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Lega Pro lancia l’allarme: club in difficoltà per le partite a porte chiuse

Lega Pro

La Lega Pro richiama l’attenzione del Governo sulle difficoltà dei club che dovranno giocare a porte chiuse per l’emergenza Coronavirus. La decisione è inevitabile, non solo dopo il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma per tutelare la salute pubblica. Però è necessario pensare anche agli effetti negativi

A lanciare l’allarme è la Lega Pro presieduta da Francesco Ghirelli, che in una nota spiega che i 60 Club di 17 regioni italiane, iscritti alla Lega Pro, si sostentano anche grazie agli incassi delle partite.

“Non dimentichiamo che la Serie C – prosegue la nota – prima che scoppiasse l’emergenza coronavirus, è passata alle cronache per aver aumentato le presenze negli stadi. Il girone di andata ha collezionato un totale di 1.536.152 spettatori, contro i 944.858 della stagione passata, con un più 63%.
La sostenibilità economica dei Club è un tema particolarmente delicato, soprattutto in questo periodo di stop forzato. Accanto ai mancati introiti derivanti dalla vendita dei biglietti, si aggiungono gli ingenti costi che le squadre stanno a continuando a sostenere”.

Il dialogo tra Lega Pro e Governo

Lega Pro sta costantemente dialogando con il Governo,  il Presidente Ghirelli ha richiamato nuovamente l’attenzione sulla necessità di supportare i club, prevedendo che nel prossimo decreto economico siano contenute misure a sostegno economico e fiscale delle squadre. Lo ha fatto in particolare nei confronti del Ministro Spatafora, al quale ha chiesto che “i club, che vivono molto con gli incassi dello stadio e che hanno già subito perdite significative in queste settimane e nel prossimo mese ne subiranno ancora di ingenti, possano ricevere il giusto aiuto con i provvedimenti finanziari e fiscali che il governo si appresta a varare”.

Anche prescindendo dall’emergenza, secondo Lega Pro il calcio di serie C meriterebbe una riflessione di sistema per evitare una ulteriore diminuzione del numero delle squadre. Ripensare innanzitutto alle modalità di ripartizione dei diritti televisivi, che allo stato attuale portano ingenti disponibilità a pochi club, per abbracciare un paradigma di redistribuzione più equa delle risorse. Una seconda direzione di sviluppo economico starebbe nella redistribuzione alle squadre di Serie C di una parte dei proventi delle scommesse legali.

I numeri della Serie C

La Serie C è la terza serie italiana solo su carta. Le 60 squadre svolgono una funzione sociale sul territorio molto importante. Giocare a calcio vuol dire anche fare attività di integrazione e di inclusione sociale, significa tenere lontani i giovani dalle cattive compagnie, vuol dire formare le generazioni che verranno. Il calcio della serie C è un calcio semplice, il calcio dei comuni. Perdere questa dimensione sarebbe un danno che non possiamo permetterci. Una volta che ci lasceremo alle spalle il coronavirus, dovremo ricominciare dal basso, da quel reticolo che costituisce il tessuto sociale del Paese.

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