Il Ministro dell'Economia finisce nella bufera per le sue dichiarazioni che delineano una manovra "lacrime…
Perché è un’assurdità celebrare Craxi a Largo Febo 30 anni dopo
I graffi di Damato
Andare oggi in Largo Febo per protestare dopo 30 anni contro le monetine lanciate su Bettino Craxi da squadristi, come lui li definì, che ne reclamavano il suicidio, l’arresto e quant’altro dopo che la Camera a scrutinio segreto aveva negato alcune delle “autorizzazioni a procedere” chieste dalla magistratura per il finanziamento illegale della politica? Non ci penso proprio, per quanto apprezzi lo spirito dell’iniziativa assunta in difesa della memoria del leader socialista disconosciuto dalla sinistra, se mai essa lo avesse davvero considerato della sua parte.
TRENT’ANNI DAL LANCIO DELLE MONETINE A CRAXI
Largo Febo rimane per me la fogna del 30 aprile 1993. Mi sono sempre tenuto lontano dalla sua puzza, non avendola mai voluta bonificare soprattutto quelli che, standosene più o meno lontani, avevamo incitato le loro squadracce a farvi i loro bisogni.
Ancora nei giorni scorsi ho letto o sentito, secondo i casi, Achille Occhetto ancora convinto di non avere aizzato quel giorno gli ascoltatori del suo comizio nell’attigua Piazza Navona e Francesco Storace, allora capo ufficio stampa di Gianfranco Fini e del suo Movimento Sociale, cadere dalle nuvole alla notizia arcinota del suo amico, deputato e collega di partito Teodoro Buontempo che aveva distribuito monete da 50 e 100 lire a chi le volesse lanciare contro Craxi.
E, finite le monete raccolte fra i tabaccai della zona cambiando diecimila lire, cominciò a distribuire anche le mille lire di carta perché qualcuno potesse mostrarle al leader socialista e chiedergli se volesse “anche” quelle.
Ma quando mai? ha detto in tv Italo Bocchino, già fintano, all’idea che ci fosse stato lo zampino del partito della fiamma nell’iniziativa di Buontempo. E lì a ricordare l’interesse, se non le simpatie guadagnatesi da Craxi a destra col “socialismo tricolore” e con la schiena dritta opposta al pur potente alleato americano nella famosa notte di Sigonella.
Ora gli amici del compianto Buontempo, Storace, Bocchino e via elencando a destra, per niente imbarazzati di essersi mescolati ai comunisti 30 anni fa contro i socialisti, andandoli anche ad insultare da soli davanti alla sede nazionale del Psi, o davanti alla Camera, prima ancora di correre nella fogna di Largo Febo, sono al governo con una parte di ciò che è rimasto dei socialisti e si è accasato nel centrodestra.
Ma la puzza di quella fogna non se la sentono un pò addosso? Non parlo poi dei post-comunisti, che da quegli atti osceni in luogo pubblico non hanno saputo ricavare neppure il vantaggio di stare oggi al governo perché, come dice un vecchio proverbio, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
“A 30 anni dalle monetine su papà la sinistra è ancora giustizialista”. ha detto oggi al Giornale Stefania Craxi. “Vorrei chiedere -ha scritto Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano, come per giustificare quelle monetine- se la fine politica di Craxi non sia avvenuta anche per un protagonismo esasperato…un decisionista percepito come insopportabile arroganza”.