI CONSEGUENZE
Si tratta di uno strumento a cui non si ricorre molto di frequente, visto che raramente i deputati trascendono nel linguaggio senza incorrere in sanzioni più gravi. Infatti il Regolamento stabilisce che se un parlamentare ricorre “a parole sconvenienti” (articolo 59) sia richiamato dal Presidente, e che sia espulso (articolo 60) se viene richiamato una seconda volta o se “ingiuria uno o più colleghi o membri del Governo”. Alcuni deputati avvezzi a toni forti, nelle precedenti legislature – ricorda l’Ansa – hanno fatto sì che fosse convocato il giurì d’onore (come Benito Paolone di An nel 2004, Franco Barbato di Italia dei valori nel 2010 e nel 2012).
A volte il giurì viene evitato grazie alle scuse dell’accusatore. Avvenne così l’11 dicembre 2009 con le scuse di Maurizio Paniz di Forza Italia a Marco Minniti per le sue affermazioni del giorno precedente.
IL CASO DONZELLI COSPITO VS PARLAMENTARI DEM
L’ultima volta, come detto, fu inizio anno quando si intensificarono gli attacchi degli anarchici a sostegno di Alfredo Cospito, detenuto al 41 bis ed in sciopero della fame contro il carcere duro. L’esponente di Fdi Donzelli diceva, tra l’altro: “Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia!”. Su queste parole si è concentrato il Giurì.
Dopo circa 45 giorni dalla richiesta del Pd, il 15 marzo, il Giurì d’onore della Camera si pronunciò considerando le affermazioni di Donzelli come “non lesive” dei tre deputati del Pd (tra cui la capogruppo Debora Serracchiani) da lui citati in Aula in relazione al caso Cospito. Questo era emerso dalla relazione della Commissione Speciale istituita ad hoc e presieduta dal grillino Sergio Costa, che ha presieduto la commissione speciale; relazione che il Giurì ha approvato all’unanimità.
Questa volta – nel caso in cui venisse accettata la richiesta del leader del M5S, probabilmente non sarà Sergio Costa a presiedere la commissione speciale.