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“Moratti? Un’occasione persa per il centrosinistra”. Parla il sondaggista Renato Mannheimer

Mannheimer Regionali

Conversazione con il sondaggista e sociologo Renato Mannheimer sulle prossime elezioni regionali in Lazio e Lombardia 

Il prossimo 12 e 13 febbraio si terranno le elezioni regionali in Lazio e in Lombardia. I cittadini delle due regioni più popolose d’Italia, saranno chiamati a rinnovare i Consigli regionali e eleggere rispettivi presidenti di Regione. Il centrodestra si presenta unito in entrambe le regioni, sostenendo Attilio Fontana in Lombardia e Francesco Rocca nel Lazio. Spaccatura invece per il centro sinistra. In Lombardia il PD è alleato del M5S a sostegno di Pierfrancesco Majorino, mentre il Terzo Polo corre da solo per Letizia Moratti. Nel Lazio, invece, Pd e Terzo Polo hanno trovato l’accordo sul nome di Alessio D’Amato, ex assessore di Nicola Zingaretti, mentre il M5S ha proposto la conduttrice di Linea Blu Donatella Bianchi.

Al momento, stando alle ultime rilevazioni di Noto Sondaggi, è in vantaggio in centrodestra in entrambe le piazze. In Lombardia il 51,5% dei votanti si è espresso a favore di Attilio Fontana (Pierfrancesco Majorino al 29% e Letizia Moratti al 18%), nel Lazio a scegliere Rocca è il 46% degli intervistati (Alessio D’Amato al 35,5% e Donatella Bianchi al 16%).

Di tutto questo e dei temi che peseranno nel corso delle prossime elezioni regionali in Lazio e Lombardia ne abbiamo parlato con il sondaggista e sociologo Renato Mannheimer.

Gli ultimi sondaggi sulle elezioni regionali in Lombardia danno Attilio Fontana, il candidato del centro destra, in testa di circa 6 punti su Majorino e molto staccato da Letizia Moratti. Come ha fatto il Presidente della Lombardia a recuperare dal calo di popolarità patito durante la pandemia?

Non è cambiato niente, la popolarità di Fontana come persona era bassa perché è stato accusato di aver fatto nel corso del suo mandato degli errori, specialmente nella pandemia. Tant’è vero che ha dovuto mandare via l’ex assessore Giulio Gallera e chiamare al suo posto Letizia Moratti. Il legame con il suo partito, la Lega, è piuttosto saldo in Lombardia, e da tanti anni la Lega vince in Lombardia, soprattutto fuori da Milano. La Lega oppure il centrodestra. Quest’anno si prevede che ci sarà un po’ di spostamento di voti dalla Lega a Fratelli d’Italia ma sempre di centrodestra parliamo. Da tanti anni il centrodestra è maggioritario in Lombardia, lo era anche durante la pandemia, anche se la persona di Fontana è stata criticata.

Secondo lei la candidatura di Letizia Moratti ruba più voti al centrodestra o al centrosinistra?

Li ruba a entrambe le parti perché apre uno spazio di centro per il quale c’è un mercato potenziale più nelle città grandi, come Milano, che nei centri più piccoli. Certo è uno spazio che esiste ma non è sufficiente per vincere le elezioni, però ruba un po’ di voti agli scontenti del centrodestra e, secondo me, un po’ di più a sinistra.

Perché?

Perché la candidatura del PD, Majorino, ha una connotazione molto di sinistra e quindi la sinistra-centro, le persone di sinistra più orientate verso il centro, potrebbero andare verso Letizia Moratti. Qui però si colloca la questione del voto utile. I sondaggi di questi giorni che mostrano una Moratti perdente, terza, potrebbero spingere qualche elettore di sinistra a cambiare idea, e non scegliere più Letizia Moratti e tornare a sinistra pur di tentare di sconfiggere Fontana.

Secondo lei l’elettorato di centro-sinistra avrebbe potuto apprezzare un ticket PD-Terzo Polo con la candidatura di Letizia Moratti a presidente?

È difficile da dire ma io dico di sì perché in passato ha apprezzato candidature prese dal centro, anche dal centro-destra, dalle libere professioni. Secondo me è stata un’occasione persa per il centro-sinistra, l’elettorato avrebbe potuto apprezzarla e sarebbe stata una possibilità di vittoria.

Passando alle elezioni nel Lazio, qui non c’è stato l’accordo tra il PD e il M5S. Guardando le percentuali degli ultimi sondaggi sembrerebbe che un ticket avrebbe garantito la vittoria del centro-sinistra. La somma dei voti equivale alla percentuale che avrebbe ottenuto un candidato comune?

No, la somma non corrisponde mai a quello che emerge dalle urne, perché, naturalmente, alcuni elettori del PD non voterebbero un candidato comune con il M5S, e viceversa. Però sarebbe stata un’occasione che il centro-sinistra ha perso per mantenere il proprio governo nella Regione Lazio. Lì ci sono degli aspetti locali per i quali non si sono messi d’accordo.

Guardando al campo del centrodestra notiamo che ancora una volta hanno scelto un civico. Cosa può farci pensare?

Probabilmente non hanno trovato un politico che soddisfacesse tutti e si sono diretti verso un civico. 

Può aver inciso il commissariamento di FdI Lazio da parte della Premier Meloni?

Certo, sì, però tutto può aver inciso.

Vi sono temi di carattere nazionale che possono avere un effetto sulle elezioni regionali?

Sì. L’esistenza del Governo Meloni e il suo successo, a parte l’ultima settimana, porta a una probabile aumento dei voti per Fratelli d’Italia, specialmente in Lombardia. E questo è un tema importante, il sostegno per il Governo aiuterà il centro destra.

La fase congressuale che sta vivendo il Partito Democratico avrà qualche effetto sulle elezioni regionali?

Certo, perché la lunga e tormentata vicenda congressuale danneggia il PD e porta qualche fascia di elettorato a non votarlo. Certo che ha effetti, tutto a suo danno.

È da un po’ che si discute del “caro affitti” a Milano, come in altre grandi città italiane. Secondo lei questo tema troverà posto all’interno delle dinamiche elettorali in Lazio e Lombardia?

Non credo. È un tema importante ma prima di tutto è molto legato alla città di Milano, invece a votare è tutta la Lombardia. E poi la Regione ha poteri limitati su questo argomento. No, non credo che questo argomento sarà centrale.

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