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M5s si rifonda?
I Graffi di Damato. Un “contratto” di quasi 30 anni offerto da Beppe Grillo a Giuseppe Conte
Giuseppe Conte ha dunque detto sì a Beppe Grillo e agli altri big veri o presunti delle 5 Stelle, assente comunque Davide Casaleggio. Che gli hanno offerto davanti ai resti dei Fori imperiali di Roma – altro che la spiaggia di Bibbona originariamente prevista – il compito di rifondare e guidare il movimento, o ciò che ne resta dopo due anni e mezzo di governo condotto – non dimentichiamolo – dallo stesso Conte. Che, ciò nonostante, è diventato o è avvertito da quelle parti come “l’indispensabile”, senza la maiuscola riservata alle qualifiche di “Garante”, “Elevato” e altro ancora di Grillo: parola dell’insospettabile Fatto Quotidiano a conclusione della cronaca della giornata particolare di Conte. Sulle cui riserve, nell’accettazione dell’offerta, il giornale di Marco Travaglio ha sorvolato nei titoli, pur informando correttamente che l’ex presidente del Consiglio si è preso “alcune settimane” per redigere un “piano rifondativo” con un collegio di avvocati. Egli ha anche assicurato che si rimarrà “amici come prima” in caso di rinuncia.
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Del nuovo o rifondato movimento potrebbero cambiare anche il simbolo e il nome. Non cambierà invece il nocciolo del programma, condiviso davanti – ripeto – ai Fori imperiali, a costo di ridurre a ruderi anche la nuova formazione, visti i risultati raggiunti dopo la vittoria elettorale del 2018: la mobilitazione “contro la corruzione, le disuguaglianze, le rendite di posizione, i privilegi”, con ampia facoltà naturalmente di definire così tutto ciò che non piace, per quanto legittimo, e di scambiare quindi anche lucciole per lanterne.
Vasto programma, avrebbe detto la buonanima del già tante volte citato Charles De Gaulle. Un bel “Big Bang”, ha scritto Ezio Mauro su Repubblica. Un programma adatto all’“uomo della Coincidenza”, ha scritto l’Huffpost pensando forse anche alla Provvidenza, che fa rima del resto. Conte, d’altronde, ha eccellenti relazioni con l’altra sponda del Tevere, dove già in passato sono stati intravisti uomini della Provvidenza, appunto, sulla strada dell’Italia. E pazienza se al Tempo, dirimpettaio di Palazzo Chigi, dove il nostro ha lavorato per quasi metà di questa legislatura, già immaginano un Conte deluso, affaticato, forse anche sconfitto con questo commento tutto in romanesco: “Era quasi più facile gestì ‘na pandemia”.
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Per aiutarsi nell’impresa obiettivamente difficile di rendere terrestri quelli che una volta si compiacevano di sentirsi “marziani” – come ricordano alcuni vignettisti ai quali Grillo ha regalato anche la sorpresa di arrivare con un casco d’astronauta all’appuntamento romano di ieri – Conte sembra che abbia il proposito di un grande gesto pacificatore: una specie di amnistia per gli espulsi o gli espellendi, che sono tanti. Cui d’altronde dovrebbe essere facile già in sé aderire ad un nuovo movimento, quale vorrebbe essere quello rifondato, seppure con lo stesso programma orgogliosamente populista. “Accogliente e intransigente”, sono gli aggettivi assegnati alla nuova creatura, secondo Il Fatto Quotidiano, da Conte. Cui sulla Stampa Francesca Schianchi ha attribuito una specie di contratto politico con Grillo “da qui al 2050”, quando l’“avvocato del popolo” – ricordate? – di anni ne avrà compiuti 85, e Grillo addirittura 101. Auguri a entrambi, naturalmente. E anche all’Italia, pur messa a così dura prova.