skip to Main Content

Curcio, Gabrielli e Figliuolo. Il terremoto Draghi in tre mosse

Curcio Gabrielli Figliuolo

Niente proclami, solo fatti. In tre giorni saltano gli uomini di Conte e PD e M5S lo scoprono a giochi compiuti. Le nomine di Curcio, Gabrielli e Figliuolo ottengono il plauso pure del solo partito dell’opposizione mentre il pensionamento di Arcuri certifica che D’Alema è fuori dai giochi

Più Stato, meno confusione delle Regioni. Una visione centralista che dovrà essere scaricata a terra da Fabrizio Curcio, neo numero 1 alla Protezione Civile, braccio operativo del governo; coadiuvato dal neo commissaio all’emergenza Covid Francesco Figliuolo, militare dal lungo curriculum sudato sul campo che negli ultimi tempi si è occupato pure di logistica sanitaria all’interno delle forze armate (ne abbiamo parlato approfonditamente qui); terza punta Franco Gabrielli, a capo dei Servizi.

 

Curcio, Gabrielli e Figliuolo sono i tre che sostituiranno il factotum Domenico Arcuri nella lotta al Covid-19. “Ricorreremo alla protezione civile, alle forze armate e ai volontari” aveva del resto promesso Mario Draghi il giorno della fiducia al Senato. E infatti ecco lì tre punte in altrettanti settori.

Nei palazzi lo chiamano già “metodo Draghi” e fa rizzare le orecchie e pure i peli lungo la schiena a più d’un politico, a tutti i dirigenti e agli alti boiardi di Stato che, fino a poche ore prima, erano convinti, anche per via delle nomine dei sottosegretari, che tutto continuasse come prima e che lo status quo fosse troppo difficile da abbattere anche per l’ex numero 1 di Bankitalia e BCE. Invece chi non va a genio al nuovo presidente del Consiglio si ritrova gentilmente accompagnato alla porta dall’uscere in pochi minuti.

 


Il repulisti è evidente. Tanto che, si dice, Arcuri starebbe vedendo svanire nelle medesime ore la possibilità di salire dallo scranno di Invitalia a quello, più alto e ambito, di Cdp.

Draghi per quella carica, che dovrà custodire e rafforzare i gioielli di famiglia in tempo di crisi e forse procedere con la nazionalizzazione di nuovi asset ritenuti strategici, avrebbe già un altro nome in testa: Dario Scannapieco, economista romano già vicepresidente della Banca europea degli investimenti dal 2007 e presidente del consiglio di amministrazione del Fondo europeo per gli investimenti dal 2012. Ne riparleremo a tempo debito.

 


L’avvicendamento di Curcio al posto di Angelo Borrelli, Figliuolo dove prima sedeva Arcuri e Gabrielli di un interim che perdurava da troppo tempo e aveva già fornito il pretesto per un regicidio, avviene in poco più di 72 ore lavorative.

Solo il weekend di mezzo ha dilungato i tempi. Niente annunci roboanti, niente dichiarazioni di intenti. Semplicemente Draghi ha provveduto in autonomia. Tanto che, apprende Policy Maker, le decisioni, e in particolar modo l’ultima, sarebbero state accolte con stupore misto a irritazione dal Partito Democratico ma, soprattutto, dal Movimento 5 Stelle, che fino all’ultimo avevano sostenuto la bontà del lavoro svolto da Domenico Arcuri.

Difatti né Luigi Di MaioVito Crimi commentano, neppure per salutare Arcuri. I loro storici oppositori, da Matteo Salvini (ora dentro la maggioranza) a Giorgia Meloni, festeggiano.

 


CHI MASTICA AMARO PER LA SOSTITUZIONE DI ARCURI

Ma i grillini sono alle prese con la ristrutturazione profonda per non sfarinarsi e i dem non ci tengono a essere i soli giapponesi nella giunga a combattere ancora per l’ex commissario all’emergenza, tanto più che non c’è mai stato gran feeling.

Più scottato è invece LeU, data la vicinanza tra Arcuri e Massimo d’Alema, che nelle scorse settimane aveva già perso il proprio delfino, l’ex ministro Vincenzo Amendola. Un’altra vittoria su tutta la linea per Matteo Renzi che, dopo la realizzazione del governo Draghi, incassa anche la sostituzione degli uomini più vicini al suo acerrimo nemico di Gallipoli.

Ma tra i due litiganti il terzo, ovvero proprio Mario Draghi, è facile che se la rida. Anche perché nelle ultime ore ha dimostrato di volersi comportare come se fosse al di sopra del chiacchiericcio politico quotidiano: chi si metterà di traverso alla sua operosità silenziosa rischia di essere congedato.

Ma fino a quando il nuovo premier potrà permettersi di agire così? Anche perché, a questo giro, i sostituiti erano comunque personaggi caduti in disgrazia e senza più sponsor forti. Ma al prossimo? Che potrebbe succedere se dovesse toccare caselle più importanti, uomini realmente inamovibili?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top