skip to Main Content

Draghi resti «whatever it takes». Chi chiede al premier di non andare via

Draghi Chiude Al Bis Nadef

Dai medici ai commercialisti, passando per gli avvocati e le piazze nate spontaneamente. Perfino i tassisti hanno smesso di protestare. Tutti chiedono a Draghi di restare

È senz’altro l’uomo più corteggiato d’Italia. Anzi, visto che appelli simili stanno piovendo dai quattro angoli del globo, del mondo intero. Tutti vogliono che Mario Draghi resti fermo dov’è, a Palazzo Chigi, a puntellare una struttura faticosamente costruita in appena 17 mesi, tanto è durato il suo esecutivo, e che ha saputo ridare credibilità al Paese. Ma non alla politica. Tutti questi appelli si susseguono proprio perché c’è la convinzione generale che i partiti politici non sarebbero nocchieri altrettanto bravi. Il mondo dell’economia, delle associazioni e perfino chi fino a ieri era in piazza contro Mario Draghi (come i tassisti) teme il ritorno dei politici. Vediamo chi si è mosso, tentando di comprendere se il presidente del Consiglio resterà sordo a queste istanze.

DALL’ASSOCIAZIONISMO ALLE UNIVERSITA’

Il mondo dell’associazionismo lancia un “appello al presidente del Consiglio Mario Draghi e alle forze politiche che l’hanno sostenuto affinché venga scongiurata una crisi di Governo”. Esprimendo “profonda e sincera preoccupazione”, sottolineano che “la drammaticità del momento e le tante domande di dignità della società non abbiano bisogno di una crisi perché ne uscirebbero ancora più compromesse”. Il documento è firmato da Acli, Arci, Azione Cattolica, Confcooperative, Cnca, Fuci, Gruppo Abele, Legambiente, Legacoop Sociali, Libera, Meic, Movimento Politico per l’Unità, ed è aperto ad altre sottoscrizioni. Dello stesso tenore una lettere inviata dai rettori al Corriere della sera: «Caro presidente Draghi, l’università ha bisogno di lei. Per questo vogliamo farle avere un rinnovato messaggio di stima» scrive il presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane Ferruccio Resta.

LA CARICA DEI SINDACI

Ha superato quota 1.800 il numero dei sindaci firmatari della lettera aperta per chiedere a Mario Draghi di restare al governo. Lo fa sapere il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo, tra i coordinatori dell’iniziativa con il sindaco di Firenze Dario Nardella insieme a quelli di Venezia, Milano, Genova, Bari, Bergamo, Pesaro, Asti, Ravenna, Roma. «Noi Sindaci – così nella lettera -, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità». «Auspichiamo che il presidente Draghi ascolti il nostro appello e accetti di rimanere alla guida del governo fino alla scadenza naturale del mandato, si tratta di otto mesi, non di un tempo infinito ma saranno otto mesi cruciali perché sono gli otto mesi che ci separano dal Def, mesi in cui dovremo fronteggiare il caro bollette, il caro benzina, la crisi energetica, un’inflazione crescente e dovremo completare tutta la parte d’impostazione e degli investimenti del Pnrr», ha aggiunto il sindaco di Torino.

LE PIAZZE PRO DRAGHI E IL PARTITO DEL PIL

Numerose poi le piazze a sostegno del premier, con manifestazioni improvvisate a Milano e a Roma; altrettanto numerose le raccolte firme: Italia Viva sostiene di averne raccolto 100mila in tre giorni, Il Sole 24 Ore circa 300. Il giornale di Confindustria ha infatti aderito agli appelli del “partito del PIL”, ovvero degli industriali.

«I consumi rallentano, l’inflazione cresce, il conflitto in Ucraina continua e preoccupa la prospettiva delle restrizioni monetarie. In questo contesto, la crisi politica rischia di ripercuotersi pesantemente su quella economica. Serve, invece, la guida di Draghi e un’azione di governo sempre più efficace per gestire al meglio le risorse del Pnrr, la legge di bilancio e le riforme strutturali che il Paese attende». Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando la congiuntura diffusa dalla Confederazione, che a luglio stima un calo dello 0,6% su giugno e una crescita nulla nel confronto annuo.

Nelle ultime ore persino i tassisti, pur avversando l’art. 10 del Dl Concorrenza che avvantaggerebbe Uber, hanno interrotto lo sciopero contro il governo nella speranza che prosegua la legislatura.

L’APPELLO DELLE PROFESSIONI

Si muovono anche gli ordini professionali, dagli avvocati ai sanitari (che temono un peggioramento della situazione in vista di nuove ondate autunnali) affinché Mario Draghi resti dov’è.  Un accorato appello è giunto dal Consiglio nazionale forense e dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. «La complessità della fase attraversata dal Paese – affermano in una nota la presidente degli Avvocati, Maria Masi, e il presidente dei Commercialisti, Elbano de Nuccio, – impone il massimo impegno da parte di tutte le forze politiche al fine di assicurare al Paese e ai cittadini il sostegno economico dell’Europa e il perseguimento di azioni necessarie per l’attuazione dei diritti, dell’economia e della ripresa sociale sostanziale e non meramente formale del Paese». «I professionisti e gli Ordini professionali – concludono – hanno investito molto in termini di risorse ed energie nel corso di questi difficilissimi anni non solo per salvaguardare le pur legittime aspettative delle rispettive categorie, ma anche per contribuire alla ripresa, per tutta la comunità civile, espletando molteplici attività “sussidiarie” e considerano davvero grave correre il rischio di sprecare ulteriore tempo e opportunità».

COSA HA DETTO LANDINI

«Ad oggi il Parlamento non ha sfiduciato nessuno per adesso, anzi ha votato la fiducia e c’è un Governo che è pienamente in carica. Si è determinata la necessità di una discussione politica che il Parlamento farà. Se vogliamo essere onesti questa fibrillazione si è aperta già dopo l’elezione del presidente della Repubblica e non si è ancora conclusa. Banalmente io penso, come abbiamo detto il 12 luglio quando siamo stati convocati dal Governo, che oggi è momento che il Governo e la politica diano delle risposte ai problemi che il Paese ha». Lo ha detto a Bari il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Noi non siamo in Parlamento, non siamo un partito, non siamo noi a poter decidere cosa fa il Parlamento – ha aggiunto Landini – . Noi ci misuriamo con i governi, del resto siamo già al terzo governo in questa legislatura e nella nostra autonomia ci sempre confrontati giudicando i governi per quello che fanno»

LE AGENZIE DI RATING RECENSISCONO BENE DRAGHI

«Le dimissioni di Mario Draghi da presidente del consiglio italiano dopo una spaccatura nel suo governo di unità nazionale annunciano una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate». Lo afferma l’agenzia di rating Fitch in una nota. «Le implicazioni di breve termine per la politica economica e di bilancio dipendono dagli esiti politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi», aggiunge l’agenzia di rating, sempre arcigna nei confronti del nostro Paese.

Sulla medesima lunghezza d’onda Moody’s secondo cui l’esito del voto di fiducia al Governo «è altamente incerto, ma i recenti eventi sono negativi per il credito e aumentano il rischio di elezioni anticipate». Anche se Draghi rimarrà premier, «l’attuazione delle politiche sarà più difficile in vista delle elezioni, in particolare per le politiche necessarie per sbloccare la terza rata dei fondi di risanamento dell’UE». Per Moody’s  «il governo potrebbe anche avere difficoltà a trovare un accordo sul bilancio 2023, che dovrà presentare alla Commissione europea entro ottobre, o su politiche per gestire i rischi legati alla dipendenza dell’Italia dal gas russo».

SANCHEZ: ABBIAMO BISOGNO DI LEADER COME DRAGHII

Non è la prima volta che Pedro Sánchez, primo ministro spagnolo, tesse lodi sperticate a Mario Draghi (si era già lasciato scappare che nei summit internazionali, mentre quando parlava Giuseppe Conte ci fosse brusio, quando toccava all’ex numero 1 della BCE «Calasse il silenzio e tutti prendessero appunti»). «L’Europa – ha scritto Sánchez in un articolo pubblicato sulla rivista Politico – ha bisogno di leader come Mario Draghi». Madrid insomma sostiene che l’Italia abbia «un ruolo cruciale» nella gestione di crisi come la pandemia di Covid e la guerra in Ucraina.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top