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Ecco come cambierà il reddito di cittadinanza. Parla il prof. De Masi

Domenico De Masi Reddito Di Cittadinanza

Cosa cambierà per il reddito di cittadinanza? Conversazione con il prof. Domenico De Masi

Il governo guidato da Giorgia Meloni si prepara ad apportare modifiche al Reddito di Cittadinanza. Le intenzioni della maggioranza, come promesso in campagna elettorale, vanno nella direzione di una sostanziale riduzione del beneficio al fine di limitarne la platea e tagliare gli assegni per reperire risorse da dirottare su altri capitoli della previdenza.

Tra le ipotesi al vaglio c’è la revoca del beneficio dopo la prima offerta di lavoro rifiutata e l’introduzione di un meccanismo che penalizzi i percettori del reddito di lunga data e che porti, dopo circa due anni e mezzo, al dimezzamento dell’assegno.

È un piano applicabile?

Lo abbiamo chiesto al prof. Domenico De Masi, sociologo e professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Prof. De Masi cosa ne pensa delle misure che il governo sta studiando per riformare il Reddito di Cittadinanza?

Al momento ci sono solo supposizioni perché non abbiamo ancora il testo né proposto né votato in sede di Consiglio dei Ministri. Abbiamo solo quello che ha detto la Premier Meloni nel corso del suo discorso al Senato. La Premier vuole conservare il sussidio per i pensionati in difficoltà, per gli invalidi e per chi è privo di reddito e ha dei figli minori a suo carico. Questi tre gruppi erano già ricompresi tra i beneficiari del reddito di cittadinanza nella precedente legge. Tenga conto che queste persone, sui 5 milioni di persone che percepivano il reddito, rappresentavano 3 milioni, quindi il grosso sarebbe conservato. Poi ci sono le persone che pur lavorando guadagnano talmente poco, che restano poveri. Di queste persone non parla affatto. Invece parla di quelli che possono lavorare, perché hanno le capacità fisica di farlo. Per queste persone si pensa di accompagnarle nella ricerca di un’occupazione. La legge precedente prevedeva che fintanto che non trovassero un’occupazione queste persone ricevessero il sussidio, la proposta del Governo invece taglia il sussidio.

Quindi è la montagna che partorisce il topolino?

Io prevedo che il Reddito di Cittadinanza resterà uguale a prima. Potranno modificare qualcosa, per esempio il numero di offerte di lavoro da rifiutare prima di perdere il diritto al reddito. Ma direi che, pur cambiando il nome, il Reddito di Cittadinanza resterà.

Resta una misura molto discussa.

Tutti i paesi dell’Ocse ce l’hanno, noi siamo stati gli ultimi ad averlo e con il sussidio più piccolo. I paesi dell’Ocse sono i 36 paesi più ricchi del mondo, noi siamo gli ottavi, quindi siamo tra i più ricchi dei ricchi. E un paese ricco non si può permettere di avere persone che muoiano di fame senza che lo Stato ci pensi. Lo Stato pensa a tante cose, ha dato il bonus all’edilizia, tanti aiuti alle banche, agli imprenditori, nessun paese può evitare che ci siano le briciole per chi muore di fame. Anche il nuovo governo dovrà avere qualche misura che somigli, anche se con piccoli ritocchi che la stampa enfatizzerà, al reddito di cittadinanza, magari sarà anche rafforzato. Forse cambieranno nome. D’altra parte il precedente governo aveva fatto una commissione presieduta dalla collega Chiara Saraceno che aveva stabilito che la misura andava bene e che erano necessari solo piccoli ritocchi.

Spesso si sottolinea che se il Reddito di Cittadinanza ha ben funzionato nell’offrire un sostegno ai bisognosi, lo stesso non si può dire per le misure di politica attiva.

In questo momento quante persone, sui 5 milioni e 700 mila poveri raggiunti dal Reddito di Cittadinanza, sono in condizione di lavorare?

Secondo i dati dell’Anpal sono poco più di 660mila.

Ecco il grosso è fatto da minori e pensionati. Questi 660mila non sono mica dei bocconiani o dei laureati alla Luiss. Sono barboni, persone senza fissa dimora, analfabeti, senza patente, difficilmente collocabili, persone che non lavorano da anni. A circa 370mila persone, tante in queste condizioni, è stata trovata un’occupazione. È tanto o poco? Non mi sembrano numeri che parlano di un insuccesso. Equivale alla forza lavoro di grandi aziende come l’Enel, la Fiat o la Telecom. Non sono affatto pochi, è un numero enorme. Vediamo cosa farà il prossimo governo, io credo che di questi 660mila tra un anno saranno stati ricollocati non più di 100mila. Ho letto che vogliono formare queste persone, benissimo ma nel frattempo cosa mangiano? Il problema del povero è che oggi non hanno da mangiare. Mentre gli si trova lavoro intanto gli si dà un sussidio per sopravvivere.

Ai 660mila occupabili rintracciati si devono aggiungere 173mila persone che lavorano, ma guadagnano così poco da avere diritto al sussidio. Come si contrasta il fenomeno dei working poor?

Con il salario minimo. Non deve essere possibile che in Italia si paghino le persone 4 euro all’ora facendole lavorare 11-12 ore al giorno anche il sabato o la domenica. Bisogna avere un salario minimo in modo che non ci siano persone sfruttate al punto da non avere da mangiare. Perché dietro ognuno di questi lavoratori ci sono le famiglie, i bambini, i genitori anziani.

È possibile riformare il Reddito di Cittadinanza anche se è attribuito ai nuclei familiari e non agli individui?

Si può anche attribuire agli individui. Sono stati preferiti i nuclei perché a volte gli individui da tutelare sono i bambini, e così si attribuiscono i sussidi ai genitori. In tutto il mondo è fatto così, comunque si può fare anche attribuendo ai singoli.

Prof. De Masi secondo lei è da attribuire al Reddito di Cittadinanza la difficoltà lamentata, per esempio da diversi ristoratori, di non riuscire a trovare manodopera?

Sarà sempre di più così e il reddito non c’entra nulla. Le faccio un esempio. Io vado in vacanza in costiera amalfitana, ci sono 12 paesi tutti turistici e pieni di alberghi. Tutti lamentano di non trovare personale. Ho chiesto a diversi albergatori secondo loro quale fosse la ragione di questa difficoltà e tutti mi hanno risposto che la ragione era il Reddito di Cittadinanza. Allora mi sono rivolto all’ufficio stampa dell’Inps per chiedere quante persone in costiera ricevessero il reddito in costiera. Sa quante persone sono?

No.

Sono quattro. Solo quattro persone mentre i lavoratori richiesti dagli alberghi in costiera sono migliaia.

Perché dice che sarà sempre più frequente non trovare manodopera?

Perché è meglio non lavorare. Meglio avere pochi soldi svolgere attività ricreative che svolgere lavori esecutivi. I lavori creativi saranno sempre più ambiti ma quelli esecutivi sono considerati flagelli, chi potrà fuggire lo farà. Lo scrissi anche in un libro del 2003 (n.d.r.”La fantasia e la concretezza. Creatività individuale e di gruppo” ed Rizzoli), si troveranno sempre meno lavoratori disposti a svolgere lavori esecutivi.

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