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Green Pass, perché il Garante Privacy teme le false app Verifica C19

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Queste false app Verifica C19, sviluppate anche in altri Paesi, fa sapere l’Autorità di controllo, consentono a chi le scarica, inquadrando il QR Code, di leggere dati personali come nome, cognome, data di nascita, ma perfino dosi o tamponi effettuati

Un proliferare di false app Verifica C19, il software  sviluppato dal Ministero della Salute per il tramite di SOGEI, la società dietro a Immuni, e usato quotidianamente per il controllo del green pass a chi accede in bar, ristoranti e pure sul posto di lavoro. L’App originale, disciplina la legge, può essere utilizzata solo dai soggetti “verificatori”, ovvero soggetti deputati al controllo delle Certificazioni verdi COVID-19, che erogano servizi per fruire dei quali è prescritto il possesso di tale certificazione e gli organizzatori di eventi ed attività per partecipare ai quali è prescritto il possesso della medesima certificazione, nonché i pubblici ufficiali nell’esercizio delle relative funzioni. È stata studiata in modo da garantire la privacy dei soggetti controllati, tanto al momento della verifica dei dati, quanto nello stoccaggio degli stessi.

Così non è però per le decine e decine di false app Verifica C19 che hanno iniziato ad apparire sugli store degli smartphone. In tutto per tutto simili, o quasi, al software governativo, traggono in inganno chi le scarica per lavoro, che potrebbe rendersi complice involontario della sottrazione e smercio dei dati che queste app fasulle potrebbero sottrarre e spedire nel Deep Web, magari con scopo di ricatto o per lo sviluppo di Green Pass falsi. Tutto è possibile, tant’è che anche il Garante della Privacy ha deciso di indagare.

Il Garante per la protezione dei dati “mette in guardia tutti gli utenti dallo scaricare queste app, che trattano dati in violazione delle disposizioni di legge, le quali stabiliscono che è l’App VerificaC19, rilasciata del Ministero della Salute, l’unico strumento di verifica delle certificazioni verdi utilizzabile per garantire la privacy delle persone”.

Queste false app Verifica C19, sviluppate anche in altri Paesi, fa sapere l’Autorità di controllo, consentono a chi le scarica, inquadrando il QR Code, di leggere dati personali come nome, cognome, data di nascita, ma perfino dosi o tamponi effettuati. In alcuni casi le app richiedono anche una registrazione per il download e trasferiscono i dati a terzi.

 

 

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