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Il DAB spacca l’Italia e la raccolta pubblicitaria non decolla. Sfide e prospettive della radio di domani
Dal DAB nuove sfide per la radio. Un mezzo antico che vuole vivere una nuova primavera per evolvere e continuare a prosperare nel futuro
L’avvento del digitale porta con sé nuove sfide di mercato e tecnologiche, che costringono la radio a rinnovarsi nuovamente a più di un secolo di età. Come preservare la sua capacità di informare, educare e intrattenere restando accessibile e familiare? Come promuovere e rilanciare uno dei medium più antichi della nostra storia? Sono alcuni dei temi affrontati nel corso del convegno “Da Marconi al DAB – La radio nell’era digitale”, organizzato da Cattaneo Zanetto Pomposo & Co. presso la Cascina Triulza di Milano.
DAB CHIAVE PER LA PUBBLICITA’
Il Digital Audio Broadcasting stenta a decollare e la radio è ancora la pecora nera dei media per investimenti pubblicitari. La raccolta pubblicitaria in Italia nei primi 9 mesi del 2024 ha toccato quota 6,6 miliardi di euro. Nella classifica dei medium più attrattivi per investitori in cerca di visibilità la radio si posiziona dietro a digital e tv, con 297 milioni di euro di raccolta. Una cifra in crescita del 7,4% rispetto al 2023, ma rappresenta ancora appena il 4,5% degli investimenti totali.
Il Regolatore sta lavorando a un’armonizzazione della normativa per preparare la strada alla diffusione capillare del DAB, tecnologia che potrebbe dare il via alla svolta. L’obiettivo è arrivare al 2026 con “uno scenario che mai in passato è stato fatto con la FM”, secondo Massimiliano Capitanio di Agcom.
A CHE PUNTO E’ IL DAB?
C’è ancora molta strada da fare sul fronte del Digital Audio Broadcasting. Infatti, l’Italia viaggia a due velocità sul DAB. Le radio nazionali hanno una copertura vicina al 90%, ma le locali non riescono ad accedere realmente nel digitale a causa della carenza di risorse.
“Tanti sono stati gli ostacoli oltre a quelli normativi, come il ritardo. Non abbiamo gli apparati in grado di ricevere il nostro segnale. La normativa sull’obbligo del DAB nelle autovetture, ha escluso le radio di valore modesto. Il governo non ci ha ascoltati, altra follia è l’esclusione degli smartphone”, ha affermato Genzano.
“L’emittenza locale radiofonica ha 19 milioni di ascoltatori, oltre 2.000 dipendenti, oltre 130 milioni di euro di fatturato delle radio locali. Inoltre, rappresenta il 33% degli ascolti e dei ricavi pubblicitari complessivi del settore. Si deve ragionare per ottenere un sistema digitale che va in direzione analoga. Il primo punto è trovare risorse frequenziali aggiuntive”, ha affermato Marco Rossignoli, Coordinatore Aeranti-Corallo.
Sergio Natucci, Direttore generale consorzio nazionale DabItalia, ha puntato il dito contro il Mimit, affermando che “mentre c’è una voglia di evoluzione del mondo radiofonico con il ministero abbiamo solo porte chiuse”.
LA SFIDA DELLA PROMINENCE PER LA DEMOCRAZIA DELL’INFORMAZIONE
Le sfide di mercato per la radio sono diverse, la principale riguarda la prominence. Le misure adottate da Agcom sulla visibilità che le radio devono avere sulle piattaforme digitali e sui dispositivi connessi (delibera numero 390 del 2024) hanno attirato le critiche di Confindustria poiché i requisiti penalizzerebbero i produttori di dispositivi e i fornitori di interfacce utente.
La prominence rappresenta un elemento fondamentale per la “democrazia, dell’informazione, poiché che traccia una netta separazione tra cittadino consapevole e consumatore passivo che riceve input da algoritmi. La scelta di garantire il pluralismo è demandata alle partnership commerciali”, secondo Massimiliano Capitanio di Agcom.
“Oggi parliamo di prominence ma vuol dire dare rilevanza a un qualcosa che c’è, se la radio digitale non c’è cosa mettiamo in evidenza? Il primo obiettivo è avere radio su tutti dispositivi con broadcast che si integrano con l’IP, accessibili attraverso un tasto d’accesso immediato”, ha sottolineato Anna Maria Genzano, Responsabile relazioni istituzionali Consorzio nazionale Eurodab.
Il digitale terrestre potrebbe aiutare, ma è ancora un’opera incompiuta. “C’è l’impegno a realizzare un’estensione di rete significativa a livello degli operatori nazionali entro i prossimi due anni. Tra le priorità c’è quella di estendere le coperture regionali, provinciali, autostradali e stradali”, ha sottolineato Stefano Ciccoti, Chief Technology Officer – RAI.