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La giudice di Catania e la difesa (non scontata) del plenum del Csm

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Dalle polemiche sulla giudice di Catania alla tragedia di Mestre, gli ultimi fatti e polemiche visti da Francesco Damato

Calma, signora Schlein e ospiti del salotto mediatico mobilitato contro la caccia di Giorgia Meloni al nemico di turno di cui il governo avrebbe bisogno per sentirsi tonico e, insieme, distrarre l’attenzione dai problemi che lo starebbero travolgendo. Alla guida del pullman precipitato dal cavalcavia di Mestre con un bilancio da tragedia, strage, apocalisse, secondo i vari titoli dei giornali giustamente colpiti dai 21 morti sinora accertati e 15 feriti, dei quali 5 in gravissime condizioni, era un italiano sì, Alberto Rizzotto, del Trevigiano, ma non un parente, neppure alla lontana, della premier e, più in generale, dei suoi fratelli e sorelle d’Italia.

Il poveretto, fra i primi a morire, aveva perso il controllo del suo mezzo, che trasportava turisti tedeschi, ucraini, francesi e croati diretti a un campeggio, perché colto da malore. Non per una spericolata manovra nell’inseguimento del nemico del giorno della Meloni segnalatogli dal presunto, apposito ufficio di Palazzo Chigi. Cui oggi il solito Fatto Quotidiano dedica un articolo di Alessandro Robecchi doverosamente richiamato in prima pagina.

LE DIFFICOLTA’ DEL CSM  A PROTEGGERE ALL’ISTANTE LA GIUDICE DI CATANIA

A proposito della deploratissima caccia giornaliera di Meloni al nemico, vorrei segnalare sempre alla signora Schlein e ospiti del salotto antigovernativo che al Consiglio Superiore della Magistratura, dove di solito non si nega a nessuno una cosiddetta “pratica a tutela” del giudice o del pubblico ministero caduto nelle critiche o negli attacchi di uomini e donne del governo e della maggioranza, questa volta si è avvertita qualche difficoltà a proteggere all’istante, o a prescindere, la toga e la persona di Iolanda Apostolico.

Che nel tribunale di Catania, lasciando “basita” la premier, si è sostituita ai giudici del palazzo della Consulta contestando una norma del cosiddetto decreto Curto, e liberando non si sa ancora di preciso se tre o quattro migranti tunisini a dir poco irregolari, perché in contrasto, fra l’altro, con l’articolo 10 della Costituzione. Non è per niente scontato che la pratica a tutela della giudice in servizio a Catania dopo il percorso in commissione riesca a passare nel plenum, cioè nell’aula, del Consiglio Superiore.

Leggi anche: Patto europeo sui migranti, perché il governo italiano dice no (per ora)

Sempre a proposito della caccia di Meloni al nemico del giorno, segnalo infine alla Schlein e amici o compagni che qualcosa da ridire al cancelliere Scholz – come ha fatto appunto la Meloni – sui rapporti economici e d’altro tipo con le navi del cosiddetto volontariato battenti bandiera tedesca, e use a scaricare sempre sulle coste italiane i migranti soccorsi in mare e sottratti alla morte messa nel conto dagli scafisti, hanno avuto anche a Berlino e a Bruxelles. A Berlino, in particolare, l’ex presidente del Bundestang Wolfang Schauble, già potente ministro del Partito Popolare e cancelliere, e a Bruxelles il presidente  del Consiglio Charles Michel, intervistato oggi dal Corriere della Sera.

– Leggi qui tutti gli altri Graffi di Damato 

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