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Cresce l’insofferenza al Green Pass. Baristi e ristoratori: “Non siamo carabinieri”

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Speranza resta cauto, ma il suo sottosegretario, Costa, apre a modifiche. Il centrodestra scalpita per rimuovere i vincoli del Green Pass e ora lo chiedono a gran voce pure le associazioni: “Ogni giorno i gestori dei locali sono costretti a controllare almeno 20 milioni di certificati verdi”

Con la rapida discesa della curva epidemiologica e la corsa al booster, sempre più categorie sembrano insofferenti al Green Pass, misura che dovrebbe restare circoscritta nell’alveo dell’eccezionalità e non diventare qualcosa alla quale affezionarsi. «La pandemia non è magicamente evaporata, ci siamo ancora dentro», ripete come un mantra il ministro della Salute, Roberto Speranza. A stretto giro viene però smentito da uno dei suoi sottosegretari, Andrea Costa, intervenuto a ‘Radio Anch’io’ su Rai Radio 1:  «[Eliminare il Green Pass dopo il 31 marzo] Credo che sia uno scenario possibile, dobbiamo completate la somministrazione delle terze dosi ma con questo ritmo per marzo potremmo aver finito e così si potrà aprire uno scenario con meno misure restrittive».

IL GREEN PASS HA I GIORNI CONTATI? IL PRESSING DEL CENTRODESTRA

Questa volta il governo deve inoltre vedersela con l’intero partito leghista (in autunno, infatti, Matteo Salvini rimase il solo a opporsi alle nuove restrizioni, tradito dai suoi presidenti di Regione e dai ministri). «Dobbiamo fare come la Francia, che ad aprile toglie tutto», ripete da giorni il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia (Lega), che teme peraltro che l’unicum tutto italiano del Green Pass dalla durata di sei mesi scoraggi gli arrivi dall’estero (in merito il governo è già intervenuto prorogando di altri tre mesi il certificato vaccinale dei turisti, ma ciò aumenterà comunque la confusione).

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Dal Friuli Venezia-Giulia, il presidente di Regione Massimiliano Fedriga è ancora più tranciante: «Riaprire tutto, senza restrizioni, alla fine dello stato di emergenza». Una irruenza che sembra aver contagiato Forza Italia, finora sulla linea della massima cautela. Antonio Tajani ha difatti detto: «Se gli scienziati ci dicono che la crisi pandemica continua a decrescere, allora restituire spazi di libertà ai cittadini mi sembra fattibile».

 

Del resto, stiamo entrando nel terzo anno di pandemia, gli italiani sono stati coscienziosi e sono corsi a vaccinarsi: nessuno vuole tirare troppo la corda. Nessuno, nel campo del centrodestra, vuole inoltre lasciare il tema delle restrizioni nelle mani di Giorgia Meloni, che continua a essere battagliera.

BARISTI E RISTORATORI: “SQUILIBRIO TRA COSTI E RICAVI”

E poi c’è la rabbia degli esercenti, stremati già dai due lockdown del 2020 e dal terrorismo mediatico sulla variante Omicron, che di fatto rallenta i consumi. Davanti a loro hanno pure il rischio inflazione e i rincari dell’energia. Per questo vorrebbero smantellare tutte le restrizioni. “Stop ai controlli a tappeto del green pass a carico degli esercenti”. Questa è la proposta lanciata al governo da Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi. Ogni giorno, fa notare l’Associazione, i gestori dei locali sono costretti a controllare almeno 20 milioni di green pass. “Un’attività a tappeto – ha spiegato il vicepresidente vicario Aldo Cursano – che ha evidenti implicazioni organizzative e che oggi, con 51 milioni di italiani vaccinati o guariti, deve essere ripensata”. “Uno squilibrio evidente tra costi e ricavi”, ha proseguito Cursano, soprattutto considerando che sono spese a carico di centinaia di migliaia di piccole imprese, che da due anni stanno combattendo contro una crisi economica che rischia di farle chiudere da un momento all’altro”.

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