Alla vigilia del vertice dei ministri della Salute del G7, le Regioni hanno scritto una…
La carica dei 108 magistrati contro il test psicoattitudinale
Perché numerosi magistrati hanno sottoscritto una lettera di protesta contro i test psicoattitudinali. I Graffi di Damato
I 108 magistrati, tra pensionati e in servizio, che hanno sottoscritto una lettera di protesta contro i test psicoattitudinali che fra due anni dovrebbero essere effettuati a carico delle toghe all’inizio della carriera sono sette in più della carica dei 101 cani dalmati approdata nelle sale cinematografiche nel 1961. Ed evocata dalle cronache politiche già nel 2013, quando tanti apparvero, pressappoco, a prima botta i parlamentari che a scrutinio segreto affondarono come “franchi tiratori” la candidatura al Quirinale di Romano Prodi.
L’ex premier poi fece sapere di avere invece contati di suo molti più franchi tiratori per informazioni assunte direttamente o indirettamente presso i gruppi parlamentari formalmente contrari alla sua elezione ma in realtà attraversati da un bel po’ di persone ben disposte verso di lui sul piano personale, sino a votarlo per supplire ai voti contrari che si sapevano in arrivo dai banchi soprattutto del Pd. Dove la rivolta contro Prodi era scoppiata per la fretta, quanto meno, con la quale il segretario Pier Luigi Bersani aveva cambiato candidato dopo la prima e unica votazione sfavorevole al presidente del partito Franco Marini, pur gradito – o proprio per questo – anche a buona parte, se non a tutto il centrodestra per la sua provenienza dalla sinistra democristiana del compianto Carlo-Donat Cattin. Che era stata fra le più anticomuniste delle componenti dell’ormai dissolto scudo crociato.
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Sette in più, dicevo, rispetto ai 101 cani della carica cinematografica, sono i firmatari della protesta contro il test psicoattitudinale sulle toghe inserito in un decreto legislativo delegato varato dal Consiglio dei Ministri e giù firmato peraltro dal presidente della Repubblica, nonché presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Che si deve ritenere non dico d’accordo ma quanto meno non del tutto contrario, perché altrimenti avrebbe fatto avvertire in qualche modo le sue riserve
D’altronde, per quanto firmato dal capo dello Stato, il decreto ha un percorso ancora carico di incognite. Nei due anni prima della sua applicazione il test potrebbe essere, per esempio, impugnato davanti a un tribunale amministrativo per eccesso di delega, provenendo da una legge delega, appunto, che non ne conteneva esplicitamente il ricorso, chiesto invece dalle commissioni parlamentari competenti di cui il governo ha ritenuto di tenere conto. E questo per non parlare dello sciopero, dal quale sono tentate alcune parti del sindacato delle toghe. Dove tuttavia sembra che si sia per fortuna consapevoli, o si cominci ad esserlo, di quanto l’uso dello sciopero da parte dei magistrati, ritenuto “giuridicamente inammissibile” dai presidenti della Repubblica Giuseppe Saragat e Giovanni Leone, rispettivamente, nel 1967 e nel 1974 parlando al Consiglio Superiore di turno della Magistratura, abbia contribuito a ridurre il credito dell’ordine giudiziario presso l’opinione pubblica.