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Decreto flussi: come funziona e chi decide chi entra in Italia

Decreto Flussi

Decreto Flussi: una percorso a ostacoli e una speranza per circa 83 mila persone. Il ruolo delle Questure e le novità introdotte dal Governo Meloni: prima i residenti in Italia

Sono 82.705 i permessi di lavoro messi a bando dal decreto flussi 2022. I cittadini extracomunitari interessati dovranno partecipare al click day fissato al 27 marzo. Quest’anno 44.000 ingressi sono riservati ai lavoratori stagionali, 38.705 unità ai lavoratori non stagionale e autonomo, di cui la stragrande maggioranza, 30.105 unità, assegnate ai settori dell’autotrasporto, dell’edilizia e turistico-alberghiero, nonché, novità di quest’anno, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale.

COME FUNZIONA LA GESTIONE DELL’IMMIGRAZIONE REGOLARE

Nel nostro paese l’immigrazione dei cittadini stranieri non appartenenti all’Unione Europea è regolata attraverso il principio delle quote programmatiche. Ogni anno il Governo, sulla base della necessità di manodopera interna, attraverso il decreto flussi stabilisce il numero di stranieri che possono entrare nel nostro Paese per motivi di lavoro. I flussi migratori sono gestiti attraverso tre documenti:

  • il documento programmatico triennale relativo alla politica dell’immigrazione e degli stranieri,
  • il decreto sui flussiche stabilisce ogni anno, in base alle indicazioni contenute sul documento programmatico, le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per motivi di lavoro.

Precedentemente c’era anche un decreto sugli ingressi degli studenti universitari, successivamente rimosso dal decreto-legge 145/2013 – che ha liberalizzato l’ingresso degli studenti residenti all’estero eliminando il tetto annuale sui visti per motivi di studio.

Il decreto circoscrive anche  i Paesi dai quali potranno provenire i migranti: si tratta esclusivamente di Paesi che hanno stipulato o che stipuleranno con l’Italia accordi di cooperazione sulla migrazione.

IL DOCUMENTO PROGRAMMATICO

In realtà il documento programmatico è stato emanato in versione triennale solo per il triennio 2004 – 2006, successivamente, dal 2007, la programmazione dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari è effettuata, solo in via di programmazione transitoria che ha il vantaggio di essere più veloce e di non avere la necessità di passare per il parere delle Camere. Tale scorciatoia ha anche un limite: non si possono superare le quote stabilite nell’ultimo decreto emanato, per questo il numero di lavoratori stagionali e non previsti per ogni anno è costantemente calata dal 2010 in avanti. Questo vincolo è stato eliminato solo nel 2020.

LA STORIA DEL DECRETO FLUSSI

Il decreto flussi fu introdotto 25 anni fa dalla Legge Turco – Napolitano.  Il numero di cittadini ammessi dal decreto flussi varia di anno in anno. Il dato più alto di sempre si registrò nel 2006 (governo Prodi) con circa 250mila ingressi, nel 2007 gli ingressi furono 237.175 e 68.674 stagionali. Poco prima, nel 2003, gli ingressi erano stati 79.500 (di cui 68.500 stagionali), nel 2004 115mila e 500 (50mila stagionali) e nel 2005 179mila (45mila stagionali). Dal 2012 si è assistito a una forte riduzione degli ingressi certificati di lavoratori, passando dai 47.650 del 2013 (con 30mila stagionali) fino ai 30.850 del 2018 (18mila), dato rimasto pressoché immutato fino al 2020.

CHI ELABORA IL DECRETO FLUSSI: IL RUOLO DEL DIPARTIMENTO PER IL COORDINAMENTO AMMINISTRATIVO

Il decreto flussi è un atto della presidenza del Consiglio dei ministri che svolge un ruolo di coordinamento tra le amministrazioni competenti in materia di immigrazione: il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il cui responsabile è Antonio Tajani, il Ministero dell’interno, al cui vertice c’è Matteo Piantedosi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in capo a Marina Elvira Calderone, e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Lollobrigida. A supportare il governo in materia di immigrazione, come stabilite dal Testo Unico in materia di immigrazione, c’è il Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo, a capo del quale c’è la dott.ssa Elisa Grande.

COME FUNZIONA IL DECRETO FLUSSI

La procedura richiede un’attivazione diretta del datore di lavoro che deve presentare richiesta di nulla osta al lavoro subordinato, nelle date previste dal decreto, specificando il tipo di offerta lavorativa e il futuro domicilio del lavoratore. Il datore di lavoro può presentare domanda online allo sportello Unico per l’immigrazione, sulla piattaforma presente sul sito del ministero dell’Interno.

CHI DECIDE QUALI ISTANZE ACCETTARE: IL RUOLO DELLE QUESTURE

A questo punto la palla passa al Ministero dell’Interno che effettua le dovute verifiche. In questa fase il Viminale coinvolge la Direzione Provinciale del Lavoro e l’Ispettorato Territoriale del Lavoro che verificano le condizioni contrattuali contenute nella richiesta, sia la Questura, che verifica eventuali irregolarità. Se la documentazione è regolare, lo Sportello Unico, emette il nulla-osta per l’assunzione.

NOVITÀ: PRIMA I RESIDENTI IN ITALIA

Da quest’anno c’è una novità. I datori di lavoro potranno chiedere di assumere lavoratori extracomunitari solo se dimostreranno di aver cercato prima di impiegare lavoratori residenti in Italia. I datori di lavoro devono inviare una “richiesta di personale” presso il Centro per l’Impiego competente, attraverso l’invio di una “richiesta di personale” al Centro per l’Impiego. Il modulo editabile può essere scaricato dal sito dell’Anpal.

IL PERCORSO AD OSTACOLI PER IL NULLA OSTA

Quindi alla richiesta di nulla osta si può accedere solo se entro 15 giorni dalla richiesta il Centro per l’Impiego non risponde, il lavoratore segnalato dal Centro per l’Impiego per il datore di lavoro non è idoneo al lavoro offerto, oppure il lavoratore inviato dal Centro per l’Impiego non si presenta, salvo giustificato motivo, al colloquio di selezione.

IL SUPER LAVORO PER LE QUESTURE

La mole di lavoro che finisce sulle spalle dei dipendenti del Ministero dell’Interno è dunque ingente. Tra l’altro sono da poco scaduti i contratti di 1.200 lavoratori in somministrazione, inseriti a supporto degli uffici del Viminale fino al 31 dicembre scorso. Secondo i dati del ministero dell’Interno, a fronte di una necessità di 22mila persone in organico, oggi ce ne sono 15.975. “La carenza di personale negli uffici del ministero dell’Interno oscilla intorno al 30% degli organici previsti – dice Adelaide Benvenuto, coordinatrice nazionale Fp Cgil -. I concorsi si stanno svolgendo, ma l’ingresso avviene in tempi lunghi rispetto alle esigenze”. A essere scoperto è anche il personale di polizia che opera nelle Questure: rispetto ai 113mila lavoratori in servizio prima della riforma Madia, oggi a vestire la divisa della Polizia sono 96mila persone.

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