Vannacci non fa politica e non parla dei temi della Lega. Per il dopo Zaia dieci persone brave come lui, per prendere il suo posto non le conosco”. Intervista a Roberto Marcato, assessore allo sviluppo economico della giunta Zaia.
Tra meno di un mese ci sarà un test elettorale importante per i partiti nazionali. Le prossime elezioni europee potrebbero essere le prime, nella storia, a restituire un parlamento europeo a trazione conservatrice. Nel panorama italiano il partito più zoppicante e che, quindi, ha un gap da recuperare, è la Lega di Salvini. Sebbene sia impensabile replicare il risultato del 2019, quando conquistò il 34,3% dei consensi, allo stesso tempo il partito del vicepremier deve trovare il modo di migliorare il risultato delle ultime elezioni politiche, quando riuscì a raccogliere solo l’8,9% dei voti. Il prossimo anno andrà alle urne anche una regione simbolo per la Lega, il Veneto nel quale il “modello Zaia” è riuscito a imporsi sul piano nazionale.
Di tutto questo ne abbiamo parlato con Roberto Marcato, assessore allo sviluppo economico della giunta Zaia.
Le piace il modo in cui la Lega sta conducendo la campagna elettorale per le elezioni europee?
Io spero che in campagna elettorale torniamo a parlare dei nostri temi, quelli che ci hanno contraddistinto negli anni e che ci hanno reso un punto di riferimento per il territorio. Noi siamo il partito dell’autonomia, del federalismo, siamo il sindacato del territorio. Tra i nostri temi c’è la sicurezza dei nostri cittadini, per le periferie, le piccole partite IVA, le politiche industriali che tengano conto dei giovani, una transizione ecologica ed energetica sostenibile. Insomma, noi parliamo di questi temi. Se ci dedichiamo a questo sono convinto che possiamo fare una buona campagna elettorale.
Sinora i temi sono stati altri?
Diciamo che mi rendo conto che spesso i temi che mediaticamente solleticano la curiosità sono altri, ma insomma, fa parte del gioco.
Magari temi un po’ meno politici. Per esempio, ha fatto molto scalpore la candidatura del generale Vannacci. Lei come l’ha vista?
Malissimo, io malissimo, perché non capisco cosa abbia Vannacci da condividere con la Lega. Non capisco quali siano i suoi valori, quello che dice non appartiene al nostro linguaggio, alla nostra storia, alle nostre idee. Guardi io sono veneto e io, da veneto, non posso sentire che un candidato della Lega dica che la riforma dell’autonomia non serve perché c’è già la riforma del Titolo V. Io sono entrato nella Lega nel ’92 per rivoluzionare il paese in senso federalista. È difficile far convivere queste cose. Possiamo avere tutte le idee che vogliamo ma ci sono dei totem che non si possono toccare, altrimenti si svilisce completamente il partito. Solo con questa frase lui non rappresenta minimamente la Lega.
C’è stato uno slittamento troppo importante sui temi nazionali?
Ma non è nemmeno un tema nazionale. La Lega governa il paese e siamo in una fase di discussione dell’autonomia che è un tema nazionale. Se nemmeno chi si candida per la Lega lo reputa un tema importante è un problema.
Senza considerare altre esternazioni del generale Vannacci…
Frasi irricevibili salvo poi dire di essere stato frainteso.
Secondo lei perché ha pronunciato quelle frasi sulle persone con disabilità o le persone di colore?
Per scioccare l’opinione pubblica e per solleticare qualche prurito da osteria. Allora, io sono soprannominato “il bulldog” quindi non è che sia proprio l’uomo più tenero del mondo e ho sempre combattuto un certo tipo di immigrazione, un certo tipo di degrado nelle periferie dovuto anche a un’immigrazione incontrollata. Ma da qui a metterci a discutere dell’odore delle persone di colore o delle gonne di Mengoni a Sanremo, ecco me ne guardo bene.
C’è da chiedersi dove sia la politica in tutto ciò.
Esatto, questa roba qua non è politica. Io, da chi si candida in Europa, voglio sapere cosa farà per le imprese del Veneto, cosa farà per gli artigiani dell’Emilia-Romagna, voglio sapere se diminuiranno la burocrazia, se abbasseranno le tasse, se riusciremo ad avere una politica estera comunitaria, se riusciremo ad avere un progetto di sviluppo che sia in grado di dialogare a faccia a faccia con le grandi potenze internazionali. Io voglio sapere questo, questa è politica.
Secondo lei il fatto che il Presidente Zaia non possa ricandidarsi per un terzo mandato ha fatto tirare un sospiro di sollievo al Vicepremier?
Bisognerebbe chiederlo a Salvini. Io al terzo mandato non ci ho mai creduto. Mai. Lo dico da un anno perché lo trovavo un illogico politico. Non lo voleva Meloni perché è l’unica occasione che FdI ha di prendersi il Veneto, non lo voleva la sinistra per ovvi motivi interni, non lo voleva Forza Italia, mi sembrava una cosa impossibile da realizzarsi. Non so quanto ci abbiano lavorato veramente su questo terzo mandato. Salvini ha detto “eravamo solo noi a volerlo”. E ma anche l’autonomia, siamo solo noi a volerlo. Se passa questo principio mi preoccupo. Allora non passa niente. Non mi sembra che, al di fuori della Lega, ci siano orde festanti di iscritti agli altri partiti interessati all’autonomia.
Assessore Marcato, lei è nella lista dei dieci di Salvini per il dopo Zaia?
Io sono l’undicesimo.
E se dovesse scommettere su qualcuno? Secondo lei chi c’è in questa lista?
Non ne ho la più pallida idea. Però una cosa voglio dirla. Dieci persone che possano sostituire sic et simpliciter il Presidente Zaia non le conosco. La vedo un po’ dura. Che poi la Lega in Veneto abbia amministratori e amministratrici bravi e brave, in grado di assumere qualsiasi ruolo, sì e sono anche più di dieci. In grado di sostituire Zaia non lo so.
Lei se la sentirebbe di sostituirlo?
Io, come ho sempre fatto nella mia vita, sono sempre rimasto a disposizione. I ruoli che ho avuto li ho avuti, uno perché sono arrivato con le preferenze e non per le nomine, e due perché è il partito che me l’ha chiesto. Io non mi sono mai candidato da nessuna parte.
Assessore Marcato, secondo lei, le inchieste che si stanno abbattendo su diverse amministrazioni regionali, dalla Puglia alla Sicilia alla Liguria, arriveranno a toccare il Veneto di Luca Zaia?
Io non ho assolutamente questa impressione. Io sono un garantista, perciò mi permetterò di giudicare gli attuali indagati a sentenza definitiva. Perché troppe volte abbiamo visto politici indagati, poi essere assolti perché il fatto non sussisteva. Per come abbiamo lavorato noi in Veneto non vedo assolutamente questa possibilità. Per quello che ho visto io, per come abbiamo lavorato e per com’è il Presidente Zaia, non ho questo timore. Aggiungo un aneddoto. Il Presidente Zaia la prima volta che siamo stati eletti, e molti di noi erano alla prima esperienza, ci ha convocato tutti e ci ha dato una sorta di decalogo etico da cui non si poteva e non si può prescindere. Perciò insomma, io sono tranquillo.