Alla vigilia del vertice dei ministri della Salute del G7, le Regioni hanno scritto una…
Freddo e pioggia, com’è andata la riapertura (all’aperto) di bar e ristoranti?
Tra temperature poco primaverili e alcuni dehors improvvisati ecco come sono andate le cose per bar e ristoranti nel primo giorno di riapertura
La tanto attesa riapertura di bar e ristoranti ha dovuto fare i conti con il meteo. Freddo e pioggia in diverse regioni della Penisola nel primo giorno delle nuove misure anti Covid che prevedono il via libera a pranzi, cene e aperitivi nei dehors dei locali. Ecco come è andata.
RISTORANTI PENALIZZATI
Nonostante il meteo e il coprifuoco delle 22, secondo i dati Coldiretti, circa un milione di italiani ha approfittato della riapertura dei ristoranti in zona gialla per andare a cena fuori dopo più di sei mesi di divieto. Non si tratta però di un numero confortante anche perché, come ha sottolineato Filiera Italia, la stragrande maggioranza dei ristoranti – penalizzati per la mancanza di spazio esterno da allestire per il servizio ai tavoli – non ha nemmeno aperto.
Il consigliere delegato dell’associazione, Luigi Scordamaglia, è rimasto invece sconcertato ma non stupito dalle conseguenze (prevedibili) delle limitazioni alle riaperture. Se i ristoranti al chiuso sono stati ritenuti pericolosi per la diffusione del virus, riflette il consigliere, resta difficile capire come non lo siano anche gli assembramenti che si sono creati all’aperto nel primo giorno di riaperture.
“Era facile da immaginare. Se si apre solo all’esterno con pochi tavoli, spesso ammucchiati, e si lasciano chiusi la stragrande maggioranza dei ristoranti con disponibilità di servizio al tavolo solo al chiuso dove, ricordiamolo, si genera l’85% del fatturato dei ristoranti italiani – ha lamentato Scordamaglia – non ci si può sorprendere se la tensione sale, invece che ridursi, per l’ingiustificata discriminazione fatta”.
UNA SCELTA DIFFICILE DA CAPIRE
Una decisione che secondo Filiera Italia va in senso esattamente contrario a quanto il Cts aveva raccomandato lo scorso febbraio, quando in un parere aveva chiarito che i ristoranti, molto più dei bar, possono garantire la sicurezza dei posti a sedere, evitando il consumo al banco e garantendo i distanziamenti previsti.
“E invece – prosegue Scordamaglia – ieri si è assistito alla massiccia apertura di bar con spazi improvvisati all’aperto e i ristoranti che avevano investito in sicurezza sono rimasti chiusi e secondo le previsioni, lo resteranno ancora per un mese”.
“Urgente – conclude Scordamaglia – anticipare le aperture dei ristoranti al chiuso e prevederle sin da subito per pranzo e cena o il settore della ristorazione di questo Paese, e con esso buona parte della filiera agroalimentare, finirà con il non ripartire più”.