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Da Quota 100 al cashback, gli esclusi dal PNRR di Draghi

Quota 100 Pnrr

È stato quando Salvini ha capito che nonostante tutti i suoi sforzi Quota 100 non sarebbe mai entrata nel PNRR che ha iniziato a fare il diavolo a quattro sul coprifuoco, anche per nascondere al proprio elettorato che la riforma vessillo della Lega veniva ammainata

Mario Draghi ha detto “no”. E sulle battaglie vere, non di principio, sa tenere il punto. Nessun euro, della valanga che arriverà da Bruxelles, sarà usato per mandare in pensione prima gli italiani. Il presidente del Consiglio italiano, arrivato ai ferri corti con la numero 1 della Commissione Ue, la tedesca Ursula von der Leyen, che continua a chiedere rassicurazioni sulla bontà del piano italiano e sulla capacità del Paese di spendere realmente quei capitali, visto che i trascorsi di cui non andare fieri non mancano, non vuole che nel Nord Europa, tra i rigoristi, si diffonda la facile polemica che i soldi degli olandesi, dei tedeschi o degli austriaci saranno usati per permettere agli italiani di continuare la propria “dolce vita”. Che, nell’immaginario collettivo, almeno tra chi non ci ama, non è mai finita. E allora niente Quota 100 nel PNRR, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che riformerà il Paese ma non le pensioni.

Quel che più brucia al leader maximo leghista è che Quota 100 non solo è fuori dal PNRR, ma sarà esclusa pure da tutti i fondi satellite che hanno permesso alla dotazione di raggiungere i 250 miliardi di euro (circa 248). Persino da quelli finanziati da Roma e su cui Bruxelles non potrà mettere bocca. Un vero affronto per Matteo Salvini, che aveva predisposto che la misura durasse un biennio ma si aspettava di rivederla finanziata proprio sedendosi al tavolo del governo per arrivare a quello della spartizione dei soldi del Next Generation Eu. La battaglia è stata carsica, senza intermediazioni (sono sempre più distanti le posizioni tra Salvini e i suoi ministri, su tutti Giancarlo Giorgetti), giocata interamente tra via Bellerio e Palazzo Chigi.

È stato quando il leader della Lega ha capito che Quota 100 non sarebbe mai entrata nel PNRR che, via social, ha iniziato a fare il diavolo a quattro sul coprifuoco e, soprattutto, a raccogliere le firme. Duplice il motivo: da un lato inscenare una sfida muscolare per pesare la forza della sua Lega, quella non governista che è ormai minoranza nella maggioranza (Forza Italia se ne tiene ben distante) come pure nel partito stesso che fu di Umberto Bossi, stordito dalle tante, troppe giravolte e trasformazioni imposte dall’ex ministro dell’Interno. Dall’altro distogliere l’attenzione del proprio elettorato mentre la misura vessillo della Lega viene ammainata, con il placet della stessa Lega. C’era Salvini al governo quando è stata varata, c’è Salvini al governo quando è stata cancellata.

Da sinistra a destra: Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini

E se Quota 100 non poteva essere finanziata, allora Salvini ha preteso che anche una misura cara ai 5 Stelle, il cashback voluto da Giuseppe Conte, sparisse dalle tabelle di spesa. Avrebbe avuto bisogno di 4 miliardi, ma da via Bellerio hanno imposto che nessuno provasse a cercarli. E da Palazzo Chigi hanno subito acconsentito: la misura sarebbe stata comunque depennata dallo stesso Draghi, che non l’ha mai gradita e ritenuta utile. Resta invece il reddito di cittadinanza che, piaccia o non piaccia, offre un puntello in piena crisi economica per evitare che altri milioni di italiani scivolino nella povertà totale. Ma sarà revisionato, dicono i leghisti.

Bisogna invece ora decidere come gestire lo scaglione che si verrà a creare tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022 quando l’età pensionabile sarà portata a 67 anni. Mentre per il futuro la Lega propone Quota 41 (si va in pensione al 41esimo anno di contribuzione a qualsiasi età) e in quel caso godrebbe dell’appoggio dei sindacati, che aprirebbe a inediti scenari.

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