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Dopo Petrocelli il cortocircuito di Ferrara, che fa mezzo passo indietro ma ricorda: “Tutto il Conte I era contro le sanzioni”

Gianluca Ferrara

Ancora un pasticcio tutto pentastellato in Commissione esteri. Dopo le polemiche, Ferrara si tira fuori, ma poi assicura: “Fossi presidente, sarei super partes”

“Se la mia critica del 2019 alle sanzioni contro la Russia in quanto dannose all’economia italiana sono la prova del mio essere filo-russo o filo-Putin, ricordo che questa era la linea ufficiale del governo italiano e della maggioranza dei parlamentari”. Dopo le accuse di essere filo-russo, il grillino Gianluca Ferrara ha dichiarato di non voler correre per la successione di Vito Petrocelli alla presidenza della commissione Esteri. Ma lo fa togliendosi qualche sassolino dalla scarpa e ricordando quanto fosse diversa, all’epoca del Conte I, la posizione dei grillini sulla Russia.

CONTE A DRAGHI: NON HA MANDATO POLITICO

Poi però precisa: “Le recenti parole del presidente Conte esprimono perfettamente la mia posizione, che è quella di tutto il M5S e che nulla hanno a che vedere con l’intollerabile e ingiustificabile posizione di chi strizza l’occhio alla Russia”. E questo perché, se nel 2019 il Movimento strizzava l’occhio a Putin, oggi deve al più limitarsi a puntare i piedi sulla questione delle armi a Kiev. Tema che il leader Giuseppe Conte non vuole mollare, come dimostrano le sue dichiarazioni a PiazzaPulita su La7: “Credo che dopo un terzo decreto di invio di armi a Kiev avremo già dato come Italia un contributo” sufficiente avendo “fatto la nostra parte”.


Ma intanto qualcosa deve essersi mosso anche all’interno del Movimento, messo fin troppo in imbarazzo dalle esternazioni e dai tweet in totale libertà dal senatore Petrocelli (che pure continua a far parte dei 5 Stelle, nonostante altri suoi colleghi fossero stati accompagnati alla porta per molto meno, più celermente), se è bastato evocare la partecipazione di Ferrara alla missione a Mosca dal 16 al 19 giugno 2019, proprio assieme all’ormai  ex presidente della commissione Esteri, per spingerlo a ritirarsi dalla linea di successione, definita  qualche ora prima persino “naturale conseguenza” dalla capogruppo pentastellata Mariolina Castellone.

FERRARA NON CHIUDE, SOCCHIUDE

“Nel rispetto dei valori del Movimento 5 Stelle che non brama a poltrone e per il bene della mia forza politica, data la macchina del fango che si è messa in moto nei miei confronti, scelgo di non candidarmi a presidente della commissione Affari Esteri del Senato”, chiude Ferrara.  Anzi, socchiude: “Se avrò mai l’onore e l’onere di ricoprire questo ruolo, a maggior ragione manterrei una posizione super partes di massima garanzia nei confronti di tutte le forze e le posizioni politiche”.

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