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Fase 2 anche per Conte?

Fase 2

I graffi di Damato sull’inizio della fase 2, tra l’ansia del governo e l’ottimismo sulle strade

La cosiddetta fase 2 dell’emergenza da coronavirus si è aperta col fiato sospeso del governo, condiviso o ispirato dalle centinaia di tecnici che in vario modo lo consigliano, ma con l’ottimismo  della gente comune. Così almeno sembra guardando tre foto prese in prestito dai giornali che le hanno pubblicate sulle loro prime pagine per dare un’idea del clima in cui è stata vissuta per  strada la vigilia, cioè l’ultima domenica della prima fase. Sono le foto di Ponte Milvio, affollato di romani in mascherina, sul Messaggero, di una pista ciclabile a Sanremo sul Secolo XIX e del lungomare di Bari sulla Gazzetta del Mezzogiorno.

Con una certa buona volontà potremmo inserire o attribuire al clima di ottimismo o fiducia anche la vicenda, rivelata dal Fatto Quotidiano, di un pranzo “di lavoro” con musica e risate festose svoltosi il 1° maggio su un terrazzo romano con la partecipazione di un collaboratore del  segretario del Pd Nicola Zingaretti, di un altro della ministra piddina Paola De Micheli e di una consigliere regionale del Lazio, sempre del Pd, interrotto dalla polizia su segnalazione dei vicini di casa. Tutto si è concluso con una multa di 400 euro ciascuno dopo un’animata discussione nella quale è volata  la solita frase imprudente e comica di qualcuno del “non sa chi sono io”. Che è stata aggravata dalla circostanza invocata dall’interessato  di avere contribuito più o meno direttamente a stendere almeno una parte dei 160 decreti di divieti e altre limitazioni emessi in tutta Italia in cento giorni, e contati con lodevole pedanteria su Repubblica da Sergio Rizzo.

Per tornare alla fase 2 dell’emergenza virale finalmente cominciata anche con le visite ammesse ai “congiunti”, non ancora agli amici, gli esperti valutano in 4 milioni e mezzo gli italiani che tornano al lavoro, disponendone ancora per fortuna dopo le prime misure. Chissà quanti altri però sono destinati a perderlo, il loro lavoro, per gli effetti prodotti dall’epidemia nata, secondo le  informazioni rilanciate dal segretario di Stato americano Mike Pompeo, nel laboratorio cinese di Whuan a causa di errori di ricerca pervicacemente nascosti dal governo di Pechino. Che “ne risponderà”, ha assicurato il ministro degli Esteri del pugnace Donald Trump.

Contemporaneamente il segretario alla Difesa americano Mark Esper in una intervista alla Stampa ha avvertito gli italiani, cioè il governo di Giuseppe Conte, che la stessa Cina e i russi con gli aiuti prontamente concessi per fronteggiare l’epidemia approdata da noi stanno cercando di condizionare un Paese che, non foss’altro per la sua collocazione geografica, non è certamente fra i minori dell’Alleanza Atlantica.

“Guerra fredda sul contagio”, ha scritto su Repubblica il nuovo direttore Maurizio Molinari, che è uno  specialista di politica estera con le sue esperienze di corrispondente dagli Stati Uniti e da Israele, prima di arrivare alla direzione della Stampa e di essere trasferito a Roma dall’editore ora comune dei due giornali, John Elkann.

Alla “guerra fredda” di Molinari si unisce quella “di carta”, come l’ha definita Il Giornale della famiglia Berlusconi anticipando in prima pagina la notizia dell’uscita imminente di un nuovo quotidiano ad opera dell’ormai  ex editore di Repubblica Carlo De Benedetti, ancora furente con i figli per averla venduta al nipote di Gianni Agnelli. Il nuovo giornale dovrebbe chiamarsi Domani ed essere diretto, salvo smentite, da Lucia Annunziata. Ma ad organizzare minutamente l’impresa sarebbe stato incaricato un giovane talento scoperto dall’ingegnere tra le sue residenze in Italia e nella Svizzera.

 

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