skip to Main Content

Draghi gioca al Mercante in fiera? Gli ambulanti: «Siamo stremati»

Ambulanti Materie Prime

“I mercati sono all’aperto, adottano le misure utili al contenimento del contagio, come il distanziamento, i percorsi obbligati e il contingentamento dei clienti, l’apertura dei banchi da un solo lato per evitare assembramenti, la sanificazione. Gli ambulanti sono anche disposti a fare di più”

 

Il presidente degli ambulanti toscani di Fiva (Federazione Italiana Venditori su Area Pubblica) – Confcommercio, Rodolfo Raffaelli, non ha dubbi: la sua categoria si gioca la sopravvivenza. “Fiere e sagre sono chiuse da un anno in tutta Italia, i mercati settimanali e di quartiere in zona rossa sono aperti solo per l’alimentare. E in Toscana ci sono province rosse da oltre un mese. Non ce la facciamo più a tirare avanti: se non moriamo di Covid moriamo di fame”.

Leggi anche: Confcommercio avverte Draghi: «Serve cambio di passo»

Una situazione che è identica nel resto del Paese: proprio ieri i mercanti ambulanti si sono riuniti di fronte alla Stazione centrale di Milano per protestare e chiedere un incontro col prefetto. “Chiediamo alle istituzioni, alla Regione prima di tutto poi al Governo, di riaprire i mercati in toto, anche per la parte non alimentare, indipendentemente dalla classificazione delle aree”, ha detto Raffaelli.

“I mercati”, ha invece sottolineato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, si svolgono all’aria aperta, adottano le misure utili al contenimento del contagio, come il distanziamento, i percorsi obbligati e il contingentamento dei clienti, l’apertura dei banchi da un solo lato per evitare assembramenti, la sanificazione. Gli ambulanti sono anche disposti a fare di più, pur di tornare al lavoro. Ma davvero non si riesce a comprendere come fare la spesa al mercato possa essere più pericoloso che farla in un supermercato della grande distribuzione, o utilizzare un mezzo di trasporto pubblico”.

“Il commercio ambulante” prosegue Marinoni, “conta meno di 13mila imprese in Toscana (12.826), delle quali solo 3.600 si occupano di prodotti alimentari e possono quindi continuare a lavorare senza restrizioni, mentre le altre sono soggette ai cambi di colore. Ai fieristi va anche peggio, perché gli eventi nei quali si sono specializzati non vengono organizzati più dal febbraio 2020. Resistere in queste condizioni è impossibile, anche perché si tratta di aziende per lo più fragili e poco capitalizzate, a conduzione familiare, dove il titolare ha investito i risparmi di una vita contando sul flusso di cassa per tirare avanti, pagare la merce e le spese, con margini di guadagno che già negli ultimi anni si erano molto ridotti. Ora che le entrate sono ferme, ma non le uscite, non sanno più che fare”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top