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Tutto il vittimismo di Lucia Annunziata

Annunziata Lucia

Nella corsa alla protesta o, peggio, al vittimismo chi si è distinto per astuzia, conquistando la maggior parte dei titoli sui giornali, è stata  la giornalista Lucia Annunziata

In un Paese sommerso in tanta parte dall’acqua e dal fango, con morti forse del tutto accertati ma con danni ancora parzialmente calcolabili, c’è abbastanza da piangere -e anche da indignarsi di tutto ciò che si poteva fare e non si è invece fatto sul piano della prevenzione- per risparmiarsi lacrime e parole di comprensione e solidarietà agli attori dell’ultima sceneggiata politica. Che Repubblica ha definito “TeleMeloni” e il manifesto“l’abbuffata”: quella che sarebbe stata appena compiuta dalla presidente del Consiglio, alleati e complici, chiamiamoli così riferendosi alle opposizioni riuscite ad occupare anch’esse poltrone, sedie e sgabelli, ma non per questo accontentatesi e perciò insorte anch’esse, ciascuna a suo modo, contro la rinnovata lottizzazione.

LE DIMISSIONI E IL VITTIMISMO DI ANNUNZIATA

         Nella corsa alla protesta o, peggio, al vittimismo chi si è distinto per astuzia, conquistando la maggior parte dei titoli sui giornali, è stata  la giornalista Lucia Annunziata. Della quale ho francamente perso il conto di quanta parte dei suoi quasi 73 anni abbia trascorso alla Rai con gli incarichi più diversi, compreso quello di presidente dell’azienda. Anni però che lei ora sostiene di avere vissuto da “prigioniera politica”, per quanto molto ben retribuita, suppongo. E di cui si sarebbe stancata solo adesso che il turno lottizzatorio è toccato alla destra meloniana, e non più al centrosinistra, e simili, o al centrodestra di epoca  berlusconiana.

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        Da tempo editorialista della Stampa, la collega ha avvertito la delicatezza -bisogna ammettere anche questo- di non mettersi a scrivere della propria vicenda televisiva sullo storico e autorevole giornale di Torino, che di suo le ha dedicato tuttavia un grosso titolo riconoscendole il merito di essersene andata dalla Rai “sbattendo la porta”. Ci ha pensato la consorella Repubblica, dello stesso gruppo editoriale, a rappresentare il dramma di Lucia facendo raccontare già in prima pagina da Giovanna Vitale, con tanto di virgolette nel titolo, che l’interessata “ci pensava da tempo” a smettere di “fare il prigioniero politico”, sia pure da alcuni anni  solo per “mezz’ora in più” ogni domenica su Rai 3. Che Libero perfidamente ha tradotto, ora che vi ha irrevocabilmente rinunciato,, in “mezz’ora in meno”.

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         L’Annunziata insomma non ha voluto neppure provare, per quanto appena assicurata dalla rinnovata dirigenza dell’azienda di potere disporre del suo spazio, a resistere alle pressioni e interferenze da lei previste ad opera del nuovo corso politico, e già subìte nei numerosi anni precedenti. Più che una tragedia mi sembra francamente, ripeto, una sceneggiata. Che auguro alla collega non si concluda alla maniera ipotizzata da un giornale come Il Foglio, che pure la stima tanto da essersi avvalso in passato -se non ricordo male- della sua collaborazione. “Un seggio col Pd?”, si è chiesto Il Foglio pensando al Parlamento europeo da eleggere fra un anno. D’altronde è una strada già percorsa da altre firme più o meno grandi della tv pubblica.

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