skip to Main Content

La guerra civile tra governo e magistrati continua

Nordio Meloni Guerra Alle Toghe

E’ una guerra, quella fra politica e magistratura, cominciata all’epoca delle indagini “Mani pulite” sul finanziamento illegale di un po’ tutti i partiti

“Cosa mi sto perdendo”, fa dire sarcasticamente il vignettista Stefano Rolli sulla prima pagina del Secolo XIX a Silvio Berlusconi in cenere nell’urna custodita nel mausoleo della sua villa ad Arcore. Si sta perdendo, anzi ha perso lo spettacolo degli ultimi sviluppi della “guerra dei 30 anni” fra politica e magistratura, come la chiama Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera evocando quella omonima che sconvolse l’Europa fra il 1618 e il 1648, compresa l’Italia stralontana dalla sua unità.

E’ una guerra, quella fra politica e magistratura, cominciata all’epoca delle indagini “Mani pulite” sul finanziamento illegale di un po’ tutti i partiti. Fu allora che si verificò un “brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia”, lamentato onestamente al Quirinale da Giorgio Napolitano in una lettera diffusa per intero dalla stessa Presidenza della Repubblica ad Anna Craxi per il decimo anniversario della morte del marito Bettino. Al quale era stata riservata dalla magistratura “una durezza senza uguali” come imputato: parole sempre di Napolitano.

– Leggi anche: Gianluca Caramanna, il ministro ombra che si scalda per il dopo Santanchè

         La Meloni come Berlusconi, hanno denunciato ameno alcuni dei suoi avversari lamentando sui temi della giustizia una continuità pari a quella con Mario Draghi sui piani dell’economia e della politica estera, con particolare riferimento alla difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa cominciata 500 giorni fa. Il solito Fatto Quotidiano di Marco Travaglio – che liquida come “schiforme” le modifiche all’ordinamento giudiziario propostesi dal governo, compresa la separazione costituzionale  delle carriere fra pubblici ministeri e giudici- è convinto che la Meloni sia anche peggiore del suo pur non immediato predecessore a Palazzo Chigi. Che  faceva leggi “ad personam”, cioè a favore di se stesso, del suo unico ”culo”.

Ora invece la premier del centrodestra, anzi della destra-centro, mediterebbe “leggi ad Melones”, a favore dei suoi amici e colleghi di partito incappati in guai  giudiziari come la ministra del Turismo Daniela Santanchè e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Il quale è sulla strada del rinvio a giudizio per violazione del segreto d’ufficio –“irragionevole” secondo il guardasigilli Carlo Nordio- nonostante l’archiviazione delle indagini chiesta dalla pubblica accusa.

Di qualche intervento o salvataggio  avrebbe forse bisogno, secondo gli avversari della Meloni, anche l’amico presidente del Senato Ignazio La Russa per il figlio Leonardo Apache, da lui già assolto come padre dopo tanto di interrogatorio  dall’accusa di stupro compiuto a casa sua  una quarantina di giorni prima.

– Leggi qui tutti gli altri Graffi di Damato

Se sono bellicosi i propositi del governo, la cui presidente è convinta che almeno alcune toghe abbiano deciso di fiancheggiare le opposizioni nella lunga campagna elettorale per il rinnovo -l’anno prossimo- del Parlamento europeo, non lo sono di meno quelli dell’associazione nazionale dei magistrati presieduta da Giuseppe Santalucia, mobilitatosi contro una presunta “delegittimazione”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top