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Il Terzo polo si spacca su Berlusconi?
Non finisce mai il flirt politico tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Ecco lo sguardo dei giornali sulla questione nei graffi di Damato
Chissà se dei rapporti empatici fra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi di cui si occupa oggi Il Foglio sullo sfondo delle preoccupazioni che avrebbero già procurato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, fa parte anche qualche telefonata o messaggino telematico di comprensione o solidarietà del senatore di Scandicci per le reazioni alla promessa fatta dal Cavaliere ai giocatori del Monza di premiarli con un “pullman di troie” in caso di vittoria sulla Juventus e/o sul Milan.
Magari neppure a Renzi, cresciuto in fondo alla scuola dei boy scout, come disse una volta di lui John Elkann parlandone con Sergio Marchionne e un giornalista in attesa di assunzione alla Fiat; neppure a Renzi, dicevo, non sarà molto piaciuta la battuta che lo stesso Berlusconi ha definito da “spogliatoio”. Ma un gesto, peraltro riservato, di sostegno di fronte ad eccessive reazioni critiche potrebbe ben essere rientrato nel desiderio e insieme interesse di Renzi a ravvivare una vecchia simpatia. Che si interruppe nel 2015 per il mancato accordo sull’elezione del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. Fu allora che si chiuse la stagione fogliante -dalla testata giornalistica che l’aveva avviata- di Renzi “royal baby” di un Berlusconi restio a coltivare davvero un successore in casa, tra i tanti forzisti aspiranti al ruolo di delfino ma via via risultati agli occhi, e al cuore, del Cavaliere sprovvisti di quel “quid” necessario al caso.
Che Renzi, del resto, goda ad Arcore e dintorni di una maggiore considerazione o fiducia rispetto al suo socio politico Carlo Calenda è emerso con chiarezza di recente, in occasione della visita proprio di Calenda a Palazzo Chigi per un confronto con la Meloni sulla manovra finanziaria allora in cantiere. In risposta ai giornalisti che la incalzavano per strada con domande su quella visita la capogruppo berlusconiana al Senato, Licia Ronzulli, liquidava come “irrilevante” il ruolo dell’interlocutore al quale la presidente del Consiglio aveva invece deciso di dare ascolto ricevendolo in pompa magna, diciamo così, con tanto di delegazione del terzo polo non comprensiva -guarda caso- di Renzi. Che, un pò più avanti negli anni pure lui, non potrà essere reincoronato “Royal baby” da un officiante Giuliano Ferrara ma potrà ben risultare a Berlusconi più gradito, più sintonico di Calenda: l’uomo peraltro al cui movimento -“Azione”- bussarono le allora ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini dopo avere lasciato Forza Italia per protesta contro la fiducia negata al governo di Mario Draghi. Esse cercarono e trovarono calorosa accoglienza mentre da Arcore si guadagnavano le solite accuse di tradimento e ingratitudine.