Elezioni europee: record di astensione per quella che dovrebbe essere una legislatura costituente. Intervista al prof. Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale presso l’Università Roma Tre.
Le ultime elezioni europee in Italia hanno fatto registrare il record di astensione. Mai così pochi elettori si sono recati al seggio per elezioni nazionali. Le urne hanno restituito un europarlamento che ha conservato una forte rappresentazione delle forze popolari e socialiste, un restringimento della compagine liberale e un rafforzamento dei gruppi di destra e più euroscettica.
Un risultato che rispecchia anche le preferenze dell’elettorato italiano. Nel nostro Paese spiccano due “casi” elettorali, quello del neofita Roberto Vannacci, campione di preferenza nella Lega, e quello, ancor più clamoroso, di Ilaria Salis, detenuta in attesa di giudizio nelle carceri ungheresi eletta tra le fila di Avs.
Delle ultime elezioni europee ne abbiamo parlato con il prof. Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale presso l’Università Roma Tre e avvocato cassazionista.
Qual è il dato più interessante che ci arriva dalle elezioni europee?
Secondo me i dati interessanti sono due. Il primo è l’astensionismo. Per la prima volta una elezione di livello nazionale non ha raggiunto il 50% degli aventi diritto. È un dato impressionante, significa che più di metà delle persone non pensa di andare a votare. Non crede sia utile. È preoccupante, non era mai accaduto. La forza democratica di questo voto ne esce svilita.
La seconda?
La seconda è la forza della soglia di sbarramento. Perché due liste, comunque accreditate, quella di Stati Uniti d’Europa e quella di Azione, sono rimaste lontane dalla soglia di sbarramento. Quindi abbiamo buttato milioni di voti senza avere rappresentanza.
Tra i partiti andati meglio c’è AVS e molto bene è andata di Ilaria Salis, candidata e detenuta in Ungheria. Cosa ne pensa di questa candidatura?
Il caso Salis è senz’altro una bandiera politica che ricorda il caso Tortora, il caso Negri.
Cosa succede a Ilaria Salis e la sua detenzione?
Adesso la procedura prevede che ci sia la comunicazione dei risultati elettorali dai singoli paesi verso il Parlamento europeo e, una volta che sarà pubblicata la lista degli eletti, Ilaria Salis avrà diritto a godere dell’immunità parlamentare. Questo istituto le consente di non essere assoggettato a misure restrittive della propria libertà personale e di recarsi al Parlamento europeo.
Il processo a Ilaria Salis si arresta?
No, ricordiamo che l’immunità non cancella il processo ma blocca la fase detentiva, il processo va avanti.
Quindi, nel caso in cui ci dovesse si dovesse arrivare a una condanna, sarà scontata successivamente? Una volta che sarà terminato il mandato?
Assolutamente. L’immunità parlamentare non cancella la condanna. Cancella, eventualmente, la carcerazione preventiva.
Com’è cambiato il Parlamento europeo emerso dalle ultime elezioni europee?
Sicuramente ci sono nuove maggioranze, nuovi partiti, nuove rappresentanze. È un parlamento bilanciato diversamente tra i diversi partiti e i diversi territori. Ora vedremo cosa succede con la Commissione. Ora inizia una nuova fase.
Quante possibilità ci sono che la Ursula von der Leyen conservi la presidenza della Commissione?
Le possibilità ci sono ovviamente. Non spetta a me capirlo perché è una questione politica. Però ci sono le possibilità. Mi pare che ci sia uno spazio nella maggioranza per farlo.
Secondo lei ci sono alternative valide al nome di Ursula von der Leyen?
Le alternative ci sono, i nomi sono tanti e possiamo arrivare addirittura di Mario Draghi.
Molti dei programmai elettorali hanno avanzato proposte di variare l’impianto istituzionale dell’Ue. Per esempio, intervenendo sul voto all’unanimità in seno al Consiglio.
Secondo me c’è un grande problema di ristrutturazione dell’impianto europeo. Andrebbero rivisti i trattati su tante cose, tra cui da cui il voto all’unanimità. Speriamo che il prossimo Parlamento europeo possa avviare una fase costituente perché, in fondo, sono circa una quindicina d’anni che noi non abbiamo ancora ben chiara quale immagine di Europa abbiamo.
Che impatto ha avuto la polarizzazione delle posizioni che abbiamo visto nel corso della campagna elettorale?
È stata una campagna elettorale fatta di nomi più che di idee o di partiti. Più o meno le forze in campo sono rimaste invariate. La coalizione di governo, bene o male, ha tenuto nel complesso. Hanno tenuto anche le opposizioni, più o meno, perché se andiamo a sommare i risultati vedremo che i numeri non sono cambiati molto. E questo è un dato interessante. I voti ormai si ripresentano uguali, a cambiare sono solo le ripartizioni.
Secondo lei il voto delle elezioni europee avrà un impatto sul piano delle riforme che ha previsto la maggioranza di Governo?
Gli esiti elettorali toccano sempre i bilanciamenti interni. In questo caso mi sembra che le forze della maggioranza abbiano tenuto. Quindi, secondo me, il governo al momento va avanti. Non vedo grandi discussioni, però la politica è sempre imprevedibile.