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Ddl Zan, cosa ne sarà dopo l’intervento dei due Matteo?

Ddl Zan Matteo

Il Ddl Zan avvicina i due Matteo, Renzi e Salvini . Il PD teme un attacco a tenaglia. Tra i dem cresce l’insofferenza per la battaglia ideologica: nessuno, dicono, vuole finire bollito per un emendamento

“Alla fine la zampata del toscano è arrivata”, ci dicono al telefono esponenti del PD romano in tono sarcastico. Perché che Matteo Renzi si stesse muovendo nell’ombra, era chiaro a tutti. Soprattutto da quando aveva avvertito: “Attenzione al Senato, perché potrebbero mancare i numeri”. “Certo, mancheranno i suoi, di numeri”, dicono sempre dal Partito Democratico, con il tono di chi ha sopportato a sufficienza ma che nemmeno vorrebbe logorarsi sul Ddl Zan. “Un accordo si trova, se si vuole trovare…”

Il problema è che ormai per Enrico Letta quel disegno di legge è una bandiera: è quel “qualcosa di sinistra” di morettiana memoria che gli resta da spendere, stante il rapido affossamento da parte di Mario Draghi della sua proposta della patrimoniale sui ricchissimi per la dote ai giovanissimi. E così tra i dem serpeggia il timore che Letta tiri dritto, ma, per quanto riformatori, nessuno di loro vorrebbe sfasciarsi sul Ddl Zan.

Matteo Renzi, dalle colonne di Repubblica, dice e ripete di voler salvare il Ddl Zan: “Siamo gli unici a volerlo salvare. L’ipocrisia di chi urla sui social ma sa che al Senato non ci sono i numeri è la vera garanzia dell’affossamento della legge. Se andiamo sotto su un emendamento a scrutinio segreto, questa legge è morta e ne riparliamo tra anni. E quanti ragazzi gay soffriranno per la mancanza di questa legge? Voglio evitare questo rischio. Ma per fare le leggi servono i voti dei senatori, non i like degli influencer. Chi vuole una legge trova i numeri, chi vuole affossarla trova un alibi”.

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La sua proposta di ritirare i commi più invisi al Vaticano sull’identità di genere, la sensibilizzazione nelle scuole e le aggravanti ha subito solleticato il centrodestra. Non solo Forza Italia, ma anche l’altro Matteo, Salvini, sarebbe disposto a votare un Ddl Zan così emendato. Entrambi, del resto, sono a caccia dell’elettorato moderato e cattolico. “Ma non sarebbe più il Ddl Zan – continuano dal PD – bensì una revisione della norma Scalfarotto”. “Il Pd – replica Renzi sempre da Repubblica – deve decidere: vuole una bandierina anche a costo di condannare una generazione di ragazze e ragazzi gay a non avere tutele o preferisce una legge? Io non avrei dubbi. E vero che per tanti anni i dirigenti dem hanno preferito il consenso identitaria al compromesso politico: infatti fino a che non sono arrivato io, nessuno ha fatto la legge sulle unioni civili. Proponiamo di votare gli emendamenti di Scalfarotto, non quelli di Pillon”.

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