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Giorgia Meloni porta la pace tra Calenda e Repubblica?

calenda repubblica

Dopo l’attacco della premier a Repubblica e alla sua proprietà, le repliche del direttore Molinari, del ceo di Stellantis e l’intervista. dopo quattro mesi, di Carlo Calenda sul quotidiano romano

Da mesi ormai il leader di Azione Carlo Calenda attacca la famiglia Agnelli-Elkann (che con Exor controlla il gruppo Gedi), le strategia del gruppo su Stellantis, il “conflitto di interessi” con la gestione di Repubblica e il mutismo di Landini e Schlein.

Lunedì sera la premier Giorgia Meloni, intervistata da Nicola Porro su Rete4, randella a sua volta Repubblica (rea, a suo dire, di aver titolato in prima pagina ‘L’Italia è in vendita’). Martedì mattina il direttore del giornale romano Molinari verga un editoriale ‘Chi ha paura di un giornale libero’, rispondendo alle accuse della premier. Sempre ieri è intervenuto anche l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, per ribattere alle critiche mosse all’azienda – prima dall’ex ministro Calenda e poi dal presidente del Consiglio- di essere sempre meno italiana.

Il risultato di tutto ciò? Dopo quattro mesi Calenda torna su Repubblica, con un’intervista odierna firmata dal vicedirettore Walter Galbiati. Che sia la fine di un periodo di forti frizioni tra le due parti è ancora prematuro parlarne, tanto che per evitare ‘equivoci’ Calenda oggi si è fatto intervistare anche dal Fatto quotidiano. Tra l’altro sempre ieri il leader di Azione su X aveva confutato punto per punto l’editoriale di Molinari (che citava anche Calenda).

Il punto è che sicuramente il duro attacco di Meloni ha spinto Repubblica a tendere una mano verso l’altro principale accusatore della famiglia Elkann. Un modo forse, anche in chiave politica, di riavvicinare Azione al centrosinistra.

COSA HA DETTO LA PREMIER MELONI A QUARTA REPUBBLICA (RETE4)

Quali sono state le parole usate da Giorgia Meloni, nell’intervista a Porro, che hanno scatenato la reazione del direttore Molinari e dell’ad di Stellantis? Eccole: «Ho letto una prima pagina di Repubblica che diceva: ‘L’Italia è in vendita’. Ora, francamente, che quest’accusa mi arrivi dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e ceduto ai francesi, hanno trasferito all’estero sede legale e sede fiscale, hanno messo in vendita i siti delle nostre storiche aziende italiane, non so se il titolo fosse un’autobiografia. Però – ha concluso – le lezioni di tutela dell’italianità da questi pulpiti anche no».

L’EDITORIALE DEL DIRETTORE DI REPUBBLICA MOLINARI

Qui, invece, un passaggio della replica del direttore di Repubblica nel suo editoriale: “Metodo e merito di queste affermazioni pubbliche descrivono una carenza di rispetto e comprensione per la libertà di informazione e dunque chiamano in causa l’ottemperanza da parte della presidente del Consiglio per un principio tutelato dalla Costituzione repubblicana, da cui dipende il corretto funzionamento della vita democratica”.

Per Molinari “Giorgia Meloni poteva smentire le nostre informazioni, poteva contestarci o correggere il loro contenuto come avviene in una normale dialettica nella cornice della libertà di informazione. Invece, anziché affrontare le notizie nello specifico, ha scelto di delegittimare il lavoro dei giornalisti di Repubblica, indicando nel nostro giornale un suo avversario politico”.

Poi il riferimento al leader di Azione: “Dispiace sinceramente che anche un leader dell’opposizione come Carlo Calenda abbia scelto di fare proprio lo stesso linguaggio ed approccio, al fine di svilire il nostro lavoro di giornalisti. Ignorando che le nostre pagine sono aperte, da sempre, anche alle opinioni sue e del suo partito”.

TAVARES: “CRITICHE DELLA POLITICA? INGIUSTE VERSO I DIPENDENTI”

Dallo stabilimento di Atessa in Abruzzo, dove è iniziata la produzione dei nuovi veicoli commerciali di grandi dimensioni con l’obiettivo di diventare leader globali, ieri il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares non si è tirato indietro di fronte alle polemiche e ha rilanciato accusando il governo di ritardi negli incentivi per l’elettrico che hanno fatto perdere volumi a Mirafiori dove si produce la 500e. «Abbiamo più di 40.000 dipendenti in Italia – ha puntualizzato – che lavorano molto duramente per adattare l’azienda alla nuova realtà. Sono pieni di talento. Non credo che i dipendenti italiani abbiano apprezzato questi commenti, Non credo che sia corretto nei loro confronti».

L’INTERVISTA DI CALENDA A REPUBBLICA

«Io non ho niente a priori contro Repubblica, non condivido gli attacchi di chi ricopre cariche di governo contro i giornali, ho sempre detto che Landini e Schlein non parlano di Stellantis per tenersi buona Repubblica. Sul rapporto tra il giornale e la vicenda Stellantis ho le mie riserve. C’è stato un effetto Repubblica sulla sinistra italiana dopo l’acquisto degli Elkann, perché Schlein e il sindacato italiano non parlano più di Stellantis. Landini ha ammorbidito i toni in maniera incredibile».

In che senso non parlano più di Stellantis? «Quando Marchionne comprò Chrysler, Landini lo criticò tantissimo sebbene la produzione fosse del 30% più alta. E non credo che i toni di Landini dipendano da voi, ma da come si pongano il sindacato e la sinistra di fronte al fatto che Elkann è diventato azionista del giornale».

LE CRITICHE DI CALENDA A LANDINI E SCHLEIN

Le sue obiezioni sono nei confronti di Landini? «Il punto oggi è che non c’è nessuna chiarezza e siamo mantenuti in uno stato di voluta non chiarezza su quello che sarà il futuro in Italia del gruppo Stellantis, non un mercato qualsiasi, perché le assicuro che la Francia non viene trattata così, ma viene considerato come il mercato della casa madre. Se l’approccio di Tavares è dire l’Italia è uno dei milioni di mercati che abbiamo e l’azienda deciderà anno per anno sugli investimenti, faccio notare che non è quello che è stato detto quando è stata fatta l’operazione con Peugeot. Qualcuno deve venire a spiegare quali sono gli investimenti previsti in Italia, su quali modelli, in quale arco temporale e con quale ricaduta occupazionale. Qual è il piano per Italia? Sono diversi dalle assicurazioni rilasciate? E lo devono fare perché ai tempi dell’operazione hanno ricevuto una garanzia pubblica».

IL VALORE DEI GIORNALI SECONDO CALENDA: “ORMAI SONO STRUMENTI DI MARKETING E LOBBYING”

Interessanti poi alcuni passaggi dell’intervista di Calenda al Fatto quotidiano. Alla domanda sul perché famiglie come gli Elkann hanno bisogno di servirsi di quotidiani, peraltro blasonati, come Repubblica, il leader di Azione ha risposto: «Perché i giornali ormai non costano più molto e quindi diventano degli strumenti vantaggiosi per un’attività di lobbying». Sta dicendo che possono essere rubricati alla voce “marketing”? «Sì, il valore dei giornali è talmente sceso che diventa un affare acquistarli per farli divenire una voce delle “Relazioni istituzionali” di un’azienda. Si pagano meno di costose campagne di marketing».

Amen.

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