Famiglia, Pensioni, lavoro, fisco, sanità, difesa: questi i principali settori toccati dalla manovra economica approvata…
La premier Meloni tra la guerra ibrida della Russia e quella in Medio Oriente
La premier Meloni alle prese con le polemiche sulle confessioni strappatele dai due comici russi mentre tra Israele e Hamas la guerra continua, coinvolgendo anche i fedeli
Dovevano essere ridotti male in Russia a settembre, prima che i terroristi palestinesi regalassero a Putin la guerra di distrazione in Medio Oriente, se al Cremlino e dintorni avevano dovuto ricorrere ai comici per cercare di cogliere in fallo i leader occidentali. E riuscendovi in parte con la premier italiana Gorgia Meloni per le confessioni di “stanchezza” strappatele sulla durata e sull’andamento del conflitto in Ucraina.
Confessioni naturalmente molto apprezzate in Italia dal Fatto Quotidiano e simili, sorpresi più di un anno e mezzo fa dalla resistenza di Volodymir Zelensky, che grazie a Mosca è diventato da un comico prestato alla politica del suo paese, un po’ come in Italia Beppe Grillo prima che si sgonfiasse e diventasse un consulente retribuito di Giuseppe Conte, in uno statista, anzi in un eroe dell’Occidente. Non c’è comico russo o d’altra nazionalità, impostore come ha gridato la Meloni, travestito in qualsiasi modo, da africano o cinese, che possa smentire questa realtà. E tanto meno liberarsene.
LE RIFLESSIONI DEI FEDELI SULLA GUERRA TRA ISRAELE E HAMAS
Ma quello che voglio raccontarvi adesso non è uno scherzo. E’ il commento vero di un fedele personalmente colto all’uscita da una chiesa romana che, sentendosi come in una piazza di quelle che abbiamo viste in questi giorni con cartelli anti-israeliani e la stella di David affiancata alla svastica nazista, ha esortato i vicini a vedere “una lezione a Israele”- testuale – il discorso evangelico delle Beatitudini letto durante la messa dal sacerdote. “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”, dice il passo del Vangelo secondo Matteo che secondo lo sconosciuto condannerebbe all’inferno, come ignobili operatori di guerra, gli ebrei impegnati a difendersi da Hamas.
SE “PER OTTENERE LA PACE SI DEVE FARE LA GUERRA”…
Ebbene, grazie alla memoria rinfrescatami qualche giorno fa dal mio amico Mario Sechi in un editoriale su Libero, vorrei ricordare in questo giorno di celebrazione dei defunti a quel manifestante in differita dopo la messa di Ognissanti il passaggio di una lettera di Sant’Agostino – ripeto, Sant’Agostino – all’ambizioso e carismatico comandante romano Bonifacio. “Non si cerca la pace – egli scrisse – per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace. Sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu sconfiggi”.
Impedendo nel nostro caso, in questo disgraziatissimo autunno del 2023, ad Hamas di continuare a fare la guerra a Israele, e fare ammazzare più ebrei possibili anche oltre il loro Stato, nascondendosi a Gaza, con tutti gli arsenali bellici e gli ostaggi con cui ricattare il mondo, sotto le strade, le piazze, i mercati, i campi profughi, gli ospedali , le scuole, le chiese e la case dei palestinesi, ridotti così alle condizioni della schiavitù da chi pretende di rappresentarli e difenderli.