Ddl “merito”, arriva l’ok del CdM al disegno di legge sul merito, il provvedimento passa all’esame del Parlamento. Ecco come le PA cambierebbero pelle
“Passiamo da un approccio ‘burocratico’ a uno per ‘obiettivi’ in cui contano i risultati raggiunti”. Con queste parole il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha illustrato il nuovo ddl “Merito”, che ha ricevuto l’ok del Consiglio dei ministri ed è pronto adesso a sbarcare in Parlamento.
Già licenziato in via preliminare lo scorso 13 marzo e poi perfezionato in Conferenza unificata, il provvedimento ridisegnerebbe l’assetto organizzativo della Pubblica Amministrazione italiana, introducendo un sistema di misurazione e valutazione delle performance, accompagnato da percorsi di carriera e trattamenti retributivi progressivi legati ai risultati concreti. Le novità riguardano tutte le amministrazioni centrali e periferiche – Regioni, province e comuni, comprese le autonomie speciali – con l’obiettivo di valorizzare il merito e la leadership dei dirigenti pubblici.
DDL MERITO: DALLA BUROCRAZIA AGLI OBIETTIVI
Il cuore del ddl è il superamento del modello tradizionale, basato su procedure formali e anzianità, in favore di una logica orientata agli obiettivi. Ogni dipendente sarà chiamato a una valutazione puntuale delle attività svolte, con indicatori chiari di efficacia, efficienza e qualità del servizio.
La misura delle performance includerà anche comportamenti organizzativi e capacità di leadership, riconoscendo un ruolo attivo ai dirigenti nel creare ambienti di lavoro dinamici.
COME VALUTARE LE PERFORMANCE NELLE P.A.
Per la prima volta assume pieno rilievo un sistema integrato di valutazione, articolato in 4 step: fissazione degli obiettivi, concordati annualmente tra dirigente e valutato; monitoraggio periodico con strumenti digitali e report intermedi; una verifica finale basata su risultati quantitativi e qualitativi; feedback e sviluppo attraverso piani di formazione mirati per colmare gap e valorizzare punti di forza.
SVILUPPO DI CARRIERA PER I NON DIRIGENTI
Oltre al tradizionale concorso, il ddl introduce un percorso alternativo per il personale non dirigente. Ogni anno, fino al 30 % dei posti di dirigente di II fascia potrà essere riservato a funzionari con almeno 5 anni di anzianità (o 2 anni nell’area alta qualificazione), valutati sui risultati conseguiti negli ultimi cinque anni.
LA SELEZIONE E LA COMMISSIONE INDIPENDENTE
La promozione avverrà tramite bandi interni, con una commissione di sette membri: 4 dirigenti della stessa amministrazione, 2 professionisti esterni e 1 dirigente generale di un’altra amministrazione. L’incarico avrà una durata massima di 3 anni.
OSSERVAZIONE, LEADERSHIP E RINNOVO DELL’INCARICO
Una seconda commissione, sempre indipendente, seguirà per almeno quattro anni il neo-dirigente, verificandone i risultati e la capacità di guidare il team. Solo in caso di valutazione positiva l’incarico potrà consolidarsi definitivamente, premendo sulla qualità della leadership e sulla capacità di innovare i processi.
L’ESTENSIONE ALLE AUTONOMIE LOCALI
Le nuove regole si applicheranno non solo alle amministrazioni centrali, ma anche a Regioni, province e Comuni, incluse le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano al fine di garantire uniformità di criteri e modalità di selezione su tutto il territorio nazionale.