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La Lega: un partito di Yes Man e lotte di potere. Parlano i fuoriusciti
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Lega: acque agitate e lotte intestine. Cosa ne è delle istanze autonomiste? Conversazione con gli ex deputati Filippo Maturi e Paolo Tiramani
Una corte medievale dove lotte intestine, congiure di Palazzo e condanne all’esilio sono all’ordine del giorno. Questa sarebbe diventata la Lega di Salvini, ex Lega Nord che avrebbe lasciato nel passato due caratteristiche che negli anni passati l’hanno differenziata dagli altri partiti: il legame con il territorio e la democraticità interna. Quello che è accaduto in Veneto, con il ritiro dell’assessore Roberto Marcato dalla competizione a pochi giorni dal congresso, sarebbe solo la punta dell’iceberg in un partito in cui l’epurazione e la marginalizzazione sono diventati strumenti di lotta politica.
LA LEGA UN PARTITO DI EPURAZIONI E LOTTE INTESTINE
“Io ho vissuto un forte contrasto, unilaterale, di Riccardo Molinari verso di me e questo mi ha portato a essere spesso isolato. Però riuscivo a superarlo con il consenso sul territorio: ho sempre portato acqua al mulino della Lega, con voti e preferenze”. A raccontarcelo è Paolo Tiramani, ex deputato del Carroccio espulso a marzo dal partito. Riccardo Molinari è capogruppo alla Camera e segretario del partito di Matteo Salvini in Piemonte. “Le cose si sono complicate quando sono stato eletto a Roma, mi mise mista Salvini – aggiunge Tiramani -. Ma non voglio farne un caso personale, quello che è capitato a me capita anche in altre regioni. Se hai qualche voto, hai qualcosa da dire anche all’esterno vieni additato come un problema e incominciano a emarginarti o a creare illazioni al fine di emarginarti. Io, per esempio, ero stato accusato di voler passare a Fratelli d’Italia, una tattica che usano spesso anche con altri. A quel punto è inutile smentire. Andai a chiarire la cosa con Salvini, proposi di fare una conferenza stampa per smentire la notizia ma disse che non serviva, che bastava la mia parola. Invece poi fu uno degli argomenti per non ricandidarmi. L’espulsione è arriva dopo una mia intervista del 26 settembre nella quale dissi che le elezioni erano andate molto male, un’intervista pacifica. Ed è stato il motivo per cui mi hanno espulso. Sei mesi dopo”.
LE INTERCETTAZIONI DI GIANLUCA PINI E LA LAVATA DI CAPO PER TIRAMANI
E di una “lavata di capo” per Tiramani parla proprio Gianluca Pini, ex deputato della Lega arrestato insieme a Marcello Minenna, ex direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e assessore regionale in Calabria, nell’ambito di una maxi-inchiesta della Procura di Forlì e della Dda di Bologna su un presunto giro di malaffare, corruzione e appalti poco chiari in Romagna, anche durante la pandemia. “Nel 2021 in qualità di Sindaco di Borgosesia cercai in tutti i modi di avere quanto prima i DPI per i miei cittadini – scrive Tiramani su Facebook -. Trovando l’assurda contrasto dell’agenzia delle dogane che portò Striscia ad interessarsi della questione. Oggi leggo che le persone arrestate, parlavano di me in alcune intercettazioni come un “coglione” solo perché mi interessava evidentemente il bene dei miei cittadini. Una cosa è certa: il mio attivismo non è mai stato gradito ma visto come fonte di problemi. Felice di essere un “coglione”… felice di non fare più parte di certi ambienti politici”.
TIRAMANI: “LA LEGA È DIVENTATA UN PARTITO DI YES MAN”
E gli errori della Lega sono stati molti, secondo l’on. Tiramani. “La Lega aveva sbagliato tutti i tempi di quella campagna elettorale, dal far cadere il governo in quel momento, a proporre degli argomenti assurdi e contraddittori in campagna elettorale, ma soprattutto preferendo, non solo in Piemonte ma anche altrove, ai portatori di voti degli “Yes man” – spiega l’ex deputato leghista -. Cioè questo è un partito che predilige gli sconosciuti “Yes man” a chi ha una lunga militanza nella Lega, che ha costruito consenso con i propri incarichi amministrativi”. La Lega si sarebbe trasformata in un partito di “Yes man” e riciclati. “Fa anche specie che nella Lega vi siano così tanti riciclati oggi in Parlamento. C’è gente in Parlamento che arriva da partiti vecchi, dal Popolo delle Libertà, da Alfano. Una cosa che nella Lega Nord era inimmaginabile”.
INGERENZE DA MILANO E BROGLI NELLA LEGA DI SALVINI
Ma quello Piemontese non è un caso isolato. Salendo lungo lo stivale si ritrova una situazione analoga anche in Trentino-Alto Adige, a Bolzano. “Io, insieme a più della metà degli eletti della Lega a livello locale, siamo usciti per il modo in cui il partito nazionale voleva gestire l’Alto Adige”. A raccontarsi è Filippo Maturi, deputato del Carroccio dal 2018 al 2022. “Il partito ha mandato qui un Commissario, Maurizio Bosatra, che ha gestito il territorio con esiti, alle scorse elezioni amministrative, piuttosto deludenti. È stato sostituito con un militante locale che ha subito le pressanti ingerenze di Milano e di Bosatra – continua Maturi -. Alle ultime politiche Bosatra è stato candidato in Alto Adige in un collegio uninominale ed è riuscito a perdere un collegio sicuro, e alle scorse politiche il centrodestra ha fatto man bassa di tanti collegi, anche di quelli che sulla carta non erano favorevoli. A questo aggiungo che nell’ottica dei congressi sono stati fatti una serie di brogli, con la registrazione di tessere per andare a influire sui risultati delle dei congressi e quindi. Per questo io e la maggior parte degli eletti a livello locale abbiamo deciso di uscire dalla Lega”.
TIRAMANI:”NON È PIÙ UN PARTITO COLLEGIALE, QUESTA È LA LEGA DI SALVINI E PUNTO”
Le difficoltà che la Lega sta riscontrando a livello territoriale sono numerose. “Nella Lega c’è la volontà di gestire da Milano le scelte dei singoli territori. In altri partiti può essere accettato più di buon grado, in un partito che si professa federalista ed autonomista si fa più fatica ad accettare un controllo esterno rispetto al territorio”, aggiunge l’on. Maturi. Insomma, nella Lega nazionale di Salvini Roma pesa più dei territori. “È un partito che si è “romanizzato”, che ha abbandonato i territori, le sedi sono dimezzate, gli iscritti pure. E questo perché c’è una scelta ben precisa di passare da un partito collegiale, che aveva sì dei limiti territoriali, come la Lega Nord, ma che aveva anche delle forme democratiche e congressuali, a un partito personalistico. Questa è la Lega di Salvini e punto. E se non stai bene a lui, o a quelli che intorno a lui segnalano le persone sgradite, sei fuori”.
IN VENETO ESPULSI 12 DELEGATI
Passi indietro sarebbero stati fatti anche in termini di democraticità all’interno del partito. “Il partito ti impone un candidato per i congressi, magari anche chi non ha alcun tipo di consenso. E se c’è un moto di ribellione, vengono minacciate o eseguite le espulsioni. In Veneto è capitato in grande quello che è capitato nella mia provincia in piccolo – spiega l’on. Tiramani -. Da noi c’era un candidato alla segreteria provinciale che avrebbe vinto le elezioni, non era gradito il partito e ha detto “Se ti candidi ti espelliamo”. Lui si è ritirato e siamo andati con un candidato unico. In Veneto Marcato si è ritirato all’ultimo. Nemmeno un mese fa hanno espulso 12 delegati in Veneto, si vota con delegati e così chiaramente cambia il peso congressuale. Loro vogliono scegliersi chi deve governare le varie province o regioni ma a quel punto potrebbero cambiare gli statuti e smetterla con la farsa dei congressi”.
SALVINI, NUMERO UNO O LEADERSHIP AL CAPOLINEA?
Non è univoco, invece, il parere su Matteo Salvini. “Secondo me diventerà un partito che si posizionerà intorno al 5%, che servirà a portare in Parlamento poche persone che sceglieranno Salvini e i suoi capetti – conclude Tiramani -. Non è un partito che può risalire nel consenso, perché è un partito personalistico. Salvini, dopo aver preso percentuali importanti, ha dimostrato di aver fallito nella gestione. Gli italiani, l’hanno capito e il 25 settembre è stato chiaro. Il partito potrebbe cambiare solo se cambiasse il leader, ma per lo statuto, per come è fatta la Lega è impossibile che si cambia il leader e quindi è impossibile risalire nel consenso. Peraltro secondo me la leadership di Salvini è finita, è debole, non ha più credibilità all’esterno”. Un quadro diverso lo tratteggia l’on. Maturi. “Salvini è davvero un lavoratore indefesso, instancabile, è uno dei politici più capaci. Salvini è un ottimo segretario, o meglio è un ottimo frontman, un ottimo numero uno. Il problema è chi gli sta intorno – aggiunge l’on. Maturi -. Oggi purtroppo i partiti, non solo la Lega, sono personalistici. Però, ripeto, Salvini è un ottimo politico, è una persona che da sola credo che abbia il 5-6% delle preferenze in Italia, non credo che ci siano molti altri politici che, da soli, possono vantare percentuali simili”. Alle ultime elezioni la Lega si è fermata all’8,9%. “È stato annientato il partito sui territori, cioè la forza della Lega, oggi, è Salvini e basta, i voti li ha Salvini, non li ha mica la Lega. Basta vedere chi c’è in Parlamento: persone che non è che abbiano tutti questi voti. I voti li ha Salvini non li ha la Lega. D’altronde si chiama Lega per Salvini Premier. Tutto molto coerente”, conclude l’on. Maturi.
MATURI: “NON C’È LO SPAZIO POLITICO PER LE ISTANZE AUTONOMISTE”
Qualche mese fa il Comitato del Nord di Bossi provò a impensierire la Lega di Salvini, senza però trasformarsi in un soggetto politico autonomo. “Lo spazio politico oggi c’è verso il centro del centrodestra. Ovviamente bisognerà capire cosa ne sarà di Forza Italia dopo la dipartita del Presidente Berlusconi, però ecco penso che nuove formazioni che possano andare a incidere sono altrove – conclude l’on. Maturi -. Le istanze autonomiste ci sono però credo che, a oggi, non ci sia o non sia ancora emerso qualcuno in grado di renderlo un collante tale da creare un fronte che possa creare dei problemi”.