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La sconcertante indifferenza della carta stampata verso “il caso” Bertolaso

Bertolaso

I Graffi di Damato sulla sensibilità mostrata dalla carta stampata verso il “caso” di Guido Bertolaso, risultato positivo al coronavirus nell’esercizio dell’opera svolta fra Lombardia e Marche

In attesa dell’esordio parlamentare, in ritardo, del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sull’emergenza sanitaria, spinto verso le Camere con le buone o le cattive dalle opposizioni e dallo stesso Capo dello Stato, mi permetto di sottolineare un aspetto apparentemente solo minore del desolante spettacolo dato dal giornalismo italiano della carta stampata persino in queste pur drammatiche circostanze.

IL “CASO” BERTOLASO

Per “il caso” di Guido Bertolaso, definito così giustamente nella lontana pagina 11 dando notizia del coronavirus che lo ha infettato nell’esercizio dell’opera svolta fra Lombardia e Marche per potenziare le strutture e attrezzature ospedaliere, il Corriere della Sera non ha trovato neppure un centimetro di spazio in prima pagina.  E neppure La Stampa, Il Secolo XIX, Libero, Il Mattino, Avvenire, Il Tempo, il Gazzettino, il manifesto, Il Riformista del mio carissimo amico Piero Sansonetti, Il Foglio, La Nazione e — temo — tutti gli altri giornali del gruppo Monti Riffeser, nonché La Gazzetta del Mezzogiorno, forse distratta dalla notizia del dissequestro dei beni del suo editore Mario Ciancio Sanfilippo. Che è stato disposto finalmente e fortunatamente dalla Corte d’Appello di Catania dopo una rumorosa e dannosa misura preventiva di mafia

Hanno invece avvertito il bisogno di portare in prima pagina, più o meno in vista, “il caso”— ripeto — di Guido Bertolaso la Repubblica, nel riepilogo dei fatti più significativi dal fronte dell’emergenza, Il Giornale, la Verità, Il Messaggero. Il Quotidiano del Sud e Il Dubbio.

LA SPROPORZIONE FRA LE DUE LISTE

La sproporzione fra le due liste, ricavate dalla rassegna stampa del Senato, dice da sola quanto curiosa sia, a dir poco, la sensibilità della carta stampata in questo nostro Paese, dove c’è poi gente che cade dalle nuvole quando scopre la scomparsa progressiva delle edicole, magari solo quando perde quella sotto casa.

In nessuno dei due elenchi ho potuto mettere Il Fatto Quotidiano perché sarei disonesto, dalla mia postazione generalmente critica o diffidente verso il giornale diretto da Marco Travaglio e fondato da Antonio Padellaro, se mi attaccassi alla mancanza di un titolo o titolino esplicito per metterlo, diciamo così, tra gli indifferenti. Di Bertolaso o del suo caso al Fatto Quotidiano si sono occupati per due volte in prima pagina. Me ha scritto personalmente il direttore nell’editoriale, pur di attacco al solo Vittorio Feltri per il suo esasperato salvinismo, aprendolo con queste testuali parole, ironiche ma una volta tanto rispettose: “La Lombardia era perfettamente in grado di tirar su un ospedalino da 300 posti alla Fiera di Milano senza scomodare Bertolaso dal Sudafrica. Ma ora che Mister Wolf, più che creare posti letto, ne ha occupato uno, gli auguro sinceramente di guarire presto: sulla salute non si scherza”.

Ma nella “Cattiveria” di giornata, che è una rubrichetta di prima pagina dove forse i sentimenti del Fatto diventano davvero irrefrenabili, “il caso” è trattato così: “Guido Bertolaso positivo al Coronavirus. Ora si cerca la massaggiatrice zero”. Che è un modo — ritenuto evidentemente spiritoso da quelle parti — di evocare e riproporre vicende giudiziarie dalle quali l’ex capo della Protezione Civile è tuttavia uscito assolto. Per completezza d’informazione aggiungo che al “positivo”  e “isolato” Bertolaso — isolato nel senso che è a casa, dove continua la sua attività, non in un letto d’ospedale, come ironicamente lo ha rappresentato Travaglio — è dedicato un articolo di cronaca quasi asettica a pagina 4.

 

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