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Gli intoppi giallo-rossi per Conte

Crisi Di Governo

Conte è tornato al punto di partenza, prima del successo a Bruxelles

Oddio, si era capito subito che, tornato a Roma, Giuseppe Conte avrebbe dovuto faticare a gestire il successo personale e politico ottenuto al lungo Consiglio Europeo più ancora di quanto avesse dovuto fare a Bruxelles per conseguirlo grazie all’appoggio della cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma non si poteva immaginare che le difficoltà sarebbero state tante e così rapidamente esplose, per cui la situazione del presidente del Consiglio è tornata ad essere debole come prima.

Nel Parlamento europeo chiamato a pronunciarsi sulla conclusione del vertice e sul varo del cosiddetto “Recovery fund”, che farà affluire 209 miliardi di euro di soccorsi all’Italia, i grillini hanno ricevuto da Roma l’ordine di votare con i leghisti per un emendamento alla risoluzione contrario all’uso anche del cosiddetto fondo salva-Stati per il potenziamento del sistema sanitario. L’emendamento è stato bocciato, sfortunatamente per i grillini. Che ora si trovano a fronteggiare a Roma l’iniziativa rafforzata del Pd per l’uso di quel prestito di 37 miliardi che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, del Pd, ha indicato come necessario per “ragioni di cassa” anche ai fini dello sforamento al bilancio per 25 miliardi appena proposto dal governo alle Camere. E che al Senato non potrà materialmente passare senza l’appoggio almeno della componente berlusconiana dell’opposizione di centrodestra. Il Pd insomma continua a rivolgere ai 37 miliardi del Mes, acronimo del meccanismo europeo di stabilità, quell’”attenzione morbosa” lamentata da un Conte che ha paura di scontrarsi col movimento grazie al quale si trova a Palazzo Chigi.

L’allineamento ritrovato nel Parlamento europeo fra grillini e leghisti smentisce clamorosamente l’analisi fatta dal ministro pentastellato degli Esteri Luigi Di Maio a commento dei risultati ottenuti a Bruxelles da Conte. Che avrebbe raccolto i frutti della svolta impressa l’anno scorso proprio dai grillini, e proprio al Parlamento europeo, partecipando alla maggioranza formatasi attorno alla nuova presidente della Commissione di Bruxelles, la tedesca Ursula von der Leyen. Che, dal canto suo, si è fatta appena sentire con una intervista nella quale ha ammonito che “ora tocca all’Italia” saper usare la “solidarietà” finanziaria ottenuta dall’Unione, anche col prestito per il sistema sanitario.

Con quell’analisi dei risultati del Consiglio Europeo Di Maio si è praticamente data la zappa sui piedi, una volta che gli europarlamentari grillini si sono ritrovati con i leghisti fuori o contro la “maggioranza Ursula”, come usa chiamarla l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, contento peraltro di potervi includere Berlusconi anche per le prospettive romane.

Gli altri nodi che si stanno stringendo al collo di Conte in Italia riguardano la cosiddetta regìa per l’uso dei fondi europei per la ripresa, nella quale il presidente grillino della Camera Roberto Fico ha chiesto di coinvolgere il Parlamento, senza lasciarsi precedere stavolta dalla presidente del Senato, e la nuova legge elettorale. Che per la dissociazione dei renziani non approderà più nell’aula di Montecitorio né il 27 luglio né il 4 agosto, quando avrebbe voluto il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Al quale rimane solo la soddisfazione di un bel titolo in rosso del Foglio a sostegno generoso e forse un po’ intempestivo della sua “miracolosa” leadership.

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