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Le spaccature di carta nella maggioranza

Maggioranza

I Graffi di Damato. L’informazione ha qualche problema di rapporto con la politica e i lettori

Uno legge non il solito Fatto Quotidiano, secondo il quale al governo “stanno impazzendo” per contrasti, confusione e quant’altro, ma la più compassata Repubblica della nuova proprietà torinese con l’annuncio, sempre su tutta la prima pagina, di un Draghi che “chiede lealtà a Salvini”, e pensa a chissà quale crisi scongiurata all’ultimo momento. O ancora a rischio di esplosione, nonostante l’approvazione parlamentare del piano di ripresa, avvenuta peraltro al Senato con l’astensione e neppure il voto contrario della destra di Giorgia Meloni, pur critica nel dibattito.

Insospettito o allarmato, come preferite, il lettore cerca nelle cronache della stessa Repubblica il racconto di questo Draghi nervoso con Salvini, a dir poco, e non trova nulla, proprio nulla, neppure dieci parole virgolettate, o ancora meno, che possano documentare, diciamo così, la notizia sparata nel titolo. Trova solo l’imbarazzo di un Draghi che più volte nella sua replica a Palazzo Madama ha scambiato i senatori per deputati, scusandosene prontamente, non so se più con i senatori o con i deputati. E fra i senatori, particolarmente quelli della maggioranza, il presidente del Consiglio ha avuto la possibilità di sentirsi ringraziare da entrambi i Mattei accomunati in una rappresentazione movimentista – Renzi e Salvini, in ordine rigorosamente alfabetico – per la restituita “autorevolezza” all’Italia. Da Salvini poi – come se non dovesse o potesse bastare la presenza fisica, a stretto contatto di gomito ai loro posti dello stesso Draghi e del ministro leghista dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti – è arrivato anche questo testuale annuncio, per quanto potrà essere risultato sgradito ad altri nella stessa maggioranza: “Non ci muoveremo dal governo”.

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Ma cos’è allora accaduto, magari dietro le quinte, più da retroscena che da scena, per indurre anche quelli del manifesto a titolare su un Salvini che “spacca il governo” pur continuando a tenervi i suoi bravi ministri e sottosegretari e a garantire che non ha nessuna intenzione di ordinare loro di dimettersi? È accaduto solo – pensate un po’ quanto gravemente, inaspettatamente, clamorosamente ed altro ancora – che la maggioranza ha concordato un ordine del giorno che impegna il governo, come aveva già annunciato peraltro il presidente del Consiglio, di riesaminare nell’ormai imminente mese di maggio il problema degli orari del cosiddetto coprifuoco, valutando i dati dell’andamento della pandemia.

In coerenza con questo ordine del giorno, che certamente non esclude di accorciare il coprifuoco, i leghisti e i forzisti si sono astenuti su un ordine del giorno della destra meloniana, contribuendo quindi a farlo bocciare, non approvare, che voleva anticipare, anzi saltare la verifica di maggio e cambiare subito gli orari del tutti a casa. Mi chiedo dove sia lo scandalo, la gravità, lo sconquasso che possa spiegare o giustificare l’allarme di quei titoli su Draghi fuori dalla grazia di Dio, del tutti “impazziti” o in via di impazzimento e della spaccatura irrimediabile, per niente stuccata per cercare di nasconderla.

Se questo è lo stato dell’informazione in Italia, speculare solo ai giochi o alle trame politiche per fare da sponda a questa o a quella parte che si riposiziona continuamente e cerca di smarcare le altre, i giornali sono messi francamente male: peggio della politica e degli attori che cercano di scimmiottare, più che raccontare.

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