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L’Italia ha sbagliato sulla pandemia?

Prevenzione

L’inchiesta sulla gestione della prima fase del Covid 19 rimette al centro un tema chiave della sanità: la prevenzione. Il libro bianco di Startmag

Se da una parte il tempo trascorso dall’inizio di questa pandemia, marzo 2020, ci ha dato la possibilità di comprendere quale siano le conseguenze della malattia, dall’altra ci ha insegnato (o ci sta insegnando) a convivere con il Covid-19. Nonostante in queste 13 settimane l’attenzione mediatica sull’infezione da Coronavirus sia calata, infatti, la pan- demia non è finita, come dimostra la risalita dei contagi. Senza dubbio, complice anche la campagna vaccinale, i sintomi sono più lievi rispetto al passato, con gli ospedalizzati ed i ricoveri in terapia intensiva in diminuzione.

Il Governo Draghi ha dichiarato la fine dello stato di emergenza il 31 marzo 2022, allen- tando gradualmente le misure restrittive, attraverso una road map tracciata dai decre- ti, e cercando una nuova normalità e socialità. Decadono il Comitato tecnico scientifico e la struttura del Commissario straordinario Francesco Figliuolo: al loro posto nasce una unità operativa ad hoc (fino al 31 dicembre) per accompagnare il periodo transitorio ecompletare la campagna vaccinale.

Se è vero che i contagi ci sono, è vero anche che la nuova normalità è convivere con la malattia: il sistema dei colori è stato definitivamente abrogato, ma il monitoraggio proseguirà. L’attenzione è rivolta in particolare ai più fragili, per cui è raccomandata la quarta dose di vaccino. La dose di richiamo è raccomandata alle persone dai 12 anni compiuti in su che hanno una marcata compromissione della risposta immunitaria (a causa di malattie, trattamenti farmacologici e trapianti di organo solido) e che abbiano già completato il ciclo vaccinale primario con 3 dosi (di cui la terza addizionale). Va som- ministrata con un vaccino a mRNA (Pfizer o Moderna) dopo almeno 120 giorni (4 mesi) dalla dose addizionale. E ancora. Proprio in difesa dei più fragili, resta in vigore l’obbligo vaccinale fino a fine anno per il personale sanitario e Rsa

– Leggi anche: Tutte le accuse al Governo Conte II

La pandemia prima e la campagna vaccinale poi ci hanno ricordato l’importanza della prevenzione, che mira a prevenire l’insorgenza di condizioni patologiche, nonché ad una diagnosi dei disturbi prima dell’insorgenza di sintomi o complicanze, quando le probabilità di recupero sono massime. La prevenzione migliora le condizioni di salute generale e può prevenire malattie come il diabete di tipo 2, alcuni tipi di tumori e di demenze. “Quasi l’80% dei casi di malattie cardiache e gli ictus possono essere evitabili se le persone sono disposte a modifica- re il proprio stile di vita. In una moderna concezione di salute la sua promozione e la prevenzione devono essere incentrate su azioni congiunte di vari settori della società,principalmente sui fattori di rischio comportamentali modificabili e sui determinanti di salute sociali, economici e ambientali, senza dimenticare l’importanza della diagnosi precoce, il ruolo cruciale delle vaccinazioni e il contrasto alle disuguaglianze”, scrive l’Istituto Superiore di Sanità.

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