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schlein, nuova strategia?

Elly Schlein ha cambiato strategia (come consigliato da Meloni)?

Sono tante (troppe, esagerate o no?) le dichiarazioni d’opposizione della leader del Partito Democratico in questi ultimi giorni. Dalle risposte ai casi La Russa e Santanchè alle tasse passando per il salario minimo. Un cambio di strategia comunicativa?

“Come si cambia per non morire”, canta Fiorella Mannoia. Parafrasando questo verso potremmo dire che è (o è stato) necessario uscire dal guado, fare capolino e iniziare a parlare, pur di non sparire. Sparire dietro al Movimento 5 Stelle, nel caso del Pd.

Elly Schlein, insomma, ha cambiato strategia e sta andando all’attacco?

NUOVA STRATEGIA PER ELLY SCHLEIN?

Basta andare sul suo profilo twitter e notare come dal 27 febbraio fino a inizio giugno i contenuti della prima segretaria donna del Pd si limitavano a retweet dei suoi colleghi, foto di incontri e poco altro.

Forse la svolta è stata stimolata dal presidente Lula, il leader brasiliano con cui Schlein si è incontrata il 21 giugno in occasione della visita a Roma. Erano passati pochi giorni da due appuntamenti che, come molto altro, hanno fatto discutere dentro e fuori dal Pd.

Da un lato, la manifestazione grillina a Roma a cui la stessa Schlein ha partecipato. Occasione in cui il guru del M5S Beppe Grillo aveva più o meno sarcasticamente invitato a formate brigate di cittadinanza per reagire al no del governo alla misura cardine dei pentastellati. Dall’altro, la direzione nazionale del partito trasmessa in streaming soltanto nella parte iniziale: quella della relazione della segretaria.

IL CONSIGLIO, SEGUITO, DI GIORGIA MELONI

Parlando al Forum della Masseria di Manduria con Bruno Vespa, la premier Giorgia Meloni aveva – era inizio giugno – consigliato a Schlein di stare tranquilla sul rischio autoritarismo dell’esecutivo targato FdI. “Il centrodestra è da sempre la coalizione che difende la libertà di cittadini, famiglie e imprese. Questo noi stiamo dimostrando e questo gli italiani lo capiscono”, aveva aggiunto la presidente del Consiglio. “Dopodiché non mi permetto di dare consigli all’opposizione, ai miei avversari, ma insomma se il nuovo corso del Pd è andare dritti sulla strada della strategia che li ha portati alla sconfitta elettorale… io non sono nessuno per dire di cambiare strategia”.

LA NUOVA STRATEGIA E LE PROPOSTE ECONOMICHE

Eccola, allora, la nuova strategia del Pd di Schlein: attaccare quasi quotidianamente il governo. Già al Festival dell’Economia di Trento a maggio, in realtà, erano partiti i claim anti-Meloni sul tema economico e fiscale: chi ha di più paghi di più, no al taglio del cuneo fiscale .

Temi delicati che si sono andati intrecciando in queste settimane con la proposta che prova ad unire le opposizioni: quella del salario minimo legale. Fissato a 9 euro e accettato da quasi tutti i partiti non al governo, tranne che da Italia Viva di Matteo Renzi.

Tra le opzioni presentate da Schlein in materia economica, c’è quella di una opzione alla tedesca sulle aliquote in un sistema progressivo. Sull’Irpef una proposta di equità “con l’eliminazione dei tanti regimi speciali e sostitutivi e l’organizzazione del prelievo sui redditi in un’ottica duale: in Irpef tutti i redditi di lavoro e per quelli derivanti dall’impiego di capitale una sola aliquota”.

IL CAMBIO DI TONI

In questo nuovo approccio sempre più verbalmente aggressivo da parte di Schlein c’è ovviamente la necessità di rispondere ai guai – o supposti tali – che stanno coinvolgendo diversi esponenti dell’esecutivo. Da Daniela Santanchè, ministra del Turismo, a Ignazio La Russa, passando per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

Senza dimenticare la questione Pnrr, con i ritardi sulla terza rata e le modifiche ai progetti che stanno mettendo in difficoltà il governo, a cominciare dal ministro Raffaele Fitto, e quella dell’autonomia differenziata con la rinuncia dei quattro saggi al comitato dei Lep. Ma neanche la grana della riforma della giustizia, né la vicenda dei flussi migratori.

Tutti temi che hanno visto intervenire la dem in questi giorni, lasciando un po’ nelle retrovie il suo competitor-alleato Giuseppe Conte. Spesso fossilizzato su pochi temi cardine del suo M5S.

Da ultimo, l’intervento di questa mattina sulla social card. Come riferito tra l’altro da Repubblica, Schlein ha commentato così: “Giorgia Meloni smantella l’unico strumento di protezione sociale, il reddito di cittadinanza, con una mano e poi offre una mancetta con l’altra, una cifra che insulta la dignità delle persone e non cambierà la vita di nessuna famiglia in difficoltà: i 382 euro della carta per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità corrispondono a circa 30 euro al mese, meno di un euro al giorno”.

SGUARDO AL 2024?

Anche la visita a Ventotene della scorsa settimana è stata occasione per ribadire attacchi al governo, a Meloni e Salvini.

Per Daniela Preziosi, giornalista di Domani, Schlein ha cercato di volare alto nella riunione sull’isola, concentrando anche lì la sua agenda sui problemi concreti da risolvere tanto in Italia quanto in Europa. E, appunto, cominciando a lavorare per il voto di Bruxelles del giugno 2024.

Come raccontato da Maria Scopece su questo giornale, la segretaria lavora a una lista capeggiata da donne per le elezioni europee. Da Lucia Annunziata a Cecilia Strada, senza trascurare i profili interni al partito come Diana De Marchi, Chiara Gribaudo e Laura Boldrini.

E, sempre su Policy Maker, abbiamo descritto la corsa a un federatore aperta tanto a destra quanto a sinistra. In quest’ultimo caso, il profilo primario sembra essere quello di Paolo Gentiloni.

COME INTERPRETARE QUESTA STRATEGIA

“Schlein non sta tentando di costruire una coalizione per battere Meloni, ma una strategia per incassare il massimo possibile di voti alle prossime europee, tenendo a distanza siderale qualunque competitor di minoranza, prosciugando le aree più contigue e rafforzando il ruolo del Pd come unico partito di sistema nel campo dell’opposizione”, ha scritto Linkiesta il 30 giugno.

Raccontando la linea schleiniana, decisa e quasi incurante del fortissimo insuccesso alle regionali del Molise, ma anche a distanza di sicurezza dal M5S e da Giuseppe Conte. Per scongiurare una deriva troppo movimentista, già contestata a più riprese dai riformisti. Soltanto tre giorni fa su La Stampa, Massimo Recalcati ribadiva la distanza tra massimalisti e esponenti più di centro. E allora, c’è da credere a tutto ciò?

 

 

– Leggi anche: Incognita FI e vertici FdI azzoppati, dalla Lombardia Salvini tenta la risalita

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