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“Amministratori del sud contro l’autonomia differenziata? Polemiche pretestuose”. Parla Marsilio

Autonomia Differenziata Marsilioabruzzo

Conversazione con il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio (FdI) sul tema della riforma dell’autonomia differenziata

Lo scorso 2 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni. La “riforma Calderoli” riguarda le Regioni a statuto ordinario e vuole consentire alle Regioni di richiedere maggiore autonomia soprattutto nelle materie che, attualmente, sono relative alla legislazione concorrente (come elencate dall’articolo 117 della Costituzione). Andiamo a vedere cosa ne pensa Marco Marsilio (FdI), dal 2019 presidente della Regione Abruzzo.

Abbiamo bisogno dell’autonomia differenziata? Quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi?

Il territorio italiano è molto variegato e ha bisogni diversi, con tradizioni specifiche. Questa è una ricchezza che, se viene valorizzata nella maniera giusta e corretta produce risultati positivi.

La riforma dell’autonomia differenziata si pone nella scia della riforma costituzionale del titolo V del 2001. Secondo lei su quali aspetti si dovrebbe intervenire per modificarla?

La riforma del Titolo V fu una sciagurata riforma voluta dai governi di sinistra che ha prodotto finora uno sterminato contenzioso fra lo Stato e le regioni, incertezza dell’attribuzione dei poteri. Quindi io pure su questo spero che ci sia il modo e il tempo di inserire questa riforma in una riforma più complessiva dei rapporti fra Stato e regioni.

Secondo lei quali sono gli aspetti sui quali si dovrebbe intervenire per evitare effetti disgregativi?

Ne dico tre. Un adeguato e robusto fondo di perequazione, investimenti più decisi nella politica di coesione e la determinazione preventiva e seria dei livelli essenziali delle prestazioni, con adeguato finanziamento dei costi standard e dei fabbisogni.

Numerosi amministratori del Sud hanno scritto al Presidente Mattarella preoccupati per le ripercussioni che ci potrebbero essere. C’è il rischio che questa riforma favorisca il sudo oppure i territori, come per esempio i territori montani?

No, guardi, io finora io finora vedo il rischio che qualcuno strumentalizzi questi temi per ragioni di partito, perché non ho visto questi cortei di petulanti firmaioli quando la stessa riforma la portava avanti il Partito democratico che ha fatto la riforma del Titolo V o quando, appunto, i suoi presidenti di Regione, come Bonaccini, inseguivano seguivano Zaia e Fontana nella richiesta dell’autonomia. E lo facevano anche al sud.

Quindi è una protesta pretestuosa?

Io vedo molta strumentalità nel dibattito. Poca una discussione di merito, vedo un atteggiamento di pregiudizio che obbedisce alle solite logiche di schieramento.

Secondo lei è rischioso che i Lep siano definiti attraverso una cabina di regia con un Dpcm?

Non vedo perché come dovrebbero essere definiti altrimenti?

Chi critica questa scelta preferirebbe una discussione parlamentare.

La discussione parlamentare esiste sempre, perché le commissioni parlamentari hanno sempre titolo per intervenire, indirizzare, fare emozioni, risoluzioni. Esiste una commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale che nasce dalla riforma Calderoli. È quella sede nella quale si discutono questi aspetti dell’attuazione della riforma che prevede il superamento della spesa storica verso i fabbisogni, ai costi standard. Ci si dovrebbe interrogare sul fatto che per 10 anni di governi guidati, o sostanzialmente sostenuti dal centrosinistra e dal Partito Democratico in particolare, questa strada non è stata percorsa.

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