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Dal sogno del Cav sulla giustizia alla realtà della tregua a Gaza

tregua Gaza

Gli occhi dei media di tutto il mondo puntati sull’accordo firmato nella notte per la tregua a Gaza. Mentre in Italia c’è chi esulta e chi critica fortemente il primo sì del Parlamento alla separazione delle carriere. Le prime pagine

La tregua c’è. E questa volta dovrebbe essere la volta buona. “L’ultimo scoglio”, come titola Avvenire, sembra sia stato superato. Nella notte i negoziatori di Israele, Hamas, Stati Uniti e Qatar hanno firmato ufficialmente a Doha l’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani. Lo riferisce il media Ynet.

ACCORDO SULLA TREGUA A GAZA FIRMATO NELLA NOTTE

Anche l’Ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato che è stato raggiunto un “accordo per liberare gli ostaggi” e che ha ordinato al gabinetto politico di sicurezza israeliano di riunirsi nella giornata odierna. “Netanyahu è stato informato dal team negoziale che sono stati raggiunti accordi sull’intesa per liberare gli ostaggi”, ha affermato l’ufficio del premier israeliano in un comunicato aggiungendo che il governo si riunirà “per approvare l’accordo” dopo la riunione di oggi del gabinetto politico di sicurezza.

Le edizioni online dei quotidiani sono in continuo aggiornamento con le notizie delle ultime ore, che mettono in secondo piano le edizioni cartacee. Occhi puntati sugli sviluppi e sulle reazioni. “Il ministro Ben-Gvir pronto a dimettersi” scrive il Corriere della Sera, l’ultradestra israeliana infatti è stata sin dall’inizio molto critica sull’accordo. Vignetta di Giannelli sul cartaceo: ‘La Tregua’, con il premier Netanyahu seduto a tavola costretto a dover mangiare un rospo dal volto di Donald Trump.

CORRIERE: LA TREGUA GRAZIE ANCHE AGLI “SPICCIOLI” DI TRUMP

Scrive Massimo Gaggi, nel suo editoriale sempre sul Corsera: “Biden rivendica il merito della tregua e a ragione: l’intesa ricalca il piano proposto sette mesi fa ed è anche frutto della sua pressione per un accordo separato di Israele con gli hezbollah, per isolare Hamas. Ma è anche vero che, secondo un detto americano, gli mancavano dieci centesimi per fare un dollaro. Quegli spiccioli ce li ha messi Trump. Che ora dovrà investire molto di più per sviluppare l’intesa. E non farla deragliare”.

LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, TRA CHI ESULTA E CHI CRITICA

Nella politica italiana a fare da padrona sulle prime pagine è la notizia sul primo via libera alla separazione delle carriere. “La giustizia di Berlusconi” titola in apertura Repubblica. Fa da contraltare l’esultanza sul Giornale: “Il sogno di Berlusconi”. Scrive il direttore Alessandro Sallusti: “E’ presto per festeggiare, ma è giusto celebrare una tappa storica nell’ormai trentennale battaglia per riportare la giustizia dentro parametri di efficienza e trasparenza. Non a caso il ministro Nordio ha commentato che si sta realizzando «il sogno di Berlusconi, oltre che il mio» che per tutta la sua vita politica – sottolinea Sallusti – ha cercato, senza riuscirci, di arrivare a questo giorno. In realtà è un bel giorno per tutti (…). Libera magistratura in libera politica in libero Stato è l’obiettivo che questo governo si era dato”.

E alle critiche dell’Anm risponde lo stesso ministro della Giustizia Nordio, sulle colonne del Corriere: “Garanzie in meno per i cittadini? Ce ne saranno di più, i magistrati finora erano indipendenti dalla politica, ma non da se stessi e dalle correnti della magistratura. Ho voluto recidere questo vincolo”.

LA “LEZIONE DI GIOVANNI FALCONE” E IL “TRAGUARDO DI GIORGIA MELONI”

E sul nome di Giovanni Falcone discettano involontariamente a distanza Marcello Sorgi e Marco Travaglio. La Stampa titola il commento “La lezione di Falcone che spacca la politica”, con l’editorialista che ricorda come il magistrato siciliano fosse “a favore della separazione carriere”. Mentre il direttore del Fatto quotidiano chiosa sarcasticamente: “Un bel traguardo per Giorgia Meloni, che si diede giovanissima alla politica in onore di Paolo Borsellino. Che, se fosse stata in vigore la schiforma, mai avrebbe potuto diventare procuratore di Marsala e poi aggiunto a Palermo, essendo partito dalla funzione giudicante come pretore, giudice civile e giudice istruttore penale. Idem Giovanni Falcone e tanti altri fra i migliori magistrati della storia d’Italia. Ma anche fra i peggiori: come Nordio, passato anche lui da giudice a pm, che in fatti nel1992 firmò un documento dell’Anm contro la separazione delle carriere in cantiere nella Bi camerale De Mita. E ora firma la boiata che allora combatteva”.

E PER PALAZZO CHIGI, SULLO SFONDO, C’E’ LA MINA DELLA LIGA VENETA

Sullo sfondo per Palazzo Chigi si intravede “la classica buccia di banana”, come scrive Augusto Minzolini sul Giornale, dopo che Salvini ha fatto quadrato con Luca Zaia sulle rivendicazioni della Lega in Veneto alle prossime regionali: “La preoccupazione si avverte anche a Palazzo Chigi. Anche in quelle stanze nessuno si nasconde che il caso Veneto, o meglio il caso Zaia, può innescare un processo di deterioramento o addirittura di esplosione degli equilibri di governo nel prossimo autunno o peggio nella primavera del 2026, ad un anno dalle elezioni politiche. Agli strateghi della Meloni sono arrivati diversi inviti alla prudenza dai leghisti più attenti alla sopravvivenza del governo. L’ultimo ieri mattina. «Rischiate – è stato il messaggio di un esponente storico della Lega – di scivolare sulla classica buccia di banana. Una buccia che potrebbe rivelarsi fatale per l’esecutivo. Sentite a me: i veneti sono personaggi ingestibili, la Liga non la tieni»”.

Mentre rimane ancora il nulla di fatto per l’elezione da parte del Parlamento dei giudici della Corte Costituzionale, con Avvenire che denuncia in un editoriale lo stallo e “l’intollerabile inadempienza”.

Leggi anche: Separazione delle carriere, in cosa consiste la riforma nel segno di Berlusconi

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