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Vi racconto il pensiero di Casaleggio su Di Maio

Reddito Di Cittadinanza

I graffi di Francesco Damato sulle vicende interne al movimento 5 Stelle, e sul pensiero di Casaleggio su Di Maio 

Beh, questa volta sarà difficile ai vertici grillini, più o meno “elevati” che siano, per stare a una definizione dello stesso Beppe Grillo, il fondatore, animatore, rigeneratore e quant’altro, allontanare quanto meno il sospetto di una gestione, diciamo così, anomala di un movimento come quello delle 5 stelle. Attorno al quale ruotano, per la forza parlamentare conquistata nelle elezioni politiche dell’anno scorso, gli equilibri politici del Paese, come una volta accadeva per la Democrazia Cristiana. Alla cui “centralità”, come la definì nel 1972 l’allora segretario Arnaldo Forlani, esso è sorprendentemente subentrato conservandola anche a conclusione della crisi agostana di governo, una volta sconfitta la linea delle elezioni anticipate sostenuta inizialmente sia dalla Lega di Matteo Salvini, con i cespugli ormai di quello che ancora si chiama centrodestra, sia dal Pd di Nicola Zingaretti. Che poi, come Paolo sulla via di Damasco, avrebbe avuto la conversione.

Ormai di casa, diciamo così, al Corriere della Sera, che ha ospitato di recente un suo articolo, Davide Casaleggio vi si è lasciato intervistare telefonicamente dagli Stati Uniti. Dove ha un po’ dato il cambio, diciamo così, all’amico ministro degli Esteri e capo ancòra del movimento grillino Luigi Di Maio, che ne è appena partito per tornare alla Farnesina e lì incontrare ministri e sottosegretari pentastellati, giusto per dispiacere al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che dopo un incontro analogo aveva raccomandato con pubbliche dichiarazioni di non fare uso, o di farne uno parco, delle sedi istituzionali, dove le riunioni di partito, di corrente e quant’altro stonano un po’.

Casaleggio si trova negli Stati Uniti per partecipare, fra l’altro, ad un “evento” organizzato dal governo italiano nella sede delle Nazioni Unite dal titolo tutto inglese di “Digital Citizenship: Crucial Steps Towards Universal and Sustaineble Society”. Egli vi partecipa -ha precisato- “a sue spese” e come presidente dell’”Associazione Rousseau“, sulla cui piattaforma digitale si svolgono per il movimento grillino quelle che per gli altri partiti sono le riunioni delle direzioni, dei comitati centrali o simili, i congressi e quant’altro.

Ad un certo punto, com’era naturale che avvenisse, messa da parte la qualità di “professionista e rappresentante della società civile” più generalmente rivendicata da Casaleggio, l’intervistatore lo ha interrogato sulle vicende interne al movimento. Dove le tensioni certamente non mancano, dopo il repentino cambio di alleati al governo, come anche i problemi di Di Maio. Che è ormai talmente preoccupato, sorpreso, scandalizzato e quant’altro da quello che ha appena definito “il mercato delle vacche” parlando dei grillini passati o tentati di passare ad altri partiti, da avere posto sul tappeto del dibattito politico, e dei rapporti con i suoi nuovi alleati, il cosiddetto vincolo di mandato dei parlamentari: l’opposto di quanto oggi stabilisca la Costituzione e sia in un uso nella quasi totalità dei Paesi democratici. Multe ed espulsioni dalla Camera di appartenenza, o qualcosa del genere: questo dovrebbe essere il destino dei dissidenti dalle decisioni di turno dei vertici del partito nelle cui liste sono stati eletti.

Casaleggio non ha avuto un attimo o una parola di esitazione. Senza timore di allungare un’ombra, almeno, di sospetto sul rischio che qualcuno possa dubitare dell’esito scontato dei referendum digitali in arrivo per risolvere le controversie nel movimento, egli ha praticamente detto che Di Maio è e rimarrà saldamente al suo posto di capo, affiancato presto da “un team del futuro”. Così il presidente dell’”Associazione Rousseau” ha voluto definire il collegio dei 12 esponenti che dovrebbe consentire al ministro degli Esteri di aggiungere l’aggettivo “collegiale” alla sua gestione. Dodici, come si sa, erano anche gli apostoli di Gesù, compreso Giuda naturalmente.

Tutto è ormai scritto e scontato nell’organizzazione del movimento-partito di maggioranza relativa attorno al quale ruota la democrazia italiana. Rispetto alle elezioni e votazioni tradizionali, le consultazioni digitali hanno questo di buono: limitano le sorprese al minimo, o al massimo, come preferite.

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