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Da Quota 103 al bonus Maroni: cosa cambia per chi vuole andare in pensione

Inps

Tutte le novità in materia di pensione a partire dal prossimo anno: Quota 103, bonus Maroni e una nuovo meccanismo per l’indicizzazione

Sono molte le novità che attendono i pensionati dal prossimo anno: a partire dalla rivalutazione che passa da tre a sei fasce, passando per l’uscita anticipata con Quota 103 e il bonus Maroni. Ma andiamo per gradi.

Pensione Quota 103 costa 571 milioni di euro

Obiettivo del Governo era evitare il ritorno in vigore della Legge Fornero, la norma che fissa l’età pensionabile a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi oppure 42 anni e dieci mesi di contribuzione (le donne sarebbero alleggerite di un anno). Per scongiurarla il Governo ha sostituito, dal prossimo anno, Quota 102 con la nuova Quota 103, ovvero 41 anni di contributi e almeno 62 di età. I lavoratori potenzialmente interessati sono circa 47.600 . In termini economici si traduce in un costo per le casse dello stato di 571 milioni nel 2023 e di 1,18 miliardi nel 2024.

Quota 103: tetto all’importo dell’assegno

Chi aderisce alla pensione Quota 103 non potrà avere un assegno che superi le 5 volte la pensione minima erogata dall’INPS, che ammonta a 525 euro mensili (ma dal prossimo anno salirà a 570). Inoltre la pensione non potrà essere sommata a redditi da lavoro. Da quest’ultima eventualità sono esclusi i redditi da lavoro autonomo occasionale fino a un massimo di 5mila euro.

Per chi resta a lavoro scatta il Bonus Maroni al 10%

È previsto anche un incentivo per trattenere a lavoro chi ha maturato i requisiti per aderire alla pensione Quota 103. Si tratta del cosiddetto “bonus Maroni 10%” che garantisce una decontribuzione in busta paga di ammontare pari alla quota contributiva a carico del lavoratore dipendente, circa il 9,19%. Sono circa 6.500 i lavoratori che potrebbero optare per questa soluzione con un costo per lo stato di 10,4 milioni nel 2023.

Proroga di Ape sociale e della pensione Opzione donna

Viene prorogata di un anno la possibilità di accedere all’Ape sociale, l’anticipo pensionistico per i lavoratori in particolari situazioni di difficoltà, come disoccupati di lungo corso o caregiver.  Sono circa 20mila i lavoratori potenzialmente interessati dalla manovra per un costo di 134 milioni di euro. È prevista una proroga anche per Opzione donna, la possibilità andare in pensione in anticipo con il ricalcolo contributivo dell’assegno dopo aver maturato 35 anni di contributi e aver raggiunto almeno i 60 anni di età. Tale facoltà è accessibile solo alle donne che assistono coniuge o parente con handicap, che risultano con una invalidità civile superiore o uguale al 74% e alle lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese con aperto un tavolo di crisi. Inoltre le donne che hanno almeno due figli ricevono uno “sconto” di due anni sull’età anagrafica (quindi possono accedere a Opzione donna a 58 anni), le donne che hanno un solo figlio hanno uno sconto di un solo anno (possono andare in pensione a 59 anni). Opzione donna nella sua veste riformata può arrivare a interessare circa 2.900 lavoratrici per una spesa di 20,8 milioni.

Come cambia il meccanismo di rivalutazione delle pensioni

La manovra prevede una piccola rivoluzione in merito al meccanismo di rivalutazione delle pensioni, in altre parole l’adeguamento dell’assegno pensionistico all’inflazione. Si manda in soffitta l’attuale schema articolato su tre fasce di reddito: 100% per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo INPS (circa 525 euro), 90% per quelli superiori a 4 volte e fino a 5 volte il minimo e 75% sulle fasce di importo superiori a 5 volte il minimo. Il nuovo meccanismo sarà articolato intorno a sei fasce. La perequazione sarà al 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (fino a 2.100 euro), all’80% tra 4 e 5 volte il minimo, al 55% tra 5 e 6 volte il minimo, al 50% tra 6 e 8 volte il minimo, al 40% tra 8 e 10 volte il minimo e, infine, al 35% oltre 10 volte il minimo. Il risparmio per le casse dello stato sarà di circa 2,1 miliardi nel 2023, e 4,1 miliardi nel 2024.

Gli aumenti delle pensioni minime a 570 euro

Se da un lato si taglia l’indicizzazione per gli assegni più pesanti, dall’altro si fa uno sforzo per rendere un po’ più ricche le pensioni meno corpose. La pensione minima salirà nel 2023 a 570 euro e a circa 580 nel 2023. Il costo di questa misura è di 210 milioni il prossimo anno e di 379 milioni in quello successivo.

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