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La riforma della giustizia è una strada in salita. Parla il sen. Gianni Berrino (FdI)
Il ministro Carlo Nordio fissa i paletti per la sua riforma della giustizia “garantista”. Ne abbiamo parlato con l’on. Gianni Berrino (FdI), membro della Commissione giustizia del Senato
Garantismo e modernità. È quello che ha in mente il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha presentato le linee programmatiche che daranno corpo alla riforma su processi, reati, carceri e carriere durante il Governo Meloni.
LA DIGITALIZZAZIONE DEL PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO
Prima di tutto una giustizia più digitale. Le riforme della giustizia penale e civile fanno parte degli obiettivi fissati dal Pnrr in termini di digitalizzazione. “La digitalizzazione di tutti i tribunali in cui viene amministrata la giustizia, che siano penali o amministrativi deve avvenire attraverso il potenziamento della rete digitale esistente e la digitalizzazione, laddove non ancora è stato fatto, delle procedure utilizzando i fondi del Pnrr”, dice a Policy Maker il senatore Gianni Berrino di FdI. “Immagino che il ministro e i sottosegretari ci stiano lavorando per quanto di competenza. A oggi è una digitalizzazione parziale che deve essere completata in diversi aspetti, naturalmente senza buttare via nulla, cercando di completare quello che non esiste e di migliorare l’esistente”.
UNA GIUSTIZIA PIÙ VELOCE
La digitalizzazione non è un fine in sé ma deve essere funzionale, anche, alla riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari, pur non essendo l’unica strada. “Certo costituisce un indubbio vantaggio, diminuisce i costi perché non è indispensabile recarsi fisicamente nelle cancellerie dei tribunali, si risparmia carta perché si ha tutto nel fascicolo digitale”, aggiunge il senatore. “Tutto questo però non ha portato, sinora, quell’abbreviamento dei tempi del processo civile che forse ci si attendeva dalla digitalizzazione del procedimento. Non è strettamente connesso, ecco, perché poi c’è il carico di lavoro dei magistrati, i tempi di lavoro per redigere le sentenze”.
Tra i propositi del ministro Nordio c’è la volontà di rendere più agili e veloci i procedimenti giudiziari. “Questa è una delle priorità che il ministro si è dato e ha dato”, sottolinea Berrino. “È chiaro che la lentezza del processo civile ha un costo notevole in termini economici ma anche in termini di credibilità perché la giustizia civile che non funziona allontana gli investitori”.
LA DEPENALIZZAZIONE: ABUSO D’UFFICIO E TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE
Un’altra linea di indirizzo prevede di portare avanti un’azione di depenalizzazione. Particolarmente interessanti sono le ipotesi di depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze illecite. “L’abuso d’ufficio non sarebbe completamente eliminato ma solo alcune fattispecie”, specifica il sen. Berrino.
“Sarebbe oggetto di interesse quella parte fortemente criticata anche dall’Anci, dall’Associazione dei Comuni, che in pratica ha paralizzato l’attività amministrativa nei comuni. A quanto dice l’Anci moltissimi responsabili dei procedimenti si bloccano per paura di commettere un abuso d’ufficio”. Da qui arriva la richiesta di riforma del reato dall’Anci.
PER L’ABUSO D’UFFICIO SOLO IL 3% DI CONDANNE
Il ministro Nordio, in audizione in Senato, ha spiegato che tale reato ha ottenuto “solo il 3 per cento di condanne. Le statistiche parlano di 5400 procedimenti nel 2021, conclusi con 9 condanne davanti al gip e 18 in sede di dibattimento”. La richiesta di revisione arriva dalla volontà di rendere più celere l’azione della Pubblica Amministrazione. “La modifica dell’abuso d’ufficio va nella direzione di rendere più celere il percorso delle pratiche”, aggiunge Berrino.
“Mi preme sottolineare che non c’è alcuna intenzione di eliminare il reato di abuso d’ufficio ma solo rivedere la norma per renderla più stringente, vincolare la condotta delittuosa a parametri certi per eliminare la “paura della firma” che, secondo l’Anci, ha paralizzato le pratiche amministrative. Sarà una revisione non una cancellazione del reato”.
Discorso simile per il traffico di influenze. “Il traffico di influenze illecite, possiamo dire che sia un reato poco determinato, l’eccessiva vaghezza del comportamento da reprimere, i cui contorni non sono ben stabiliti”, sintetizza il senatore.
RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E SEPARAZIONE DELLE CARRIERE: LA NECESSITÀ DI UNA SINTESI
Argomento spinoso e ricorrente è quello della separazione delle carriere dei magistrati. Due percorsi, che possono essere attraversati in maniera alternata, che il governo di centro destra vorrebbe vincolare alla scelta tra magistratura inquirente e requirente. Una buona fetta dei magistrati, però, è contraria. “Sono due scuole di pensiero molto diverse, che non hanno punti di contatto”, chiarisce Gianni Berrino. “Il concetto espresso dal ministro è limpido: sarebbe un cambiamento epocale nel processo penale italiano, quindi il percorso sarà complicato. Se si vuole portare avanti la riforma una sintesi bisogna trovarla, quale sia il punto di caduta oggi non possiamo saperlo, lo conosceremo alla fine del dibattito parlamentare”.
A confrontarsi sono due modi opposti di guardare alla magistratura. “A oggi c’è l’idea di introdurre la separazione delle carriere, la scrittura della norma arriverà attraverso un dibattito giuridico complesso in cui per forza di cose si dovrà arrivare a un punto di caduta che, secondo me, sarà vicino alla separazione delle carriere ma con attenuazioni”, sostiene il senatore. “Possono esserci delle norme transitorie che portano dall’attuale carriera alla divisione delle carriere successive. Si può pensare che il cambio tra le carriere si possa fare a determinate condizioni, una più volte”.
CARCERI PIÙ VIVIBILI E MENO AFFOLLATI PER EVITATE SUICIDI
Nel 2022 ci sono stati 79 suicidi nelle carceri italiane. Un dato impressionante che chiede un intervento affinché non si ripeta mai più. “Non si dovrebbe mai pensare al carcere come a un luogo in cui le persone si suicidano, ma solo come un luogo per espiare la pena e per essere pronti a ricominciare la vita quando si esce”, secondo Berrino. “Sicuramente i numeri dei carcerati rispetto alle strutture sono eccessivi. E numeri eccessivi in una condizione di difficoltà, come quella della vita in restrizione di libertà, sono un ulteriore aggravamento delle difficoltà. Le azioni, per rendere più sopportabile la vita in carcere, devono guardare al breve e al lungo periodo”.
Per Berrino, “la cosa più veloce che si possa fare, oltre ad aumentare la sicurezza con un numero maggiore di agenti a vigilare di più sulla vita carceraria e sui carcerati, è evitare il soprannumero. Non penso, però, che un buon metodo sia quello della depenalizzazione”.
RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: PERCORSI ALTERNATIVI E NUOVI PENITENZIARI
Nei giorni passati, “il sottosegretario Del Mastro ha proposto di offrire un’alternativa di espiazione della pena ai detenuti tossicodipendenti, a quelli che si vogliono sottoporre a un trattamento di recupero vero, facendogli trascorrere i mesi o gli anni di carcere in una comunità di recupero anziché all’interno del carcere”.
Per quanto riguarda i detenuti di cittadinanza straniera si potrebbe “fare accordi con paesi stranieri per far espiare le pene dei cittadini stranieri nei paesi di provenienza”. Tutto ciò nell’immediato. “Poi si deve lavorare per rafforzare le attività per la preparazione a una vita futura incrementando le possibilità di lavoro”, aggiunge il sen. Berrino. “Chiaramente penitenziari più nuovi aiuterebbero a vivere meglio – conclude il senatore – perché è chiaro che un carcere nuovo, appena costruito è più vivibile di alcuni forti settecenteschi e ottocenteschi adattati a carceri”.