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Il rientro di Cecilia Sala e il Meloni Day
La stampa festeggia il rientro in Italia di Cecilia Sala, tutti i quotidiani riconoscono il successo politico e personale di Giorgia Meloni e della diplomazia italiana. Le prime pagine
“Ciao, sono tornata”. Le prime parole di Cecilia Sala campeggiano in apertura sulle principali prime pagine dei quotidiani, dal Corriere al Quotidiano nazionale. Ieri il rientro a Roma della giornalista italiana dopo 21 giorni di prigionia in Iran, a Ciampino l’abbraccio con la famiglia e con la premier italiana.
La cronaca, molto sentita e partecipata, sui quotidiani lascia subito spazio alla scena e ai retroscena politici. Che si tratti di un “capolavoro Meloni” e di un “trionfo della Meloni” è normale leggerlo sul Giornale e su Libero quotidiano. Meno scontato è leggere l’apertura sul Domani “vittoria di Meloni” o sul manifesto “Anche cose buone”. Per non parlare del Riformista: “La figlia del Secolo”, il titolo di apertura con una enorme lettera M composta da framework e immagini rappresentativi principalmente della proficua rete dei rapporti internazionali costruita in questi anni dalla premier.
I meriti, in primis ovviamente alla Presidente del Consiglio, vengono riconosciuti da tutti, inclusi Repubblica, La Stampa e il Fatto quotidiano.
IL “MIRACOLO” DEL GOVERNO DI GIORGIA MELONI, “COMANDANTE IN CAPO”
Antonio Polito, nel suo editoriale sul Corriere della Sera, scrive che “anche chi non crede nei miracoli deve ammettere che il governo di Giorgia Meloni, la nostra diplomazia e i nostri apparati di sicurezza ne hanno appena compiuto uno, riportando in Italia sana e salva e così rapidamente Cecilia Sala. È un grande sollievo per tutti. (…) La premier Meloni ha dimostrato ancora una volta un’abilità nelle relazioni internazionali sorprendente in chi non aveva alcuna esperienza precedente né una tradizione politica cui attingerla. Alla fine i governanti sono giudicati sulla base della loro capacità di risolvere le crisi, di uscire dalle emergenze. E per farlo bisogna saper rischiare, come Giorgia Meloni ha fatto quando è volata in Florida per una cena con Trump senza sapere se una mossa tanto irrituale da essere tenuta quasi segreta fino all’ultimo l’avrebbe premiata con un successo oppure no”.
Abbiamo dunque un “premier comandante in capo”, come sottolinea Marcello Sorgi su La Stampa, secondo cui “politicamente, il ritorno a casa di Sala rappresenta un importante successo di Meloni. Politico e personale”.
L’IMPORTANZA DEL RUOLO DELLE OPPOSIZIONI
Un riconoscimento anche sulle colonne di Repubblica, con il commento di Carlo Bonini: “Di questo risultato va dato atto, innanzitutto, alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, al suo sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano, ai ministri degli Esteri Tajani e della Giustizia Nordio, al direttore dell’Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna (Aise) Giovanni Caravelli, alla responsabilità e al contegno dell’opposizione parlamentare”.
L’importanza anche del ruolo delle opposizioni, sottolineata anche dal direttore del Messaggero, Guido Boffo: “I ringraziamenti di Schlein, Conte, Calenda e Renzi a Giorgia Meloni rappresentano una pagina di fair play piuttosto inusuale nel nostro clima politico. E non esiste prova meno confutabile dei meriti della premier italiana in una vicenda di grande delicatezza, in un contesto internazionale estremamente complesso”.
LA DIFFICILE PARTITA DI MELONI TRA I COLOSSI USA E IRAN
Proprio quest’ultimo è un tassello che Alessandro Sallusti doverosamente evidenza sul Giornale: “Per riportare a casa Cecilia Sala in fretta, ce la siamo giocata non con la banda di uno staterello africano comprabile con qualche milione di dollari, ma con due colossi quali sono Stati Uniti ed Iran; abbiamo cioè dovuto mettere il dito nella piaga dei due storici avversari nella contesa tra Occidente e mondo islamico, per di più entrambi alle prese con non poche fibrillazioni interne. Che dire, chapeau a Giorgia Meloni, regista dell’operazione, e al generale Giovanni Caravelli, capo dei nostri servizi segreti esteri, che insieme ad Antonio Tajani hanno portato a casa il risultato in tempi e modi da manuale”.
OGGI LA CONFERENZA STAMPA DI MELONI
Successi, risultati che la presidente del Consiglio proverà a spiegare nel corso della conferenza stampa annuale. E quindi capire la tela diplomatica intessuta in questi giorni anche con l’amministrazione Biden, che ha annullato il viaggio in Italia a causa dell’emergenza incendi a Los Angeles. Repubblica e Corriere rilanciano le indiscrezioni pubblicate per prima dal Post sui contatti che la diplomazia italiana ha avuto anche con lo staff del presidente americano uscente.
IL CASO STARLINK E IL PROSSIMO CAPO DEL DIS
E capire anche qualcosa in più sui rapporti con SpaceX di Elon Musk (che, come rivelato dalla famiglia di Cecilia Sala, sarebbe stato sondato per intercedere in qualche modo per la liberazione della giornalista). Una intesa che ancora non c’è ma che, come sottolineato dal ministro Crosetto, “sono una scelta obbligata”.
Mette il dito nella piaga Marco Travaglio sul Fatto quotidiano: “Mettiamo da parte l’ipocrisia: Musk è il genio pazzo che sappiamo (…) però i satelliti non sono né nazi né liberali né comunisti. Tocca affittarli da chi li ha. E oggi li ha solo lui. Garantiamoci le migliori condizioni di sicurezza e finiamola con le ipocrisie sull’Uomo Nero. Le nostre telecomunicazioni sono già in mano a privati stranieri. I negoziati con Starlink per Space X non li ha avviati la Meloni, ma Draghi. E i presunti nemici di Musk, da Macron alla Cina, stringono lucrosi accordi con lui. Giusta la trasparenza, purché non diventi coglionaggine”. Amen.
E nel frattempo, oggi, il superpoliziotto Vittorio Rizzi, attuale vicedirettore dell’Aisi, dovrebbe essere nominato capo del Dis, dopo le dimissioni di Elisabetta Belloni.