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Le ultime tensioni fra Conte e Grillo

Conte Reddito Di Cittadinanza Manovra

I Graffi di Damato. La partita della scissione grillina si allunga tra l’insofferenza dei supercontiani

Rassegniamoci. Andrà avanti per le lunghe questa storia dei grillini in marcia verso la scissione. Che Il Foglio legge come “una guerra di nervi” condividendo forse la previsione di Luciano Canfora, sul Riformista, che non si arriverà a tanto un po’ perché sotto le cinque stelle “non sono scemi” e un po’ perché sono solo “guappi di cartone”, comunque responsabili di un degrado del dibattito politico stando tutti a parlare “del pensiero di un signore che si chiama Grillo”. Attorno ai cui umori o malumori in effetti ha vissuto buona metà della legislatura uscita dalle urne del 2018, fino a quando il presidente della Repubblica non ha mandato a Palazzo Chigi Mario Draghi. Che con la sua larga maggioranza di emergenza riesce a tenere il Paese in sicurezza.

L’ultimissima, diciamo così, dallo spazio pentastellare è la decisione di Vito Crimi, il reggente del MoVimento, di sfilare un po’ la lama del coltello metaforicamente affondata nel ventre di Beppe Grillo rifiutando d’indire la votazione per il comitato direttivo sulla piattaforma Rousseau del riassunto Davide Casaleggio. Ma come tutte le lame che si sfilano parzialmente, anche questa di Crimi può procurare altri danni se la si muove male.

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Saranno lunghi i quindici giorni che occorrono per la votazione che Crimi ha sbloccato non sulla piattaforma Rousseau, pronta in poche ore e indicata perentoriamente da Grillo, ma su quella di SkyVote messa in pista sostanzialmente da Conte durante il mandato di rifondazione del MoVimento.

In quindici giorni, che ci porterebbero ad una settimana da una data fatidica che è il 25 luglio, giorno in cui Mussolini nel 1943 fu messo in minoranza nel Gran Consiglio del Fascismo e avviato alla deposizione e all’arresto; in quindici giorni, dicevo, potrebbe accadere di tutto e di più. Ad occhio e croce, senza farsi distrarre più di tanto dalle cerimonie di ascolto separato di Grillo e di Conte che qualcuno sta cercando di organizzare davanti ai parlamentari divisi fra l’uno e l’altro, non credo che possa reggere tanto quel ponte in cui il vignettista Nico Pillinini ha tradotto sulla Gazzetta del Mezzogiorno la situazione del MoVimento. È Luigi Di Maio steso fra due spuntoni di roccia con le mani minacciate da Conte e i piedi da Grillo e implorante verso l’ex presidente del Consiglio: “Io sto sia Con te che con Grillo”. Proprio da Conte peraltro il ministro degli Esteri è andato ieri per svolgere un tentativo di mediazione dall’esito assai incerto.

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Chi ha fretta che tutto si concluda con la scissione è il supercontiano Travaglio sul Fatto Quotidiano, preoccupato a suo modo che “il terzo” goda troppo, come ha scritto in un editoriale riferendosi a Draghi. Che sarebbe impegnato, con l’aiuto del centrodestra partecipe del governo, in una opera di “demolizione” di tutto ciò che il suo predecessore aveva fatto a Palazzo Chigi e dintorni. Il che presupporrebbe – anche se il segretario del Pd Enrico Letta non vuole sentirselo dire – l’eventuale nuovo partito di Conte tentato più dall’opposizione che dal governo. E Grillo al contrario, si dovrebbe desumere: un Grillo proposto dal Fatto con una scatoletta intatta di tonno sulla testa e – nella “cattiveria” di giornata – con il figlio Ciro, accusato di stupro dalla Procura di Tempio Pausania, messo meglio del MoVimento. Che è l’altra creatura del comico genovese.

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