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“Riduzione delle intercettazioni? Sul contrasto alle mafie un impatto devastante”. Parla Morra
Conversazione con l’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra sull’arresto di Matteo Messina Denaro
L’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro ha scoperchiato un vaso di pandora di questioni non risolte della democrazia italiana. Da un lato si è riaccesa la discussione sulla riforma della giustizia e delle intercettazioni. Sul tema è intervenuto, scatenando una ridda di polemiche, il ministro della giustizia Carlo Nordio che, in nella sua relazione sullo stato della giustizia in Italia, ha ribadito che le intercettazioni servono soprattutto per individuare “i movimenti delle persone sospettate di mafia, terrorismo” ma “altra cosa sono quelle giudiziarie che coinvolgono persone che non sono né imputate né indagate”. Da un altro lato si è ripreso a discutere circa i mai del tutto chiariti rapporti tra mafia, politica e massoneria. Sul tema l’ex magistrata Teresa Principato, che è stata procuratrice aggiunta a Palermo e pm antimafia, ha dichiarato che: “le indagini sulle ricerche di Matteo Messina denaro furono totalmente ostacolate”. In un’intervista a La Stampa ha detto senza mezzi termini che: “ogni volta che si alzava il livello, ad esempio sulla massoneria, in molti, non dico che avessero paura ma cominciavano a non crederci più”.
Su tutti questi temi abbiamo sentito l’ex presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra.
L’arresto di Matteo Messina Denaro ha fatto riaccendere il dibattito sul tema delle intercettazioni. Che impatto avrebbe una riforma delle intercettazioni in senso restrittivo sulle indagini anche di mafia?
Qualora le intercettazioni dovessero essere significativamente ridotte l’impatto sull’azione di contrasto alle mafie sarebbe devastante. Le mafie sono diventate realtà soprattutto economico-imprenditoriali e pertanto sono attive nell’ambito di altre fattispecie penali e non soprattutto reati di sangue ma reati contro la Pubblica Amministrazione, reati di corruzione, reati pertanto che possono essere agevolmente individuati e perseguiti attraverso l’attivazione di attività di intercettazione.
Quanto ancora era centrale la sua figura nell’organigramma mafioso?
Secondo diversi specialisti Matteo Messina denaro, anche per le sue condizioni di salute, sarebbe stato gradualmente ridimensionato. Fatto sta che godeva tuttora di una rete di protezione straordinariamente forte, tant’è che è riuscito a passare la sua latitanza a casa e questo innegabilmente rappresentava un fattore di forza.
Secondo lei da chi è stato aiutato nella latitanza?
È stato aiutato dall’incapacità dello Stato di ottenere fiducia, credibilità e consenso da parte di chi viveva in quegli stessi territori. Vivendo da circa un anno, se non di più, a Campobello di Mazara (TP), probabilmente potrebbe essere stato riconosciuto e se non è stata denunciata la sua probabile presenza alle autorità dello Stato è perché evidentemente da quelle parti non si ha grande fiducia nello Stato.
Ci sono state polemiche per l’arresto dopo 30 anni di latitanza. Perché così tanto tempo?
Perché in trent’anni lo Stato si è dimostrato incapace di sconfiggere culturalmente il fenomeno mafioso. D’altronde ricordo che Bernardo Provenzano è stato latitante per più di quarant’anni. E anche in questo caso, evidentemente, ci sono da fare le stesse riflessioni. In Calabria anche ci sono stati latitanti per oltre trent’anni. Il problema è la credibilità dello Stato e in molte parti del nostro territorio, in molte fasce di popolazione, lo Stato non è uno Stato amico.
È plausibile pensare che collaborerà con la giustizia aiutando a fare chiarezza sui collegamenti tra mafia e politica? E fra politica e massoneria?
Già dai primi comportamenti Matteo Messina Denaro ha dimostrato di non avere alcuna volontà di collaborare e di sfidare lo Stato.
Secondo lei è possibile che l’arresto di Messina Denaro sia arrivato nell’ambito di un accordo? Cioè che Messina Denaro abbia scelto di farsi arrestare?
Ci sono tante ipotesi, tanti hanno ricordato le parole di Baiardo da Giletti. Certo è singolare che ci sia un’anticipazione che poi puntualmente, diciamo così in maniera profetica, si sia avverato ciò che è stato profetizzato.