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Legge di bilancio “complicata”: gli scogli della manovra secondo il ministro Giorgetti
Legge di bilancio “complicata” e taglio del cuneo fiscale a rischio. In collegamento con il palco di Rimini il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti avverte i lavoratori italiani
Alla fine dell’estate manca ancora un mese, eppure, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha già iniziato a frenare gli entusiasmi sulla prossima legge di bilancio. La manovra sarà “complicata”, ha detto il titolare dell’economia in collegamento video al Meeting di Rimini, la tradizionale kermesse agostana di Comunione e Liberazione. “Siamo chiamati, poiché facciamo politica, a decidere delle priorità: non si potrà fare tutto, certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, ma dovremo anche usare le risorse a disposizione per promuovere la crescita”, ha aggiunto il ministro.
PATTO DI STABILITÀ: IL PRIMO SCOGLIO DELLA LEGGE DI BILANCIO
Ma quali sono i principali intoppi della prossima manovra, che, com’è noto, è la legge che decide come allocare le risorse dello Stato e quali fondi destinare alle diverse voci del bilancio. Ad aleggiare sulla legge di Bilancio ci sono i vincoli del Patto di Stabilità europei, ovvero gli obiettivi di rapporto debito/Pil e deficit/Pil cui gli stati membri devono adeguarsi. Il Patto di Stabilità è entrato in vigore tra il 1998 e il 1999, insieme all’introduzione dell’euro, con l’obiettivo di rendere sempre più simili i bilanci di quelle economie che si stavano unendo nella condivisione di un’unica moneta. Nel Patto vennero inclusi i limiti del 3% al rapporto deficit/Pil e del 60% di quello debito/Pil. “Noi non facciamo un problema di debito o mancata riduzione del debito, ma vogliamo che gli investimenti siano trattati in modo privilegiato e meglio rispetto alle spese correnti – ha detto il ministro dell’economia Giorgetti dal palco di Rimini -. Non possiamo, in un momento in cui siamo ancora in una situazione eccezionale, tornare a delle regole che ignorano la necessità di accompagnare e aiutare famiglie e imprese nella trasformazione che stiamo vivendo”.
LA LEGGE DI BILANCIO ALLA PROVA DEL NUOVO PATTO DI STABILITÀ
Il titolare del MEF si riferisce alla riforma del Patto di Stabilità che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo gennaio. L’obiettivo della riforma, resa necessaria dopo i colpi inferti di bilanci pubblici dalla pandemia da Covid19, è garantire che il debito si riduca in maniera “plausibile e continua” per almeno 10 anni. Vengono abbandonati i concetti di obiettivo di medio termine, deficit strutturale e Pil potenziale, si adotta l’unica variabile della spesa primaria netta, e sono stabiliti obiettivi flessibili a medio termine, su un orizzonte fissato in quattro anni, che permettono agli stati membri di giusto margine di manovra per correggere i propri squilibri. “Spero che in Europa quando decideremo a settembre sulle nuove regole se ne tenga conto”, ha aggiunto Giorgetti.
DENATALITÀ: IL SECONDO SCOGLIO DEI CONTI PUBBLICI ITALIANI
Il secondo scoglio riguarda “il problema” di questa generazione politica: la denatalità. “Il tema della denatalità è fondamentale – ha spiegato Giorgetti -: non c’è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo Paese”. La denatalità da cui il nostro paese è affetto da almeno 20 anni, ha impatti sul bilancio attuale e ne limita gli investimenti futuri.
UN TAGLIO MODERATO DEL CUNEO FISCALE
In ogni caso il governo cercherà di trovare le risorse per quella che è una priorità dell’esecutivo Meloni: il taglio del cuneo fiscale. Obiettivo del Governo è rendere strutturale il taglio che, prima con la legge di Bilancio e poi con il decreto Lavoro, è arrivato progressivamente al 6/7% per i redditi fino a 35mila euro. Un taglio che, come ha ricordato il sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Claudio Durigon al Corriere della Sera, “si traduce in un aumento del netto fino a 100 euro al mese”. La prossima Manovra dovrebbe valere tra i 25 e i 30 miliardi. Il solo taglio del cuneo vale non meno di 15 miliardi lordi. La soluzione potrebbe trovarsi in un ridimensionamento del taglio del cuneo fiscale che preveda uno sconto del 5% per i redditi fino a 35mila euro: nella pratica questo si tradurrebbe per i lavoratori nella perdita di circa un terzo dell’attuale beneficio. In questo caso le risorse da recuperare sarebbero circa 8 miliardi di euro.