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Il lockdown dell’Italia visto dai giornali (di carta)

Conte Lockdown Italia

Prima Fontana per la Lombardia, poi Conte per l’intera Italia: siamo in lockdown, tutto chiude (tranne alimentari e servizi essenziali). Ecco le reazioni dei quotidiani di carta

Chissà perché il pur irreverente o impietoso Francesco Tullio Altan, il fumettista di Repubblica che riesce a far sorridere i lettori anche nelle condizioni più drammatiche, non se l’è sentita di mettere il volto di Giuseppe Conte sotto il cappello e sopra la divisa del comandante che sintetizza nello “Statevene a casa, cazzo!” la sostanziale serrata disposta dal governo in quella che il giornale fondato da Eugenio Scalfari ha definito su tutta la prima pagina l’Italia sbarrata.

Eppure Scalfari in persona nel suo solito editoriale della domenica ha tenuto ad apprezzare ancora una volta “il senso dello Stato” che sta dimostrando in questa emergenza virale il presidente del Consiglio, “confortato -ha aggiunto- dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella”. Che in effetti, profittando della fortunata impossibilità del coronavirus di diffondersi anche per quello che una volta chiamavamo il filo del telefono, ha reso quasi bollenti i suoi apparecchi, fissi e mobili, sia per pungolare Conte sia per frenare, al contrario, le cattive tentazioni delle opposizioni di centrodestra, ma anche di qualche settore della maggioranza giallorossa. Sono quelle di profittare delle difficoltà eccezionali di questi drammatici giorni, mentre salgono i grafici dei “positivi” e dei morti, per contrastare il crescente spazio politico e consenso del presidente del Consiglio.

Hanno creato un assai curioso caso politico le “porte in faccia al virus”, come ha titolato Avvenire, comprese  quelle delle fabbriche non strategiche e degli uffici pubblici, sbattute dal governo alla fine di una giornata di drammatiche consultazioni e riflessioni, allo  scopo purtroppo necessario di limitare al massimo i movimenti delle persone aggredibili dal mostriciattolo “cinese”, come tiene sempre a precisare il presidente americano Donald Trump con spirito non tanto anagrafico quanto accusatorio.

A farne una questione politica da rissa, o quasi, è stato il solito Fatto Quotidiano. Che, come Trump ai cinesi, non riesce in Italia a perdonare, con un titolo sparato su tutta la prima pagina, alla Lombardia governata dall’odiato governatore dell’ancor più odiata Lega di Matteo  Salvini, il “mascherato” Attilio Fontana, di essere “fuori controllo” per malati e morti. E di avere preteso, riuscendovi, che il governo si assumesse compiti spettanti a quella regione, anche a costo di coinvolgere evidentemente incolpevoli cittadini e zone d’Italia cui -sembra di capire- potevano essere risparmiati tanti sacrifici.

Una volta posto il problema in questi stranissimi termini, peraltro contraddetti dai tanti amministratori meridionali dichiaratamente in linea con le preoccupazioni e le spinte del governatore lombardo, piuttosto che dare a Conte del debole o dello sprovveduto, visto che da tempo lo difende a prescindere, il direttore del Fatto Quotidiano ha praticamente dato del prepotente e irresponsabile al “mascherato” -ripeto- Attilio Fontana. Che resterà inchiodato per tutta la vita alla derisione guadagnatasi quando sbagliò a infilarsi una mascherina in diretta digitale. Ma più ancora di quella mascherina infilata male, e delle condizioni di “fuori controllo” in cui Fontana avrebbe messo la sua regione alle prese col coronavirus, Travaglio nel finale di un editoriale a dir poco velenoso gli ha attribuito e contestato -parafrasando addirittura il povero, incolpevole Leo Longanesi, che non avrebbe mai potuto immaginare sino a quanto si sarebbe potuto abusare delle sue parole e battute- questo motto: “Meglio assumere un Bertolaso che una responsabilità”.  Ogni ulteriore commento è davvero superfluo.

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO. 

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